Capitolo 13: Mistake has no master.

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Sabato primo di Ottobre.
Ore ventitré e trenta minuti.

Il fato era imprevedibile, sempre a decidere cosa succederà il futuro di ogni individuo.

Che fosse una favola o crudele, esso era impassibile, neutrale.

Nessuno riuscirebbe, oserebbe o anzi... piegherebbe a cambiare la sua decisione scritto nelle pagine dell'esistenza.

Ma se uno decidesse di deviare il suo fato, cambiando il corso della sua esistenza per non voler essere qualcosa di ingiusto, infelice o crudele, cosa aspetterà per il vivente oltre ad esso? Nessuno saprà mai la risposta ma lei in persona ne sarà a conoscenza.

Non si sarebbe aspettata che si sarebbe successo così in fretta, ad ritrovarsi in un momento talmente orrendo, macabro e perverso che se avesse il desiderio o il potere, voleva assolutamente di non ricordare.
Era come dopo che aveva sfogliato il capitolo più bello di sempre, si ritrovava a leggere un capitolo decisamente più brutto della sua vita.

Stando seduta sotto l'albero di quercia pieno di lividi, provando tanto dolore che non aveva mai assaggiato e con la mano diretta sulla ferita mortale nell'addome, tentò di tamponare la fuoriuscita del sangue.
Il sapore del sangue demoniaco che stava circolando lento e bollente come un veleno nelle sue vene.
Era bivio tra la vita e la morte, sotto il cielo stellato senza la luna in sostegno, che era il più vivido e rigoglioso come non mai rispetto alle altre sere.
Sperava fortemente che non fosse un'illusione...

Era bellissimo.

Stava piangendo con un sorriso allegro stampato sul suo volto stanco e sofferente.

Dalle sue parole flebili uscirono come un cantico di giuramento a Lui, a sè stessa, all'eterno con tutte le sue forze.

«Su questa terra
Non morirò... e né sarò un lurida... pedina di quei ...bastardi. Mai!»

-17 ore prima dell'accaduto-

Svegliata di buon umore, dopo la magica nottata con Peg decisamente bellissima e indimenticabile, aveva dormito bene e stavolta, non aveva sognato nulla se non il cielo stellato che non sapeva cosa stava per significare.

L'autunno era venuto, i crisantemi dovrebbero essere ormai.
Non vedeva l'ora di comprar il mazzo in uno di questi giorni, per il suo padre non più vivo.

Devono essere perfetti, ben curati e rigogliosi dal loro colore, naturalmente arancio vivo come scelta principale.

Dopo la doccia veloce, velocemente si vestì di maglia leggera a maniche lunghe col cappuccio abbianto di varie colori variopinti, pantaloni poco stretti neri e le solite scarpe da ginnastica che questa volta era scarabbochiata di stelline e roba varie e infine, solo per questa giornata non indossò il suo fidato cappello da pescatore.
Lasciò i suoi capelli neri riccioli allo scoperto, dopo che li aveva bagnati e darli una bella spazzolata con un particolare pettine che era praticamente grande. Il perché? Ciò che gli africani servivano da sempre.
A quelli piccoli non erano affidabili e forti, con i loro capelli forti come l'acciaio che a loro volta potevano diventare soffici come la seta, grazie ad un particolare prodotto che rendevano i capelli così.

Ma a lei era passati più di sei anni che non ci mise ai suoi, e adirittura non era andata dal parrucchiere per far qualche stile.

Ma non le importava nulla.

Infatti stava cercando di ricordare qualcosa per oggi ma s'era sfuggita.

Alla fine che si era preparata, e prese tutte le cose necessarie.

Le ore scolastiche saranno definitive adesso, forse.

Appena erano schioccate le sette e mezza, chiuse tutte le finestre e le porte e poi pronta per andare.

Infinity Costellations: La "Nuova" Genesi [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora