La separazione

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THOMAS

L'autobus sul quale ero seduto era diretto a casa di mia madre e io con "Love of my Life" dei Queen nelle orecchie e la testa appoggiata sul finestrino bagnato dalla pioggia autunnale, pensavo a lei, sola a casa, con il rancore nel cuore.
Mi odiavo per questo, mi odio per quella porta aperta, mi odio perché ho pensato di farcela, di avermi sopravvalutato.
Ora lei, starà sulle scale, con la coperta addosso, le ginocchia tra le braccia e la testa all'ingiù a piangere perché si sentirà sola.
Ma starà meglio senza di me, ne sono sicuro.
Ormai sono lontano e l'autobus è quasi arrivato alla mia fermata, quindi decido di alzarmi ed avvicinarmi alla porta. Una volta fermi scendo e mi incamminò nel freddo, portandomi dietro una scia di malinconia e rabbia immotivata.
Sotto casa di mia madre suono il citofono e lei con la voce assonnata per l'ora tarda risponde con tono stupito: "sì? Chi è?".
"Sono io mamma, Thomas, scusa per l'ora"
Ovviamente la preoccupazione per me, mette da parte le sue domande e apre subito il portone.
Salgo le scale senza fretta, convincendomi che è la cosa giusta.
Arrivato al piano giusto vedo mia madre sulla soglia della porta ad aspettarmi con una faccia come per dire :"ho capito che c'è qualcosa che non va. Ma io sono qui per te."
L'ho trascurata in questi anni, e il cambiamento sul suo viso mi apparve evidente. Le rughe sotto gli occhi, i suoi fianchi che si sono ristretti, le mani rovinate per il lavoro. Mi fece pena. Sola senza mio padre che se ne andò appena ha saputo che lei era incinta. Ma sono sempre stato convinto che lei è la persona più forte del mondo.
Con la testa pesante come un macigno, quanto il cuore la abbracciai scoppiando a piangere come un bambino quando ha paura del buio.

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