Chapter 15

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Pov's Harry.
Rimango paralizzato, mille sensazione si mischiano nel mio stomaco.
Nelle mie labbra ancora il suo sapore, fisso un punto non realizzando ancora cosa fosse successo.
Dopo essermi ripreso, anche se non del tutto, torno in soggiorno, non trovandolo.

Gli altri parlano tranquilli.
Mi avvicino a loro e mi siedo confuso cercando Lou con lo sguardo.
Dov'è andato?
-Scusate, ma Louis?- domando attirando l'attenzione di tutti.
-È uscito per comprare le sigarette- risponde Niall tranquillizzandomi.

Ripenso a quando le labbra di Lou hanno toccato le mie.
Erano calde e si combinavano così perfettamente con le mie.
Scuoto la testa mentre i suoi occhi azzurri appaiono nella mia mente.
È stato un bacio così delicato e dolce.
Mi mordo il labbro, voglio di nuovo le sue labbra sulle mie.

-Harry come ti senti?- la voce di Liam mi riscuote dai miei pensieri.
Alzo lo sguardo ancora stordito, non mi sono del tutto ripreso, è stato qualcosa di inaspettato e mi ha preso alla sprovvista.
-Meglio- sforzo un sorriso, lui annuisce e beve un sorso d'acqua.
Poco dopo il telefono di Niall inizia a squillare.

Sposto la mia attenzione su di lui.
-Dove sei?...Ma che è successo?...Si non c'è problema...stai tranquillo- chiude la telefonata e mi guarda.
Cosa? Che gli è successo?
Niall mi guarda e abbozza un sorriso.
-Ti accompagno io a casa- mi scompiglia i capelli e lo guardo confuso.
E Lou? Dov'è? Io voglio tornare con lui, gli devo parlare.

-C-Come? Louis dov'è?- domando balbettando.
Il biondo si lancia due M&M's in bocca per poi rispondermi-Ha avuto un contrattempo, stai tranquillo non ti ucciderò, promesso- alza le mani in segno di arresa, mentre ride seguito da Liam.
Alzo un sopracciglio non trovando niente di tutto questo divertente.
Ma che cazzo? Louis mi bacia e poi sparisce...
***
-Qui a destra- informo Niall che imbocca il vialetto di casa mia.
Slaccio la cintura e afferro il mio zaino.
-Grazie- sussurro abbozzando un sorriso, Niall mi batte il cinque.
-Figurati, ci si vede- alza la mano mentre esco dalla sua macchina.
Cerco le chiavi di casa, apro la porta, dovrei essere da solo in casa.

Chiudo la porta alle mie spalle e appoggio lo zaino vicino all'attaccapanni...poggio le chiavi nel mobiletto ed entro in cucina.
Prendo un bicchiere e lo riempio con l'acqua del rubinetto.
-Che cazzo ti sta succedendo?- la voce di Gemma mi fa sobbalzare e per poco non mi cade il bicchiere a terra.
-Che problemi hai?- impreco appoggiando il bicchiere ancora pieno.

Lei mi guarda con odio, i suoi occhi mi fulminano e rimane in silenzio davanti a me con le braccia conserte.
-Senti non so quale sia il tuo gioco, ma non piace e dovresti smetterla, stai peggiorando tutto- la sua voce è profonda e parla in modo chiaro.
Si avvicina a me e il suo viso e vicinissimo al mio.
Come quando Lou mi ha baciato poche ore fa.
Mi chiedo perché l'abbia fatto.

-Io non sto giocando a nessun gioco, evita di sfidarmi- mi allontano dandole una spallata.
Lei ride amaramente.
-Perché altrimenti che fai?- annuncia con tono competitivo e cercando di farmi incazzare.
Mi volto e la guardo, alzo un sopracciglio e imito i suoi gesti.

-Smettila di fare il duro, so benissimo che stai male...devi solo parlare e smetterla di comportarti così, non vai da nessuna parte Harry- sputa dopo un po'.
Rido alzando le mani in segno di esasperazione.
-Parlare? Mi sono sfogato e vi ho detto tutto...il risultato? Il mio tentato suicidio, cazzo lo vuoi capire che non ha senso tutto questo?
Dite di volermi aiutare ma a me sembra il contrario.
Mamma che mi alza le mani e mi urla, Noah che la difende, tu che non fai altro che fare discorsi del cazzo e sfidarmi.
Cosa mi serve tutto questo?
Se volete che mi levi dai piedi, lo faccio subito- concludo salendo le scale e chiudendo la porta a chiave.

Mi siedo nel letto e mi lascio andare abbracciando il mio amato cuscino.
Questa mattinata è stata una merda e non oso immaginare come finirà.
Afferro il telefono dalla tasca dei jeans.
Lo accendo trovando cinquanta chiamate da mia madre e trenta messaggi da Noah.
Ignoro e entrò nella chat di Louis.
Gli dovrei scrivere?
"Cosa? Che vorresti scrivergli, sentiamo" non lo so, voglio capire il motivo del suo gesto.

