«Le ho detto che la amo», dico d'impulso. La dottoressa Harris annuisce, senza lasciar trasparire alcuna emozione. Come al solito.
«E lei?»
«Ha risposto». Mi guardo le mani ripensando a stamattina. Quando ho svegliato Fable ricoprendola di baci sulla pelle nuda, il sole dell'alba che tingeva il suo corpo di una luce dorata. Ci siamo avvicinati pigramente l'uno all'altra, sussurrandoci che ci amiamo. I due giorni trascorsi a fingere che il mondo esterno non esistesse sono finiti in un modo perfetto. Ora siamo tornati entrambi alla realtà.
«Le credi?». La domanda mi lascia perplesso.
«Sì».
«Mmh». Merda. «È difficile credere che qualcuno ti ami per quello che sei quando ha visto tutte le tue colpe e conosciuto i tuoi segreti».
«Non lo rende ancora più vero? Fable sa tutto. Eppure vuole ancora stare con te».
«Già».
Faccio spallucce e cambio argomento. «Adele mi ha chiamato qualche giorno fa».
«E cosa aveva da dire?»
«Mi ha accusato di aver fatto il lavaggio del cervello a mio padre per convincerlo a lasciarla».
«È vero?»
«No. Gli ho detto che deve decidere da solo. Non gli darò consigli su come comportarsi con lei», rispondo con nonchalance. Ogni volta che penso a quella donna perdo la testa. È frustrante.
«E faranno comunque la pace?»
«Non lo so. Non parlo con mio padre da quando mi ha detto che potrebbe cambiare idea e non divorziare»
Non dico alla dottoressa Harris che io e Fable abbiamo ignorato il mondo fingendo di essere persone normali. Probabilmente penserebbe che stavamo solo evitando l'inevitabile e mi accuserebbe di avere una relazione malata con prospettive irreali. Sì, sono stato da parecchi strizzacervelli quando ero più giovane, prima che quella spiacevole situazione iniziasse. Conosco le procedure. Per fortuna stavolta questa persona mi capisce davvero. Non fa pressioni, non giudica.
«È difficile, no, essere parte di una relazione? Con tutto il tuo carico di emozioni, credi di poter essere presente per Fable quando lei avrà bisogno di te?». Ahi. Una delle sue domande più dure.
«Voglio credere di sì. È forte, a volte credo che sia più forte di me emotivamente».
«Ma non ha i suoi problemi? Tutti ne abbiamo. E ricordo che mi hai detto che a casa sua le cose non vanno troppo bene». Appoggio la schiena alla sedia e distendo le gambe.
«Sua mamma è una donna egoista e non è mai presente. Fable ha un fratellino di quattordici anni per il quale si preoccupa molto». Racconto alla dottoressa Harris del pugno che Owen mi ha dato quando ha capito che ero io quello che aveva spezzato il cuore a sua sorella. L'ultima volta mi ero dimenticato di dirglielo, perché ero troppo preso dalla notizia del divorzio di papà.
«Inizio a capire perché siete così attratti l'uno dall'altra», dice la Harris. Mi sorride.
«Che vuole dire?»
«Avete fatto esperienze simili. Entrambi venite da una famiglia problematica e sopportate pesanti responsabilità e un senso di colpa inutile. Tu hai i soldi e lei no, quindi c'è una differenza. Tu scappi dai tuoi problemi e invece mi sembra che lei li affronti».
«È la persona più forte che conosco». Magari avessi anche solo la metà della sua forza.
«Non credi che a volte si senta debole? Impotente?». Non l'ho mai pensato.
«Non lo so».
«Sono sicura di sì. Hai bisogno di lei, giusto? Non credi che anche lei abbia altrettanto bisogno di te? La sua vita non dev'essere facile. Ha delle responsabilità, un lavoro, un fratello di cui prendersi cura, e anche una madre. Tu di chi ti prendi cura, Luke?»
«Di me stesso», mormoro. Non devo prendermi cura di nessun altro, non ne sarei comunque capace. Guarda cos'è successo a Vanessa. È morta quando era sotto la mia responsabilità.
«Lavori?». Perché me lo chiede? Conosce già la risposta.
«La scuola è il mio lavoro. E il football».
«Ma questo semestre frequenti meno classi. E la stagione è finita», sottolinea in tono gentile la dottoressa.
«Sta cercando di farmi sentire in colpa perché non ho le stesse responsabilità di Fable?». Sembra proprio che voglia farmi arrabbiare di proposito.
«No», risponde. «Sto cercando di farti capire che probabilmente avrà bisogno di te. Credi di poterle stare vicino?»
«Non...». La mia voce si affievolisce quando vedo lo sguardo tagliente della dottoressa Harris. «Sì, le starò vicino. Devo. La amo. È così che fanno gli innamorati. Si supportano a vicenda».
«Hai ragione. I rapporti amorosi non sono facili, specialmente per le persone che si sentono in qualche modo... deboli».
«Quindi pensa che io sia debole?», chiedo, subito sulla difensiva.
«Per niente. Ho detto che alcune persone si sentono deboli. Tu non ti senti ancora così?». Rimango in silenzio, sicura che la risposta le basta. «Solo perché tu credi di essere debole, non significa che lei ti veda allo stesso modo. Fable intuisce tutto il tuo potenziale, le tue forze. Ha fiducia in te. Altrimenti non starebbe con te. Capisci?»
«Spero». La dottoressa Harris appoggia alla scrivania l'iPad che usa per prendere appunti e mi sorride.
«Tieni solo a mente che la tua relazione con Fable è appena nata, e siete ancora nella fase euforica della luna di miele. Prenditi cura di lei, goditi la sua compagnia. Ma non dimenticarti mai che dovrai starle vicino nel bene e nel male. E te lo dico a titolo personale, Luke: quella ragazza è perfetta per te. Può aiutarti a guarire».
A malapena trattengo un sorriso. «Quindi Fable ha la sua approvazione?»
La dottoressa scoppia a ridere. «Non dovrei sbilanciarmi così, sto perdendo di vista l'imparzialità. Ma da tutto quello che ti sento dire di lei, la risposta è un sonoro sì».
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Another Way - One Week Girlfriend • Luke Hemmings
Fanfiction"Il destino è un altro modo per dire che non si ha scelta" One Week Girlfriend Sequel