Daniel

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Torniamo a casa ed io ho rimango in silenzio per tutto il viaggio.
Sono troppo concentrato sul ricordo del suo viso, la sensazione appagante che il mio cuore ha provato parlandole dopo così tanto tempo, per poter dare vita ad una conversazione che richieda la mia attenzione.

Non so come abbia interpretato Alex il mio strano silenzio, ma devo essere pronto a dare qualche spiegazione plausibile. Già so che, appena metteremo a letto Mat, vorrà dei chiarimenti rispetto al mio ennesimo cambio di umore ed io non so proprio cosa potrei dirle.

Sono ancora le ventidue e anche se domani la sveglia suonerà presto, non ho sonno. Devo sfogarmi con qualcuno e quel qualcuno può essere solo Steph, il mio migliore amico di sempre.
Decido di andare a trovarlo e avviso una poco entusiasta Alex, la quale, presumo, avesse già in programma un'eventuale chiacchierata risolutrice.

"Ok, ma non fare troppo tardi vorrei parlarti" Si limita a raccomandarmi.

"Tranquilla " la rassicuro dandole un veloce bacio sulla fronte.

In questo momento fatico anche solo a guardarla negli occhi.
Mi sento in colpa come se la stessi tradendo e forse, anzi sicuramente, è così, ma quell' amore che credevo sepolto sta lentamente riaffiorando e la montagna di orgoglio che avevo eretto per contenerlo, ormai, ha iniziato a franare inarrestabile.

In pochi minuti arrivo da Steph, non lo vedo da settimane e ancora non sa nulla di Valentine.

"Ciao amico" mi saluta accogliendomi.

"Ehi Steph come stai?"

"Non c'è male, ma vieni entra, stavo guardando la finale di campionato".

Ci stappiamo una birra e ci sediamo insieme sul divano per seguire le ultime azioni della partita, fino a quando l'arbitro fischia la fine ed io spengo la tv attirando la sua perplessa attenzione.

"Steph, ho visto, anzi ho visto, parlato e messaggiato con Valentine" confido di getto.

"Valentine? Quella Valentine? Che stai farneticando?"

"Sì, esattamente quella Valentine, l'ho incontrata anche stasera mentre ero al ristorante con Alex e Mat"

"Ehi frena un attimo, vado a prendere altre birre, direi che la situazione le richiede"

Torna con la sua scorta di alcol lanciandomi uno sguardo preoccupato.

"Daniel non fare cazzate ti prego, a parte la questione famiglia ti ricordo che hai sofferto le pene dell'inferno con e per LEI"

"Lo so, ma è stato più forte di me, non so cosa mi stia prendendo, sto provando sensazioni che credevo dimenticate e quando l'ho vista sbucare anche dall' ingresso del locale, non ho resistito e ho improvvisato una scusa per salutarla"
Ammetto sinceramente.

"Perchè anche? Era già successo?"

Gli racconto del centro commerciale e di come me ne sono vigliaccamente andato senza rivolgerle nemmeno una parola.

"Sono solo coincidenze Daniel, ribadisco il consiglio di non fare cazzate. Per favore non farti trascinare, sai che lei non porta mai a nulla di buono"

"Non preoccuparti Steph non voglio e non intendo combinare niente, non sono qui per questo. Avevo solo necessità di dirlo a qualcuno che mi conoscesse, senza essere giudicato. Mi sento come se stessi tradendo Alex, ma credimi, non riesco a toglierlmela dalla testa"

"Lo sto notando purtroppo, sembra di parlare con il te stesso di dieci anni fa, ma devi essere forte questa volta, non hai più vent'anni e nessuna responsabilità, ora hai molto da perdere. Ostinati e trova un modo di soffocare sul nascere questi sentimenti"

Cerca infondermi coraggio strigendomi un braccio intorno alle spalle

"Amico, non rovinare tutto, hai una bellissima famiglia e non sai cosa darei io per avere questa fortuna"

"Lo troverò, troverò il modo Steph. Per forza, non posso perderli, morirei lontano da Mat"

Rimaniamo in silenzio a rimurginare per qualche secondo, non c'è molto altro da aggiungere.

"Ultima birra?" Mi chiede all'improvviso facendomi sobbalzare.

"Dai, ok" gli rispondo io ridendo
"Poi, però, devo proprio andare o la ricciolona che mi aspetta indispettita penserà davvero che ho un' amante".

......................................

Arrivo davanti al portone di casa più leggero e più sicuro di riuscire a ristabilire ordine nella mia vita, quello in cui mi crogiolavo prima del ciclone Valentine.

"Amore sono qui " annuncio entrando dalla porta.

"Ehi, ciao mi ero appisolata" mi saluta glaciale Alex.

È arrabbiata, dovevo immaginarlo che avremmo superato i limiti di sicurezza con il mio ritardo e adesso mi tocca rimediare.

"Che ne dici se ci appisoliamo insieme abbracciati in camera da letto?" le propongo sperando di riuscire a sfondare il muro di mattoni eretto dalla sua rabbia.

"Preferisco rimanere qui"

Non si volta nemmeno dalla mia parte e rassegnato decido di non insistere.

È comprensibile che sia furiosa, ma non ho la forza ora di discutere con lei, anche se ha pienamente ragione, anche se non trovo niente a mia discolpa e anche se sono consapevole di essere un coglione egoista.

"Ok, come preferisci, buonanotte "

"Buonanotte "

"Alex solo una cosa..."

"Si?"

"Ti domando sinceramente scusa"

Questo almeno glielo devo, le avevo promesso che sarei tornato presto e che avremmo potuto parlare, ma l'ho delusa di nuovo.
Mentre raggiungo la camera da letto, lascio ad Alex il fardello di queste poche parole.
Una manciata di sillabe che dicono tutto e niente, che si riferiscono a tutto e a niente e che vorrebbero confessare tutto... e niente.

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