Ritardo

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I raggi del sole filtrano attraverso la serranda abbassata accarezzando il mio corpo scoperto nel letto.
Faccio un lungo respiro, ed inizio lentamente ad aprire gli occhi ancora assonnati.
Decido di alzarmi per fare colazione. Entrando in bagno, mi do una veloce sistemata ai capelli arruffati.
Il sole rende il mio castano scuro quasi biondo cenere, il che non mi dispiace affatto. Mi dirigo in cucina per mangiare qualcosa prima di andare al lavoro.
"Buongiorno." sento la voce del mio coinquilino alle mie spalle che mi paralizza. La sua voce è calda solitamente, ma stamattina e pungente come il ghiaccio. Ieri sera abbiamo litigato; ero uscita con un ragazzo che non gli andava a genio, e io in preda all'orgoglio durante la discussione ho detto parole che neanche pensavo, ma avvolte l'orgoglio è più forte della razionalità. Quelle parole lo hanno ferito molto; lo conosco da quando siamo piccoli e dopo  3 anni di convivenza so che ci tiene molto al nostro rapporto. 

Si avvicina a me, prende una tazza da uno degli sportelli della cucina e si versa del caffè bollente,  sfiorandomi accidentalmente. Rabbrividisco.
"Sei ancora arrabbiato?" chiedo, con intenzioni pacifiche.

Non mi piace litigare con lui, è uno stronzo, ma c'è qualcosa di molto profondo che ci unisce da sempre.

"Non sono affari miei quello che fai, quindi non sono affari tuoi come sto" afferma con un tono scocciato, dopo di ché, si girò e si diresse verso camera sua.
Il sangue iniziò a bollirmi nelle vene per la rabbia e gli occhi divennero lucidi. Odio quando fa così. So che mi sono comportata male e che non avrei mai dovuto dire quella cosa, ma non può fare cosi in eterno.
Ed ecco di nuovo l'orgoglio che parla per me.
Corro su per le scale in direzione di camera sua, e bussai forte sulla porta. Era una regola ferrea che avevamo stabilito per entrambi.
Non si entra senza bussare.
"Vattene Sally. Non voglio discutere." Annunciò la sua voce da dietro la porta.
"Thomas Blake, se non apri immediatamente sfondo la porta a calci." Lo minacciai.
"Ti fai solo male se ci provi. Falla finita e vattene"
Presi la maniglia con forza e spalancai la porta precipitandomi all'interno.
Lo vidi accanto al letto, senza maglietta, che mi guardava con gli occhi profondi. Aveva un fisico a dir perfetto; spalle larghe, addominali perfetti. Insomma, il sogno di ogni donna. Di solito non mi imbarazzava vederlo a torso nudo, ma ultimamente le cose erano cambiate. Sentì le mie guance diventare bollenti, ma mi concentrai a restare lucida nel mio discorso.
"Ti ho detto di non entrare"
"Ho bussato. Quindi posso entrare. Thomas io...."
"Sally, ti prego non peggiorare la situazione." mi interruppe.
Mi vennero di nuovo gli occhi lucidi, ma non potevamo continuare così. Avevo bisogno di lui. Era l'unico punto di riferimento che mi era rimasto dopo la perdita di mia madre.
Mi buttai addosso a lui e lo abbracciai stretto.
"Tutto quello che mi accade ti riguarda. Mi dispiace tanto per quello che ho detto, non voglio litigare con te ; Sei troppo importante per discutere su delle stronzate. Se vuoi che io non veda più Jack, io... lo farò ma ti prego facciamo pace." gridai in preda a un attaccato di disperazione mentre il mio viso veniva bagnato dalle mie lacrime. Non riuscivo a smettere di piangere, ma sono sicura che farei di tutto per lui.
Sentì due braccia possenti stringermi e mi sentì così bene, al caldo, protetta.
"Ti sto bagnando...." dissi appena riuscì a fermare i singhiozzi che strozzavano la mia voce.
"Ci vuole ben altro" disse scherzando.
Alzai il volto e attacai il mio mento ai suoi pettorali per guardarlo negli occhi. Quei maledetti occhi...
"Sei il solito sbruffone."
Per un attimo mi guardò in modo diverso, il che mi fece arrossire abbastanza da farmi tornare lucida.
Mi staccai dal suo calore e mi diressi in camera mia per vestirmi ma quando guardai l'orologio mi prese un infarto.
"Thomaaaaas  Cazzo! Faremo tardi"
"Prendo la moto" disse lui già vesito.
Ma quando ha avuto il tempo per vestirsi? pensai.

  mi avvicinai verso l'armadio, presi una vecchia maglietta un paio di jeans e le mie adorate vans nere e bianche e mi precipitai giù dalle scale, dove mi aspettava Thomas con il casco in mano.
"Andiamo principessa" disse con il suo sorriso spavaldo e si avviò nel garage con me dietro.
Salimmo sulla moto e lui partì a razzo. Sono sicura che oggi non arriveremo così tardi.

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