Valentine

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"Allora io vado a fare la spesa, a dopo"
Saluto Frank e mi metto in macchina.

Da quando sono tornata la mia vita mi sembra ancora più triste di prima.
Il bacio tra me e Daniel mi ha sconvolto e all'inizio è stato incredibilmemte difficile conviverci, ma non avendo alternative mi sono costretta ad andare avanti.
Ho aggiunto anche questo al lungo elenco di ricordi che lo riguardano, cercando di buttarmi alle spalle la mia sorprendente e inaspettata vacanza.

Ho ripreso la routine di tutti i giorni fatta di lavoro, problemi economici e litigi con Frank.

Inizio seriamente a pensare che devo fare qualcosa, perché questo stramaleddetto e ripetitivo stile di vita inizia a starmi particolarmente stretto.

Ogni mattina mi alzo per aprire il bar alle sei, aspetto che arrivi il mio ragazzo a darmi il cambio e vado a fare la spesa.
Sbrigo le mie commissioni e quando finisco torno al locale per infilarmi in cucina.
Finito il servizio del pranzo, aspettiamo suo fratello alle quindici, quindi andiamo a casa qualche ora, per poi ritornarci la sera alle sette.
Verso mezzanotte chiudiamo troppo stanchi per fare altro e andiamo dritti a casa per riposare fino all'indomani mattina, quando tutto si ripete dal principio esattamente allo stesso modo.
Così tutti i giorni, tutti i santi giorni!

Annoiata osservo le auto della corsia opposta sfilare alla mia sinistra e mi accorgo che all'interno ci sono esattamente le stesse facce che vedo ogni fottutissima mattina.

Oggi è veramente una giornata no e, potessi farlo, mi rinchiuderei in casa senza la costrizione di dover dar retta per forza a qualcuno, ma il dovere non lo permette, così mi tocca rassegnarmi alla loro compagnia.

Arrivo al supermercato e mi godo il primo momento tutto mio. DA SOLA.

Giro tra gli scaffali con la lista in mano assicurandomi di non dimenticare nulla, per poi concludere gli acquisti nel reparto di frutta e verdura.
Sono sovrappensiero quando qualcuno sussurra qualcosa alle mie spalle e con la convinzione di essere impazzita, mi giro cautamente per assimilare lo shock.
Questa voce non può essere la sua, non può essere qui.

Quando i miei occhi incrociano i suoi, quei due pozzi neri in cui affogherei volentieri, il mio cuore non regge l'emozione e il panico mi assale.
Cerco di parlare, ma mi manca l'aria e le parole muoiono sulle mie labbra.

Passa una frazione di secondo e perdo i sensi crollando come una pera cotta sulle cassette di pomodoro a cui mi ero appoggiata.

"Valentine! Valentine!"
Mi scusi posso chiederle la gentilezza di occuparsi della spesa della mia amica? Si sente poco bene ed è meglio che la porti fuori a respirare un po' di aria fresca."

"Certo, ci penso io signore"

"La ringrazio, sono mortificato per i pomodori"

"Non si preoccupi" lo rassicura il commesso.

Riprendo velocemente conoscenza, in tempo per sentire Daniel scusarsi con il ragazzo. Non ci metto molto a capire quello che è accaduto. Sembra che mi abbia sbranato un leone, sono imbrattata di pomodoro ovunque.

"Almeno potevo svenire con stile e senza fare danni" riesco a dire sarcastica con un filo di voce.

Daniel sorride, sollevato di vedermi cosciente.

"Vieni, andiamo fuori stupida".
Con la testa mi fa cenno di salire sulle sue spalle ed io accetto volentieri l'invito.
Ho bisogno di uscire da qui, ma le mie gambe sono ancora troppo deboli per camminare.

Dopo avermi trasportato fino alla sua macchina, mi appoggia delicatamente a terra e mi fa sedere con premura sul sedile anteriore.
Finalmente posso rilassarmi e tornare a respirare.

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