Capitolo 16: Toucher à sa fin.

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[...] "Sono stato mandato da un uomo per voi, o fanciulla semiceleste. Non vi preoccupate, non le farò del male. Ho atteso per un secolo per trovare la sola via per liberarvi, a solo con il vostro contatto con l'anello di Raguel, vostro padre."

L'aria aveva cambiato tensione, da quando il sconosciuto cavaliere gettò quelle parole, facendo così anche smuovere l'eco invisibile, gli occhi del cielo della ragazza spalancarono di grande fatica di credere mentre alzò la mano tremolante e diede un'occhiata poco alterata al gioiello, facendo così notare ai due che ne aveva in possesso.

«Q-quell'anello...» il demone prese il viso di lei persa, con un pizzico di angoscia tremolante nelle sue mani, tanto da non riuscire a guardarlo nei occhi.
«Dov'è l'hai presa?» la chiese piano, alzando il suo viso.

Sara avrebbe voluto dirlo che l'aveva in possesso per molto tempo nonostante non nascondessero nessun segreto, ma aveva deciso che lo aveva nascosto solo perché era collegato al suo passato, tutto qui. Adesso aveva capito che questo non solo l'aveva dato le forze, non solo l'aveva fatto richiamare l'aiuto dall'esterno che la attense per secoli prima...
Ma non era così.
Quell'anello era appartenuta a suo padre, quasi si stava emozionando ma allo stesso tempo stava soffrendo di una tristezza inconsolabile.
Le parole che il sconosciuto l'aveva detto, la fece ricordare qualcosa di lui: il suo sorriso così raggiante, unico e solo nel mare sfocato della sua memoria.

«Sara?» la chiamò il moro sbattendo le palpebre più volte che la risvegliò dai suoi pensieri.

«L'anello...» le prime parole partorite da lei, cercando di stare calma da questa emozione incolta e affannosa «L'anello che per tanto tempo che ho nascosto ai occhi di tutti, era di mio padre...»

Di scattò guardò al suo amico, poco avvilita e colpevole che gli strinse la mano.

«Scusami che non te l'ho mostrato, e solo che... L'ho solo nascosto da quando ero qui per tutto questo tempo ma non ho mai saputo che avesse qualche potere. Mi ha ripristinato le forze, mi ha guarita dalle ferite e dentro di me... una parte di me è stata risvegliata. Mi puoi perdonare?»

«Hai sempre il mio perdono, sorella.» le sorrise e la strinse delicatamente la mano e poi abbracciarla, facendola stare più conforto di prima e come se volesse dare tutto il sostegno e affetto del mondo, solo a lei e nessun'altro.

Anche se fosse nuova, rinata o risvegliata da come l'aveva spiegato, rimarrà per sempre la sua sorella e oltre.

Ma la calda atmosfera spezzò dai colpi bassi e falsi di tosse da parte del cavaliere, intento di riportarli alla realtà e di avere la sua attenzione, il che si girarono poco interrogativi verso di lui.
In fondo... non era per niente sorpreso del potere o del risveglio e resto che tanto era già al corrente, ma solo una cosa non riuscì a staccare gli occhi di dosso dalla fanciulla: il fatto che le somigliava perfettamente alla stessa giovane donna in passato ormai remoto, a solo che i capelli erano neri.

«Scusatemi. Interrompervi non è una bella educazione da parte mia ma di certo volete una spiegazione.» disse il cavaliere con il suo sorriso dolce.

Prima che la ragazza potesse intervenire, il demone precedette furente e freddo verso di lui.

«Budiardo.» sputò di getto una sola parola, il tremore del coraggio nel suo corpo, sentendo dentro di sé nulla di buono anche se quel mortale fosse così buono come un angelo. Non sapeva il perché, e di sicuro non era intenzionale ma qualcosa in lui non era decisamente normale, era come se fosse marchiato di un peccato oscuro, un contratto stipulato con un entità demoniaca troppo offuscata da farsi mostrare.

«Attendere per un secolo? Ma per favore! Sarai un santarellino ma non credo che lo sei.» disse mentre strinse la fanciulla a sé, col fare protettivo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 22, 2020 ⏰

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