Fable

1.3K 56 2
                                    

«Svegliati». Strattono le coperte e Owen le tira a sé, voltandosi di schiena con un gemito pigro.

«Merda, Fable, che ci fai qui? E perché mi svegli come un sergente?»

«Ah, se fossi un sergente ti fischierei nell'orecchio e ti ordinerei di metterti a correre». Gli do un pizzicotto sulla gamba e sollevo la coperta, lasciandogliela ricadere addosso in un mucchietto. «Farai tardi a scuola».

Spalanca gli occhi di colpo e controlla l'orologio sul comodino traballante. «Non sono neanche le sette. Perché diavolo sei già in piedi? E comunque che ci fai qui? Credevo che passassi la notte con il tuo amato». Be', sì, lo credevo anch'io. Ho anche contemplato l'idea di chiedere a Luke di fermarsi da me, così potevo passare la notte a casa con Owen. Ma la simpatica discussione che abbiamo avuto ha rovinato i piani.

«Volevo tornare a casa e parlarti». Mi siedo sul bordo del letto e mi guardo intorno. La sua camera è un disastro, non che la mia sia meglio, ma almeno non ci sono calzini puzzolenti e pile di vestiti sporchi ovunque. «Devi spazzare questa stanza, presto».

Owen si tira su e si gratta la testa. «Non posso credere che hai abbandonato il tuo ragazzo per me. Mi sa che non si tratta di una cazzata».

«Perché continui a usare questo linguaggio disgustoso?». Sembro una madre. Dovrei essere abituata alle sue parolacce continue. E a dire il vero non ho il diritto di giudicare. Io le ho dette per anni. È stato il mio primo atto di ribellione contro mia madre.

«Piantala. Tu imprechi come una camionista». Soffoca uno sbadiglio grattandosi il petto nudo. «Di cosa vuoi parlare?»

«È un po' che ci penso». Gioco con un orlo della coperta e penso che mi piacerebbe avere più soldi per comprarci cose più belle. «Voglio trovare un altro appartamento».

Resta un attimo in silenzio, e noto lo sguardo incredulo. «Vuoi andartene? E lasciarmi da solo con la mamma?»

«No», mi affretto a rispondere. «No, no, no. Non lo farei mai. Voglio lasciare qui la mamma e vivere solo con te». Non dice niente, allora continuo. «Lei non c'è mai, sta sempre dal suo nuovo ragazzo e non ha più un lavoro, quindi non può pagare l'affitto. Io pago per tutto, e fidati, è difficile. Non guadagno molti soldi, in più lavoro part time, anche se il mio capo vorrebbe darmi più ore».

«È fantastico».

«Lo è, ma abbiamo ancora questo appartamento. Scommetto che potrei trovarne uno con due stanze da letto in un quartiere migliore per meno soldi. Che ne pensi? Ti va?»

«Ti seguirò ovunque», dice, però avverto una nota di riluttanza nella sua voce.

«Ma?»

«Ma... Ho solo quattordici anni. Non ci sono delle complicazioni legali o roba del genere? Per esempio, mamma non dovrà cederti la custodia legale se vengo a vivere con te?»

«E perché? Non fingiamo che ci voglia vicini a tutti i costi. Non le interesserà se vieni a vivere con me».

«Potrebbe». Abbassa la testa coprendosi con la coperta. Accidenti! Vuole credere che a mamma importi qualcosa di lui. Dopotutto è solo un ragazzino. Nessun figlio vuole pensare che la propria madre se ne freghi di lui. Io non mi sono ancora abituata all'idea, ma ho costruito un muro per difendermi dal dolore e mi ripeto che non importa. Non ho bisogno di lei.

«Owen», dico appoggiandogli una mano sul ginocchio. Abbiamo entrambi gli occhi di mia madre, anche se ho sempre pensato che quelli di Owen fossero più belli. Ha le ciglia più folte e scure che abbia mai visto e non so da dove arrivino dato che ha i capelli biondo cenere. Le ragazze impazziranno per quegli occhi un giorno, se non lo fanno già. Mio fratello è affascinante. Presuntuoso e pieno di sé. Compatisco la poveretta che cadrà nella sua rete. «Voglio che vieni con me. Non posso farcela da sola».

Another Way - One Week Girlfriend • Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora