6 | date (pt1)

983 78 31
                                    

(La settimana scorsa non ho pubblicato perché era festa e perché mi serviva il capitolo per quando sarei stata al mare, buona lettura)

"Isabelle!" urlo entrando in casa.
Sbatto la porta e la testa di mia madre sbuca dalla cucina.
"Alec! cos'è tutto questo fracasso?"
"Mamma...pensavo tornassi domani"
"Ho già avvertito Isabelle, sono qui solo per questo pomeriggio, sta sera partirò di nuovo"
Papà dopo il divorzio si era trasferito e mamma aveva cambiato lavoro per guadagnare di più, questa nuova professione la portava spesso lontana dal Paese quindi era come se io ed Izzy abitassimo da soli.
"Sono felice di vederti"
Ci abbracciamo velocemente.
"Sei sudato" mi fa notare lei ridendo.
"Oh ehm...sono andato a correre"
Maryse, mia madre, annuisce e torna in cucina per preparare il pranzo.
Vedo mia sorella scendere i primi gradini quindi corro sulle scale e afferro il suo polso portandola in camera mia, sotto il suo sguardo confuso.
Chiudo la porta e ci appoggio la schiena.
"Che succede?"
"Prometti di non urlare"
"Magnus?" chiede lei con occhi scintillanti.
Annuisco.
"Siete andati a correre? Che è successo? Raccontami tutto" inizia a saltellare entusiasta.
"Iz mi ha chiesto di uscire, sta sera"
Lei spalanca gli occhi.
"Una sorta di appuntamento?"
Annuisco per l'ennesima volta.
Apre la bocca e quindi le metto una mano davanti ad essa.
"Non urlare" lei annuisce ed io tolgo la mano dal suo viso.
"Dove andate?"
"Non lo so, Magnus mi ha detto che devo sorprenderlo"
"In che senso? Non è stato lui a chiederti di uscire?"
Le spiego quindi che è successo tralasciando il racconto sul parco.
"Lo adoro alla follia!" urla contenta alla fine del racconto.
"Shh Iz!"
"Vuoi che ti aiuti?" mi chiede lei vedendomi in uno stato di totale confusione.
"Te ne prego" sbuffo.
Lei saltella di gioia e batte le mani freneticamente.
Sorrido nel vederla contenta e mi spingo in avanti per abbracciarla.
Lei rimane ferma per un secondo e poi ricambia l'abbraccio.
"E questo per cosa sarebbe?" chiede lei in punta di piedi con la testa sul mio petto.
"Perché ti voglio bene"
"Te ne voglio anch'io fratellone"

**

"Okay Alec non ti preoccupare, andrà bene, sei vestito, profumato e pettinato, il ristorante è prenotato e mamma non è in casa" mi dice Isabelle sulla porta, sapendo della mia terribile ansia.
"Okay, andrà tutto bene" annuisco, respirando profondamente.
"Dove vi siete dati appuntamento?"
"Gli ho detto di venire alla fermata della metropolitana"
Lei annuisce e mi sorride.
"Alec, ti prego, divertiti, stai tranquillo, pensa solo a lui e a nient'altro"
Annuisco e le sorrido di rimando.
Dopo essermi assicurato della presenza delle chiavi nella tasca dei pantaloni neri esco di casa e cammino fino al punto d'incontro.
Sono agitato e non vedo l'ora di vederlo.
È un orario in cui la metro non è troppo affollata quindi individuo subito il ragazzo che da qualche giorno è entrato nella mia vita.
Decido di chiamarlo al cellulare quando sono a qualche metro di distanza.
"Alexander! Non dirmi che sono in ritardo, sono a casa, sto finendo di prepararmi, giuro che tra poco sono lì"
Io rido vedendolo davanti a me.
"Magnus, sono dietro di te"
Lui si gira lentamente e quando mi vede chiude gli occhi per l'imbarazzo.
"Eccomi, sono arrivato" risponde al cellulare.
Rido di nuovo e chiudo la chiamata.
Cammino verso di lui mentre anche lui incomincia a ridere.
"Perché hai mentito?" gli chiedo.
"Non arrivo mai per primo, volevo rendermi desiderabile" ride di nuovo.
"Pensi di doverti impegnare per esserlo?"
Sorride e strabuzza gli occhi per qualche secondo.
Io sospiro felice di non essere stato bloccato dall'imbarazzo.
"Okay, andiamo?" chiedo io guardandolo dalla testa ai piedi.
È bellissimo, così elegante nella sua poca sobrietà, il trucco e gli anelli che si abbinano perfettamente a quella pelle olivastra.
"Certo"

