Daniel

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Finisco di sistemare sul carrello le borse e tutto il necessario che ad ogni uscita ci portiamo dietro per il piccolo.
-Meglio essere organizzati per qualsiasi evenienza- mi dice sempre la mia compagna ogni volta che mi lamento per l'enorme quantità di roba inutile.

"Hai preso la merenda per Mat? "
Chiede guardandomi con entusiasmo, prima di avviarsi decisa dentro il primo negozio che incrociamo.

"Sì, tesoro ho preso tutto" le confermo.

Mi trascino per le gallerie del centro usando il carrello come supporto, finché una vetrina attira la mia attenzione.
C'è un'offerta interessante su uno smartphone e decido di chiedere informazioni visto che, oltre al prezzo allettante, il mio vecchio rottame ultimamente sembra avere qualche problema.
Avviso Alex e mentre lei continua a far man bassa dentro al negozio di intimo, alzando la mano come unico segnale di assenso al mio allontanamento, io raggiungo il reparto telefonia dello store.
C'è molta gente in attesa di essere servita, ma scelgo di essere paziente.
Sempre meglio stare fermo qui, che dedicarmi allo shopping frenetico penso, così prendo posto e mi metto in fila aspettando il mio turno.

"Aspetta Kat devo prendere una cosa per il computer!"

Spalanco involontariamente gli occhi con un misto di agitazione e stupore.
Sono passati più di otto anni, ma riconoscerei la sua voce ovunque.

Combatto contro me stesso per rimanere immobile e non farmi notare, ma alla fine cedo e mi giro curioso, speranzoso di essermi sbagliato; non è così purtroppo.

Eccola lì, la possibile responsabile dei miei collassi mentali, colei che ha distrutto il mio cuore.

Valantine, sempre bellissima, compare ad un palmo dal mio naso.
L'incontro è inevitabile, così, un istante dopo, i nostri sguardi si inchiodano l'uno sull'altro.
Il cuore perde un battito, o forse due, ma non lo do a vedere e con una disinvoltura improvvisata mi giro con la scusa di aver trovato quel che cercavo, fuggendo più in fretta possibile in direzione della cassa.
Dopo aver pagato il mio acquisto non programmato mi precipito nella galleria del centro boccheggiando, in cerca della mia famiglia e di aria fresca.

Non può essere, sono anni che non la vedo, che ci fa qui? Non si era trasferita?

È strano incontrarla dopo così tanto tempo, mi sento in limbo tra familiarità ed imbarazzo.

Mi chiedo cosa avrà pensato.
Chissà se anche a lei saranno tremate le gambe.

Maledetto centro commerciale!

Impreco mentre faccio nuova scorta di ossigeno, non mi ero reso conto di quanto fossi in affanno, avevo smesso anche di respirare.

"Amore siamo qui!"

La voce di Alex interrompe il veloce susseguirsi delle mie emozioni.
A passo spedito cammina nella mia direzione, cercando di farsi notare sventolando il braccio usato per anellare sapientemente i primi risultati del suo compulsivo shopping, mentre con l'altro sorregge il piccolo Mat.
Prendo una boccata profonda e mi costringo a celare la mia frustrazione-meraviglia-sorpresa-rabbia, provando a darmi un tono e camuffando il mio disagio con uno dei miei peggiori sorrisi di sempre.
Non so se lei lo nota o se l'eccitazione delle compere ha abbasato il suo livello di attenzione alle mie recenti stranezze, ma il nostro tour continua tranquillo, almeno alle apparenze.
Dopo aver pranzato torniamo sfiniti verso la macchina pieni di sacchetti nemmeno fosse Natale, ma la mia mente è altrove e lei, questa volta, se ne accorge.

"Che succede Daniel? Sei strano e ultimamente lo sei spesso, mi sto preoccupando"

"Te l'ho detto tesoro solo stanchezza" le ribadisco.

"Ok, come vuoi, evito di insistere"

So perfettamente che non se l'è bevuta, neanche io mi crederei, ma ancora una volta accetta la mia risposta senza porre altre domande.
In tutti questi anni insieme ha imparato a conoscermi molto bene e per me vale stessa cosa.

Arriviamo a casa e dopo aver messo a letto il mio bambolotto per il suo riposino pomeridiano, mi butto sul divano e accendo la tv sperando di distrarmi.

Perchè mi fa ancora questo effetto? Proprio oggi, poi, dovevo incontrarla?
Metto su un canale a caso e cerco di concedermi anche io un po' di relax, Alex si raggomitola al mio fianco e io le cingo un braccio intorno alla vita prima di chiudere gli occhi, sperando di riuscire ad assopirmi.

Ci svegliamo tutti nel tardo pomeriggio e la prima cosa che faccio, senza rendermene conto, è prendere il cellulare per controllare la presenza di messaggi.

Niente... sospiro un po' deluso.

Anche Alex si sveglia e sentiamo il piccolino chiamarci dalla camera.
Le faccio segno di rimanere comoda e mi alzo per andare a prenderlo.

Mi siedo accanto a lui mentre ancora si sta stropicciando gli occhi e gli appoggio un dolce bacio sulla guancia morbida e paffuta.

"Cosa vuoi fare stasera ometto?"

"Voglio andare a mangiare la pizza" risponde lui con la sua vocina dolce e le gote arrossate.

"E pizza sia! Prepariamoci allora, forza! In piedi signorino!" Lo incito sollevandolo dal letto.

Focalizzo le mie attenzioni esclusivamente su di lui, non voglio permettere ai miei tarli di rovinarmi anche questa uscita con mio figlio.

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Le ore successive trascorrono piacevoli.
Ci godiamo la nostra cena in famiglia come non facevamo da tantissimo e il mio animo sembra acquietarsi.
Una volta conclusa decidiamo di evitare la solita passeggiata in centro, preferendo tornare subito a casa.
Scendiamo dall'auto tutti di buon umore, ma decisamente stanchi, così una volta finito di sistemarci per la notte, Alex e Mat si chiudono in cameretta per uno dei loro momenti serali fatti di fiabe o giochi esclusivi, a cui mi viene vietato categoricamente di partecipare.
Dopo un paio d'ore non sento più le loro squillanti voci ed il silenzioso buio del salotto stuzzica i miei pericolosi pensieri.
Sdraiato sul mio sofà in similpelle, non posso fare altro che cedere di nuovo alla tentazione del ricordo dei suoi occhi giallo-verdi, tornati con il solo scopo di torturare la mia mente e manipolare la confortante realtà del mio presente.

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