Cinque giorni le erano sembrati un'eternità, ma venerdì era arrivato, il Prom si sarebbe tenuto il giorno seguente, e Jane non aveva idea di cosa fare per convincere Philip ad accompagnare al ballo Eliza. Alla futura queen della scuola aveva detto di non preoccuparsi: "Ho tutto sotto controllo. Venerdì Philip sarà tuo!". In realtà, Jane era sull'orlo di una crisi di panico.
Con questi sentimenti di ansia e preoccupazione come compagni d'avventura, la povera ragazza si aggirava per i corridoi della Lincoln, sperando in un'illuminazione divina o in una mano dal cielo. E, miracolo!, una mano venne. Proprio in senso letterale. Mentre continuava a vagare per la scuola, senza meta e senza destinazione, la porta dell'aula davanti a lei si aprì all'improvviso. Jane si sentì afferrare per un braccio da una mano sconosciuta, che la trascinò dentro la stanza e chiuse la porta con un doppio giro di chiave. Non ebbe nemmeno il tempo di urlare.
La classe era in una strana semi penombra. Alla ragazza ci vollero un paio di secondi per realizzare cosa era successo e, soprattutto, per mettere a fuoco la figura che l'aveva arpionata. Quando ci riuscì esclamò un piccolo "Ow" di stupore; non fu una sorpresa seccante, come la visione di Richie, ma una sorpresa piacevole e in qualche modo rassicurante, dopo lo spavento che pochi attimi prima l'aveva assalita. Dinnanzi a lei, nella sua tunica bianca e nel suo tipico turbante, si trovava infatti Freddy, l'indiano, nonché suonatore di sitar (o, come l'aveva definito Jane, chitarra allungata).
"Freddy! Cosa...? Come...?" Iniziò a chiedere, invasa da un'improvvisa confusione. Venne però interrotta dal ragazzo, che, dopo averle fatto segno di no con l'indice, la prese per le spalle e la fece voltare verso il fondo dell'aula.
"Bene bene, Jane, tesoro! Pare che tu abbia disperato bisogno del nostro aiuto."
"Eleonor!" Esclamò lei, notando solamente in quel momento la ragazza seduta sulla cattedra, con un cestino di fragole in grembo. L'altra le sorrise, prese uno dei frutti che teneva sulle ginocchia e se lo portò alle labbra; Jane non aveva mai visto nessuno mangiare una fragola in quel modo, lentamente, quasi sensualmente. Non che ne avesse mai avuto l'occasione. Ma sembrava che Eleonor traesse piacere da ogni singolo piccolo morso. Quando ebbe finito, si passò la lingua sulle labbra e lanciò la rosellina di foglie della fragola verso di loro. Con uno scatto da giocatore di basket professionista, Freddy balzò in avanti e la intercettò, per poi riporla con cura in un barattolo di vetro dove giacevano numerose altre foglioline verdi. Jane fece correre lo sguardo sui due ragazzi, con un sopracciglio leggermente sollevato, chiedendosi quante fragole si fosse mangiata Eleonor mentre, evidentemente, la stavano aspettando. E, soprattutto, domandandosi cosa volessero da lei.
"Jane, amica esotica, ti vedo turbata. Sono passati troppi giorni dall'ultima volta in cui ti ho vista sorridere, e per questo voglio aiutarti. Raccontami i tuoi problemi" Disse Freddy, mentre le faceva segno di accomodarsi in uno dei banchi vuoti. Lei si lasciò cadere su una delle sedie, decisa ad evitare l'ennesima discussione, ma davanti allo sguardo profondo e amichevole di Freddy non riuscì a resistere, scoppiando in lacrime:
"È che non so come fare! Eliza pensa che io abbia già risolto tutto, mentre in realtà non ho idea di come chiedere a Philip di invitarla al Prom! E il Prom è domani! E io non ho esperienza di queste cose! L'unica festa a cui ho partecipato in tutta la mia vita è stata la Sagra della Pavlova!"
"La torta neozelandese?" Chiese Eleonor, inclinando la testa perplessa.
"Non è neozelandese! È australiana! Quegli isolani mangiatori di kiwi pensano di poterci rubare la torta!" Sbottò lei, sentendosi ferita nel suo orgoglio nazionale.
"Ma certo, Jane. Era proprio quello che stavamo dicendo prima io e Freddy: che schifo i neozelandesi. Ora possiamo tornare al Prom?"
"Il Prom! Sarà un disastro! Sarà terribile! Sarà peggio del dodicesimo compleanno di mio cugino Ethan! Eliza si è affidata a me per realizzare i suoi sogni, e io l'ho irrimediabilmente delusa!"
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RomansaStoria scritta in collaborazione con @bekka0400 1967. Jane Davis non ha mai saputo cosa volesse dire essere un'adolescente "normale", né quale fosse il suo posto nel mondo. Almeno fino a quando non si trasferisce a San Francisco, città dove conoscer...