Prologo e primo capitolo: Daniel

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Prologo

Sono sdraiata in un letto sconosciuto di una camera mai vista.
Un uomo molto affascinante, dai folti capelli bianchi come la neve e dalla pelle raggrinzita per l'età, sta leggendo per me un libro che racconta la storia di due giovani innamorati.
Insieme superano il tempo e la distanza, con determinazione lottano per non perdersi, volendo fare dei loro due futuri un unico destino.

Sono confusa, i pensieri e i ricordi sono disordinati nella mia mente, mi sento molto debole e decisamente priva di forze, le uniche cose a darmi sollievo in questo pomeriggio piovoso sono la sua voce e le vicissitudini di questi due ragazzi.

Lo sconosciuto versa lacrime mute ad ogni nuovo capitolo, sembra molto coinvolto.

Ad un tratto appoggia la sua mano alla mia, io non la ritraggo e lo lascio stranamente fare, percepisco una certa familiarità in questo gesto e il suo calore mi infonde pace e serenità.

"Ti prego, ti scongiuro scava nella memoria, non dimenticare"

Guardandomi con le ciglia zuppe e gli occhi arrossati, mi supplica di rammentare qualcosa che non capisco, non so nemmeno come faccia a conoscermi, cosa dovrei ricordare o meglio cosa o chi non dovrei obliare secondo lui?

Mi concentro, mi sforzo di mettere in ordine la mia mente a soqquadro, metto a fuoco il suo viso, ma non ce la faccio, é troppo faticoso.

Gli stringo la mano ancora adagiata sulla mia, vorrei fargli capire senza le parole che non riesco a pronunciare, che mi dispiace, non so chi sia, ma osservare la sua disperazione è doloroso, inspiegabilmente fa male nell' intimo, nel profondo.

Lui, con lo sforzo evidente di un uomo anziano, si alza dalla poltrona accanto al letto e mi porge un dolce bacio sulle mie gelide labbra.
La nebbia nella mia testa si dirada e il mio cuore finalmente identifica l'estraneo da cui venne rapito tanto tempo fa.

         Primo capitolo - Daniel

Mi sono svegliato con calma, come non faccio da tempo, ho giocato un po' con mio figlio nel letto della mia stanza e ho preparato la colazione.
Bello ogni tanto avere il tempo per questi momenti.

Sento scattare la serratura della porta, ma non mi giro per controllare, sarà la mia compagna di ritorno dalle sue commissioni.

"Ciao amore" saluta di buonumore Alex.
Dal riflesso del vetro della credenza, mi accorgo che in mano tiene sapientemente un'infinità di sacchetti e sacchettini; la sua organizzazione al riguardo è a dir poco notevole quando si tratta di acquisti.

"Ehi, buongiorno signorina" ricambio io.

Non mi volto e rimango con lo sguardo sulla mia tazza di caffè, ancora assonnato, mentre continuo ad imboccare il piccolo con movimenti meccanici.

"Vi ho lasciato dormire, eravate troppo dolci nel letto, sdraiati entrambi con le gambe e le braccia divaricate, guarda vi ho anche immortalati" approccia allora lei.

Mi passa il suo telefono dopo aver appoggiato la spesa sul tavolo.

Osservo la foto e non posso che sorridere.
Confermo quello che tutti dicono dal giorno della sua nascita: Mat assomiglia molto più ad Alex che a me. È un morettone dai boccoli folti e due grandi occhi castani, proprio come quelli di Alex, ma in questa immagine sembra la mia esatta riproduzione.
È la mia vita quel meraviglioso ometto.

"È bellissima!"

"Dopo te la mando tesoro, visto che ti piace tanto " esclama Alex entusiasta.

Questa volta mi giro verso di lei e mi ritrovo a guardarla veramente solo ora da quando è tornata.

"Ok, grazie!" È l'unica risposta che riesco a darle.

Non so neanche io il motivo, ma il sorriso comparso guardando la foto, svanisce incrociando il suo sguardo e ovviamente lei lo nota.

"Ultimamente sei diverso Daniel, vuoi dirmi cosa succede?"

"Sono solo stanco Alex"

Taglio corto dicendole comunque una mezza verità.
Mi fissa per un attimo e torna a sistemare la spesa accettando la mia misera spiegazione a malincuore.
Noto un velo di preoccupazione calarle sul volto, ma non insiste comunque e non fa altre domande.