**

"È uno dei miei ristoranti preferiti" dico appena ci troviamo di fronte all'insegna del locale.
"Hai una storia anche per questo?" dice con un luccichio negli occhi che mi fa sorridere.
È così interessato a questa città, ai miei ricordi legati ad essa, alla mia vita.
"I miei nonni materni hanno origini italiane, negli anni 70 si sono trasferiti qui e hanno aperto un ristorante italiano. Agli inizi era un locale improvvisato, serviva solo per mantenere la famiglia che si era allargata con la nascita di mia madre. Il ristorante però ha avuto un grandissimo successo e la gestione è continuata negli anni"
"Lavorano ancora?"
"Spesso passano per vedere come sta andando ma ora i proprietari sono altri"
"Spero italiani, non sarebbe un vero ristorante italiano se non ci fossero cuochi italiani"
Sorrido per il suo tono serio.
"Sì, sono italiani. Hai mai provato la cucina italiana?"
"No e me ne vergogno" si mette una mano sul cuore.
"Bene! Allora questa sera la proverai per la prima volta" esclamo eccitato per potergli offrire una nuova esperienza.
"Alexander sei riuscito a sorprendermi"
"Sono felice di questo"
Ci guardiamo per un attimo negli occhi e poi decidiamo di entrare.

Il tipico profumo e il calore del posto mi colpiscono subito e vedo Magnus chiudere gli occhi e annusare l'aria.
Un cameriere arriva e ci indica il nostro tavolo.
"La pizza è davvero un piatto tipico, non puoi dire di aver provato una pizza se non hai mangiato una pizza italiana" dico io sapendo già cosa prendere.
Lui ride e chiama il cameriere che prende le nostre ordinazioni e ci porta una bottiglia di vino rosso.
"Ma io volevo una bibita Magnus"
"Siamo in un ristorante italiano, beviamo vino italiano" mi guarda risoluto e versa ad entrambi un bicchiere di quella bevanda dal color borgogna.

Iniziamo a parlare del più e del meno, ridiamo, scherziamo e ci godiamo il cibo.
"Domani dobbiamo andare a scuola" sbuffa lui, alzando gli occhi al cielo.
"Già...forse è meglio tornare a casa presto?"
"Alexander..." si mette una mano sulla fronte e muove la testa in senso di negazione.
"Che cosa?" bevo l'ultimo sorso di vino nel mio calice.
"Torneremo a casa quando ci sarà il bisogno di farlo, non ti preoccupare" mi sorride e mi guarda dritto negli occhi.
Io deglutisco abbastanza rumorosamente.
Guardarlo negli occhi mi provoca sempre reazioni strane.
Piacevolmente strane.
"Hai smosso qualcosa dentro di me" sussurro in un sospiro.
Lui sorride con un angolo della bocca.
"E tu in me" questa volta sono io quello che sorride.
Il cameriere arriva e con descrizione ci chiede se la cena fosse stata di nostro gradimento.
Pago successivamente il conto, accompagnato dalle lamentele di Magnus che voleva offrirmi la cena.
Quando usciamo dal ristorante notiamo che l'aria si è fatta più fredda, Magnus al mio fianco si porta le braccia al petto e inizia a strofinarle con le mani.
"Spiegami perché non hai portato una giacca"
"Non stava bene con il resto dell'outfit" sbuffa lui stringendosi ulteriormente le braccia al petto.
Io rido leggermente e mi tolgo la mia.
"Che stai facendo? Ti prenderai la febbre" dice lui guardandomi preoccupato.
"Sta zitto" mi avvicino a lui e gli faccio passare la giacca sulle spalle, in questo movimento i nostri petti si scontrano e i nostri visi si trovano tremendamente vicini.
Posso sentire il suo profumo da uomo, vedere il colore particolare dei suo occhi, le labbra lucide.
È perfetto.
Lui continua a passare lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra e le mie gambe tremano.
Ciò che mi provoca questo ragazzo non ha precedenti.
Mi fa tremare solo guardandomi.
"Ti ho detto che ci sono altri tre parchi in città, sono concentrati in questa zona, posso mostrarteli?" sussurro trovandomi ancora a pochi centimetri dalle sue labbra.
Lui annuisce e abbozza un sorriso.
Vedere la forma che prendono le sue labbra da così vicino è diventato uno dei miei spettacoli preferiti.
"Mi piacerebbe"

what a beautiful choice | malecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora