Daniel

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Alla fine ho ceduto e le ho scritto.
Mi sono sentito piuttosto in difetto per non averle detto nemmeno un dannato ciao.
Forse mi sarei risparmiato quella misera figuraccia e lei non mi avrebbe visto nervoso ed impacciato come è successo.

Attendo una sua risposta, che non tarda ad arrivare.
È inverosimile che io sia qui, in attesa di vedere il suo nome sul display, chi l'avrebbe mai detto, io non di certo.

Leggo il messaggio e, sinceramente, ne rimango al quanto deluso.

"Insomma, non ti ho mai considerato in tutti questi anni e quando finalmente lo faccio, questo è il massimo che sai scrivermi?"

La sgrido infastidito come se, confidando il mio disappunto ad alta voce, sia possibile che il mio rimprovero arrivi alle sue orecchie per vie aeree.

Ma cosa sto farneticando? Che mi prende? Sto perdendo la testa, cosa mi aspettavo?
Riverso la mia frustrazione su me stesso, scompigliandomi i capelli nervosamente; questa novità del suo nome rindondante nella mia testa mi sta mandando fuori di senno e inizia ad essere davvero insostenibile.

Ma perchè? Perchè sto reagendo così? Cosa è cambiato?
In tutto questo tempo la rabbia e il rancore mi hanno aiutato a mantenere un totale distacco e alla ricezione dei suoi sms ho sempre preferito ignorarla, non considerando nemmeno per un istante la possibilità di ricambiare.

Ci siamo lasciati più di otto anni fa. All'epoca ho cercato di allontanarla in tutti modi, social network compresi.
Ho cancellato definitivamente la sua presenza dalla mia vita, ma non ho cambiato numero di telefono.
Mi sono sempre raccontato la storiella che troppe persone lo avevano e sarebbe stato difficoltoso per me avvertirle tutte, ma forse, inconsapevolmente, ho voluto lasciare una piccola fessura aperta, uno spiraglio.
Probabilmente, in fondo, sapevo che era l'unico modo per non perderci completamente e alla luce del marasma scatenatosi dentro di me, il mio inconscio aveva sicuramente ragione.

Da allora lei ogni tanto ha provato a contattarmi, più che altro per sapere come me la stessi passando, per farmi gli auguri per la nascita di mio figlio e convenevoli del genere.
Io non ho mai, mai, risposto fino ad oggi, anzi ora sono stato io il primo a scrivere.

È come se tutto quel risentimento fosse svanito lasciando libero spazio a sensazioni che credevo sepolte, dando forza a vecchi ricordi che, ammetto, fanno ancora male.

Non me lo posso permettere, non posso combinare cazzate, ho dei doveri adesso!

Stringo i pugni e respiro profondamente affondando le unghie nei palmi.

Approfitto del fatto che lei non fa domande e non lascia argomenti aperti, per spegnere il telefono ed evitare che mi induca in tentazione.
A questo punto non avrei nessuna scusa per continuare il dialogo e non so se esserle grato o sentirmi ferito, sinceramente.

Scuoto la testa per allontanarla dai miei pensieri e butto il cellulare nel cassetto del comodino.

Mi alzo incomprensibilmente irrequieto, mi dirigo deciso verso la camera di mio figlio e spalanco la porta socchiusa sperando che, almeno lui, riesca a calmare i miei nervi.

Il mio cuore sussulta: c'è anche Alex accanto Mat.
Si sono addormentati teneramente abbracciati, stretti stretti l'uno all'altra, ronfando profondamente e rumorosamente aggiungerei.

Non posso fare a meno di sorridere, un amaro accenno di tenera frustrazione.
Immagini come queste mi fanno sentire ancora peggio, una persona orrenda, un padre egoista e un uomo infedele.

Dovrei ritenermi fortunato, ho una famiglia meravigliosa. La mia unica costante dovrebbe essere provvedere e proteggere tutto questo, invece di continuare a comportarmi da imbecille.
Dannazione a te Valentine!

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