Strano, penso, forse per non rovinare l'inizio delle mie ferie e, soprattutto, per non farmene pentire, ha deciso di non dare peso alla cosa, evitando un'ennesima discussione.

Oggi, infatti, è il primo giorno di riposo dopo mesi di lavoro no stop.
A quanto pare con la primavera anche i criminali escono dal letargo e per noi le ore di lavoro raddoppiano.

"Daniel prenditi qualche giorno di ferie" mi ha quasi ordinato ieri il mio capo.

Per un attimo mi è sembrata un'idea assurda, visto il caos delle ultime settimane, ma poi, riflettondoci qualche istante, ho accettato di buon grado la sua " proposta ".

"Effettivamente sono molto stanco e  non trascorro un po' di tempo con mio figlio da molto ormai e ne sento la mancanza" ho ammesso infine.

Mat é felicissimo di avermi tutto per sé, tanto da mostrarmi un elenco dettagliato delle cose che vuole fare con me in questi giorni.
Ieri ha passato la serata così, dando sfogo alla sua fantasia e dettando la lista dei desideri a sua madre.
Certo alcuni sono decisamente improbabili, tipo cavalcare un drago, come la principessa del suo libro preferito, ma altri sarò ben felice di esaudirli.

Cinque anni di pura energia ed entusiasmo, solo lui può vincere su il desiderio di passare una giornata a poltrire sul divano davanti alla tv.

"Ma se andassimo al centro commerciale?"
Sento improvvisamente dalla cucina.

La furbetta della mia fidanzata sa molto bene che, come lei, Mat adora girare per negozi e che in lui può trovare un suo alleato, ma sa anche quanto io lo detesti... e anche quanto sono miseri i miei tentativi di resistere agli occhi di mio figlio.

"Sìììì!"
Il piccolo dallo sguardo adulatore esplode in urlo troppo entusiasta perché io possa rifiutarmi, così mi ritrovo già incastrato e costretto ad accettare il programma che mi è stato meschinamente imposto.

La sagace artefice della cospirazione sbuca da dietro un'anta di legno del pensile bianco appeso al muro della nostra cucina stile shabby e mi sorride beffarda, soddisfatta dell'indiscusso successo del suo piano diabolico.
Strizzo gli occhi nella sua direzione abbozzando una smorfia di sfida, ma non resisto a lungo e finisco per sorriderle dolcemente, arrendendomi definitivamemte davanti alle feste del mio Mat.

"Vado a vestirmi" annuncio sconfitto.

Mentre mi sistemo davanti lo specchio della cambina armadio, ripenso all'episodio di poco fa. Ultimamente mi sento veramente diverso nei confronti di Alex e lei ovviamente lo percepisce, ma come potrei spiegarle senza ferirla.

Non c'è un motivo particolare, o meglio, lei non è la causa dei miei sbalzi d' umore, Alex è sempre meravigliosa ed io non potrei chiedere di più, ma nonostante questa sia una certezza, dentro di me, percepisco un vuoto, la sensazione che mi manchi qualcosa.

C'è decisamente un problema e questo problema ha un nome: Valentine.

Amo la mia compagna, eppure da quando ho ricevuto quel messaggio mi sono come allontanato.

"Quel maledetto messaggio" sibilo a denti stretti.

Mi soffermo a riflettere, senza venirne a capo. Mi domando perchè sto reagendo così, in fondo non è il primo contatto da parte sua in questi anni, ma non mi è mai successo che mi scombussolasse in questo modo.

"Papà, vieni?" Sento la voce di mio figlio richiamare la mia presenza nella sua stanza, così mi do un paio di schiaffi ben piazzati sulle guance e cerco di allontanare velocemente questi pensieri deliranti.

"Non diciamo cavolate, Alex mi ama da morire ed io amo lei. È la madre del mio Mat, non potrei mai darle un tale dispiacere e Valentine è acqua passata".
Pronuncio queste parole ad alta voce mentre esco dalla stanza, come se potessero definitivamente zittire la mia testa.

"Dai sbrigatevi, il maledettissimo centro commerciale ci aspetta" urlo bussando forse troppo energicamente alla porta tappezzata di super eroi della cameretta.

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