Jack non riusciva a smettere di pensare ad Elsa.
Ormai non era più di sua competenza, era felice nel suo eremo di ghiaccio e lui doveva accettarlo.
Solo che gli veniva difficile abbandonare così bruscamente quella ragazza che aveva cresciuto come una figlia, istruito come sua allieva e alla quale aveva voluto bene come ad una sorella.
L'aveva sempre ammirata, Elsa: aveva ammirato quella forza di volontà con cui era riuscita ad accettare quel potere e a superare ogni paura o quasi; ammirava il suo modo di fare, così regale, ma dietro al quale nascondeva una potenza selvaggia e indomabile; ammirava la sua dolcezza, che la spingeva a preoccuparsi prima per gli altri che per sé.
Era rimasto colpito soprattutto dalla sua maturità, che si era manifestata già in tenera età, maturità che neanche lui aveva acquisito in un secolo.
E adesso lei poteva fare a meno di lui, ormai aveva spiccato il volo.
"Pensare che fino a poco tempo fa senza di me non avrebbe saputo come fare. Sembra passato niente, invece sono già passati dodici anni ..."
Per lui gli anni passavano velocemente, il mondo gli scorreva davanti e invecchiava in un secondo.
Quando si è immortali ed eternamente giovani lo scorrere del tempo perde completamente di significato.
Eppure voleva che Elsa non passasse mai, ma che restasse così com'era in quel momento, bella e fiera di ciò che era diventata.
"È uno spettacolo meraviglioso, non trovate? Così bello che se si potesse ... si congelerebbe volentieri per preservarne la bellezza in eterno ..."
Gli tornarono in mente le parole che aveva rivolto alla madre di Elsa.
Era esattamente ciò che avrebbe voluto fare con Elsa: non congelarla, ma preservarla così in eterno.
La sua pelle candida, i capelli biondo platino, gli occhi azzurri come pozze d'acqua cristallina in cui sarebbe annegato volentieri, le labbra rosse come il sangue che le scorreva nelle vene, marchio della condanna alla mortalità.
Una come lei avrebbe meritato niente di meno dell'immortalità e dell'eterna giovinezza, doni degni di una dea, qual'era.
Però non come era toccato a lui e ai Guardiani, la cui potenza e vitalità erano appese al filo della fede che i bambini riponevano in loro.
Ma perché stava pensando a queste cose?
Perché ogni suo pensiero ruotava intorno ad Elsa?
Perché ogni fibra del suo corpo desiderava unicamente di averla accanto e di non lasciarla mai andare?
Si sentiva pronto a sfidare la Morte, per potergliela strappare dalle grinfie nell'ultima ora e per portarla via con sé, in volo nell'alto dei cieli, tra le nuvole, sulla luna e tra le stelle.
Non voleva ammetterlo neanche a sé stesso, ma ormai non poteva negarlo.
Sentiva l'Uomo nella Luna ridacchiare: persino lui aveva capito.
Per questo soffriva ad aver lasciato Elsa lì nel castello a compiacersi della sua solitudine e dei danni che aveva causato al suo regno, anche se non gliel'aveva fatto intuire.
"La amo e non c'è niente che possa fare. Il mio cuore è suo, ormai."
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Le cose che non dici
FanfictionElsa, come ben sappiamo, ha un rapporto alquanto conflittuale con i suoi poteri devastanti, che le hanno funestato l'esistenza fin dalla tenera età. Ma non è sola, nella sua lotta: lo Spirito dell'Inverno, Jack Frost, decide di aiutarla, spinto dall...