Forse prova anche lui qualcosa per me.
"nessuno ti ama e a nessun piaci."
Chiudo gli occhi e sospiro, stringo il cuscino al petto.
Passerà, tutto passa prima o poi.
Mi alzo e mi siedo davanti alla scrivania, cerco nel cassetto un foglio bianco.
-Dove cazzo li ho messi?- impreco continuando a cercarlo, ma con scarsi risultati.
Quello che trovo è soltanto un vecchio diario.

Il mio vecchio diario.
Qui scrivevo tutto, avevo iniziato a scriverlo quando avevo dieci anni.
Apro e leggo la prima pagina. 
'Caro diario,
oggi è stata una giornata un po' triste.
Thomas mi buttato il pranzo nel cestino e ha detto che sono brutto e che nessuno vuole giocare con me perché ho una voce da femmina e gioco con le bambole, tutti i miei compagni si sono messi a ridere.
io non trovo nulla di male a giocare con le bambole, sono così carine, non capisco quale sia il problema.
mamma ha detto sempre di sorridere e di lasciarli perdere, dice che io sono speciale'

Sorrido leggermente leggendo quelle parole.
Continuo a sfogliare, ma una pagina in particolare cattura la mia attenzione, c'è una macchia rossa, che macchia il foglio al centro.

'Caro diario,
oggi è stata davvero pesante a scuola, Jonathan mi ha picchiato e ha detto a tutti che mi piacciono i ragazzi, tutti mi hanno preso in giro tutto la giornata di scuola.
Mi hanno addirittura buttato il pranzo nel water...io, come al solito, non sono riuscito a difendermi, mi sono stato zitto e ho pianto.
'sei una femminuccia' e 'non sei normale, i maschi non possono amare altri maschi' mi hanno urlato contro.
Quando sono tornato a casa sono corso in camera della mamma e ho cercato le lamette che usa Noah per farsi la barba.
Mi sono chiuso nel mio bagno e ho fatto come avevo visto in un film, mi sono tagliato i polsi e anche se è sbagliato, io lo trovo confortevole.
Non lo so, ma in quel momento eravamo io e quella lametta, e il dolore andava via con essa...mentre penetrava la mia pelle.
Ora perdo ancora un po' di sangue e scusami se ti ho sporcato.
Penso che lo farò spesso'

Sospiro, questo l'avevo scritto la prima volta che mi ero tagliato, avevo solo dodici anni.
Le lacrime scorrono mentre rivivo quei momenti, i miei primi momenti di crollo...
Vado avanti e mi soffermo su un'altra pagina, ha dei fogli in mezzo.
Li apro, e il ricordo di quella giornata mi tornano in mente.

'Hey caro diario,
oggi mi sento davvero simpatico, ormai la mia vita non sembra andare per il meglio.
Mamma continua a ripetermi di sorridere e che andrà bene, lei non sa che mi taglio.
Sono appena tornato da scuola e non vedevo l'ora di raccontarti una delle mie altre 'avventure', già sono avventure :).
Layla, la ragazza più popolare della scuola è venuta da me, mentre pranzavo solo e mi ha lasciato questi bellissimi disegni.
In uno sono ritratti me e un ragazzo, nell'altro un pene e affianco c'è scritto 'Sono come le puttane'.
È andata via ridendo, sono rimasto tutto il giorno a fissare quei maledetti disegni, non capendone il motivo.
Sono stato triste tutta la giornata, ma ora io e la lametta siamo diventati inseparabili.
So sempre che tutto questo è sbagliato, ma ora ne sono dipendente, non riesco a fermarmi.
Il modo in cui brucia quando taglia la mia pelle mi da sollievo e mi sento meglio, se lo scopre la mamma potrebbe essere molto delusa, ma credo che non capirebbe.
Ora ti lascio, vado dalla mia lametta :)'

Chiudo quel fottuto diario e lo chiudo nuovamente nel cassetto.
Asciugo le lacrime scese sul mio volto.
"Sei sempre stato solo..." nessuno mi ha mai accettato e non lo faccio nemmeno io.
Mi alzo di scatto facendo cadere la sedia.
Impreco e mi chiudo in bagno.
Mi lavo la faccia per cercare di tranquillizzarmi, ma non ci riesco.

"Pensa al bacio di Lou" nemmeno quello ora mi fa stare meglio, se n'è andato pure lui, è scappato dopo.
Non è rimasto, mi ha lasciato solo e confuso.
Torno in camera e scrivo un messaggio a Ciara per avvisarla che passerò da lei più tardi.
Mi butto nel letto a pancia in giù e inizio a piangere, come sempre, solo nella mia camera.
Come facevo alle elementari, alle medie...come ho sempre fatto nella mia vita.

With you I'm not afraid.||. Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora