5. Sono viva.

73.1K 3.3K 1.3K
                                    

In paradiso hanno preparato per me delle lenzuola di seta pregiata che profumano di latte di mandorla.
Inspiro il profumo e sfioro con le mie dita le lenzuola, beandomi della freschezza emanata dal tessuto.
Non è poi così male starsene all'Aldilà.

«Bentornata nel mondo dei vivi», una profonda voce maschile mi fa sussultare e sgrano gli occhi, avvertendo immediatamente una fitta di dolore che mi costringe a chiuderne uno.
Mi giro di scatto e spalanco la bocca nel trovare Tyler Morrison seduto su una poltrona, accanto al letto.
Oh, merda.
Sono viva.

Il moro inarca un sopracciglio e punta i suoi occhi neri sul mio viso, studiando ogni dettaglio della mia espressione sconvolta.
Arriccia le labbra rosse e poggia i gomiti sulle sue gambe, quindi inarca un po' il busto in avanti, sporgendosi verso di me, «Stai bene?».
Schiudo le labbra per dire qualcosa, ma la mia gola brucia e sono costretta a schiarirmi la voce, «No», è tutto quello che riesco a dire.

Storce un po' il naso e si alza, guardandomi dall'alto. Le sue gambe lunghe sono fasciate da un pantalone nero e la sua camicia bianca è del tutto sgualcita.
E solo adesso, come un flash, passano veloci nella mia testa le immagini di lui che cerca di farmi sputare un'oliva.
Mio Dio, sotterratemi.

«Ho chiamato un medico», annuncia, «Sarà qui a momenti»
«Chiama un sacerdote», ribatto io, cercando di ignorare la mia gola che brucia e il dolore all'occhio, «Sto per morire, lo sento».
Per una frazione di secondo le sue labbra si inarcano, formando qualcosa che somiglia ad un sorrisetto, ma immediatamente la sua espressione torna seria e priva di emozioni.

«Aspetta qui», dice solo questo prima di lasciare la stanza a grandi passi.
Io mi muovo nervosamente sul materasso e deglutisco, mettendomi seduta.
Poggio la schiena contro la testiera del letto e sospiro.
Amanda Johnson, sei una sfigata.
La regina delle sfigate.

Tyler torna con un una bistecca congelata e l'avvolge con uno strofinaccio mentre si avvicina a me.
Poggia un ginocchio sul letto e il materasso si abbassa sotto il peso del suo corpo.
Allunga il braccio verso il mio viso e deglutisco rumorosamente nel momento in cui poggia delicatamente la bistecca sul mio occhio.
Le sue dita affusolate sfiorano la mia faccia e per qualche strano motivo io mi sento andare a fuoco.

«Ti fa male?», mi lancia una veloce occhiata e annuisco, incapace di proferire parola.
È che la sua bellezza a così poca distanza mi spiazza.
Da vicino è ancora più bello.
Osservo attentamente ogni dettaglio del suo volto: il sottile strato di barba scura, il naso dritto, le labbra rosse, gli occhi grandi e le ciglia lunghe.
Lo trovo incantevole.
Peccato sia anche un emerito stronzo.

Il silenzio mi fa sentire maledettamente a disagio e decido di dire qualcosa per alleggerire la tensione.
«Come sono arrivata qui?».
Tyler passa la lingua sulle sue labbra prima di rispondere, «Sei svenuta dopo aver sputato un'oliva», spiega, «Ho chiamato un medico e ti ho portata qui. Stavi rovinando la festa».
Eccolo qui, lo stronzo.
Lo odio.
Mamma mia.

«Scusa se la festeggiata ha tentato di uccidermi», allontano la sua mano e afferro la bistecca, premendola sul mio occhio da sola.
Ci penso io.
Deficiente.
«La situazione si sarebbe risolta con un po' di ghiaccio sull'occhio se solo tu non stessi mangiando durante il turno di lavoro», si alza e infila le mani dentro le tasche dei suoi pantaloni.

Apro la bocca e la richiudo più volte.
Vorrei ricoprirlo di insulti, ma il buon senso mi suggerisce di stare zitta.
È il tuo capo, Amanda.
Ricordalo.
Pensa al College.
Ti servono i soldi, hai capito?

FAMMI UN COCKTAIL. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora