[ Kit + Ty ]

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Take my hand, take a breath
Pull me close and take one step
Keep your eyes locked on mine,
And let the music be your guide

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Ty era sempre stato un tipo chiuso e solitario, uno di quelli che riflette tanto e parla poco. Nessuno gliene aveva mai fatto una colpa, dopotutto c'era sempre stata Livvy ad intercedere per il gemello, questo finché Annabel Blackthorn non l'aveva pugnalata al petto con ciò che ne rimaneva della Spada Mortale, uccidendola.


Ty era sempre stato un tipo chiuso e solitario, uno di quelli che riflette tanto e parla poco. E da quando sua sorella Livia era morta, si era chiuso ancora di più nel suo mondo.

Non era mai uscito dalla sua stanza da quando erano tornati da Idris. Non si era allenato, né mangiava con gli altri. Era rinchiuso nel suo piccolo mondo fatto di libri di Sherlock Holmes e cuffie sulle orecchie, anche se Kit stentava a credere che leggesse davvero, visto che il segnalibro era fermo sempre alla stessa pagina.

Era l'unico nell'Istituto che avesse il permesso implicito di avvicinarsi a lui. Non che Ty gli rivolgesse parola o lo guardasse - be', quello non lo faceva mai in realtà - ma era l'unico da cui Ty non scappava se ne avvertiva la presenza nella stanza.

I suoi fratelli erano parecchio spaventati da questo suo modo di fare. La perdita di Livvy aveva distrutto tutti - Tavvy non faceva che piangere quando non la vedeva seduta al suo posto a tavola - ma Ty era quello colpito maggiormente, essendo il suo gemello.

Non aveva pianto. Né una volta riacquistati i sensi nella sala del Consiglio, né al funerale, né dopo essere tornati a Los Angeles. E questo era ciò che spaventava di più Julian e gli altri.

Kit aveva cercato in più occasioni di farlo parlare, alle volte rendendosi ridicolo per farlo sorridere, ma nulla di quello che faceva era servito a qualcosa. Tiberius rimaneva impassibile, il suo volto inespressivo. E Kit si sentiva sempre più inutile.

Finché non lo aveva visto sgattaiolare fuori dalla sua stanza per entrare in quella che, fino a poco prima, era stata la stanza della gemella. Lo aveva seguito senza farsi notare - le rune funzionavano davvero -.

L'Istituto era nel più completo silenzio, data l'ora tarda. Si sentiva solo il miagolio di Church e un rumore non ben definito che arrivava dalla camera di Livia.

Kit aprì leggermente la porta per vederne l'interno, ma la stanza era avvolta nel buio più totale. Solo uno spiraglio di luce che filtrava dalla finestra definiva la sagoma di Tiberius, seduto sul pavimento. Vide la sagoma muoversi - doveva averlo sentito aprire la porta -, ma lo ignorò completamente. Il biondo prese quello come un segno di resa: Ty non si sarebbe ribellato alla sua presenza lì.

Chiuse delicatamente la porta dietro di sé - non voleva svegliare nessuno - e si mise affianco al ragazzo.

"Ty..." un singhiozzo lo interruppe, stava piangendo. Kit provò a tirare fuori la stregaluce ma l'altro glielo impedì, non voleva essere visto in quel modo - anche se non era la prima volta che Kit lo vedeva distrutto -.

"Tiberius, oh Tiberius" cantilenò Christopher circondandolo con un braccio e spingendoselo contro. Sentirlo piangere gli straziava il cuore.

Lo cullò dolcemente, mentre l'altro si teneva con tutte le forze alla sua maglietta.

Gli baciò i capelli e gli canticchiò una canzone che aveva sentito da Max e Rafe. Non riusciva a stare in silenzio. Sentì la pressione delle dita di Tiberius sul suo braccio nudo, lo stava tenendo fermo mentre con l'altra mano gli disegnava una runa. Christopher non si rese conto di che runa fosse, almeno fino a quando non iniziò a distinguere i tratti del viso del ragazzo accanto a lui. Ty gli aveva applicato la runa per la visione notturna - e Kit capì come aveva fatto a riconoscerlo, lì fermo sulla porta -.

Ci mise un po' per abituarsi ai colori notturni, ma una volta in grado di riconoscere anche i granelli di polvere si concentrò sul viso del Nephilim. Gli occhi di Ty erano rossi per il pianto, mentre il suo corpo era ancora scosso dai singhiozzi.

Vederlo così, sull'orlo dell'autodistruzione, lo fece rabbrividire. Quello era un Ty troppo fragile, troppo rotto, che credeva di essere rimasto solo.

Ma non lo era. Tiberius non era solo, non lo era mai stato.

I suoi fratelli e sorelle erano lì per lui.

Emma era lì per lui.

Diana era lì per lui.

Kit era lì per lui.

E non solo come amico.

Era da un po' che se ne era reso conto, la sua, verso Ty, non era solo amicizia. E di questo doveva ringraziare solamente Livia, che gli aveva fatto aprire gli occhi...chissà se un giorno avrebbe avuto modo di ringraziarla a dovere. Per l'Angelo, sperava di sì!

Gli passò una mano tra i capelli così dolcemente che Ty alzò il viso verso di lui, per fissare il suo sguardo in quello dell'altro. Non lo aveva mai guardato con quell'intensità, anzi, non lo aveva mai guardato in nessun altro modo - Tiberius dopotutto non era solito guardare le persone negli occhi - .

Un brivido lo scosse come se fosse stato colpito da un fulmine, lo sguardo di Ty era completamente concentrato su di lui, e gli stava dicendo un mucchio di cose che non aveva il coraggio di dire ad alta voce.

Non sapeva cosa volesse dire quel momento, quello che sapeva ora, però, era che non avrebbe lasciato cadere Ty nell'oblio. Sarebbe stato sempre pronto lì, accanto a lui, per afferrarlo al volo. Perché era questo che si faceva per la persona amata, la si salvava dall'oscurità del mondo. Ed è questo che lui avrebbe sempre fatto per Tiberius Blackthorn.


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Oh no mountains too high enough, oceans too wide
'Cause together or not, our dance won't stop
Let it rain, let it pour
What we have is worth fighting for
You know I believe, that we were meant to be

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Di parole non dette e sguardi inattesi. // Kitty [ Kit +Ty ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora