Le cose che non dici

12. Dimmi perché

Jack non si era più fatto vedere, in compenso Anna era andata da Elsa, per tentare di ricucire un rapporto di amore fraterno che si era infranto troppo presto e per chiederle di scongelare il regno, precipitato in un inverno perenne.
Elsa non poteva fare niente per l'inverno, e, in preda all'agitazione, aveva lanciato una stilettata di ghiaccio nel cuore di Anna, che era scappata subito dopo.
Sua sorella rischiava davvero la vita, stavolta.
L'eccitazione e l'orgoglio iniziali di Elsa stavano sfumando, lasciando il posto all'ansia da responsabilità non prese e alla preoccupazione per le conseguenze delle sue azioni, il tutto condito da una sana dose di paura, che le attanagliava le viscere.
"Cosa posso fare?"
-Ah, dannazione!- esclamò, tirando un pugno contro un muro.
-Perché? Perché tutti questi disastri per colpa mia? Non potevo nascere normale? Eh?
Gli occhi di Elsa erano pieni di lacrime, che scivolarono sulle sue guance arrossate dal freddo non appena batté le palpebre.
-Dannazione ...
"Jack, perché non torni da me? Ho bisogno di te, mi sei rimasto solo tu."
Elsa adesso era davvero disperata: aveva condannato a morte sua sorella, l'unica nel regno che non aveva paura di lei e che non la considerava un mostro; aveva cacciato via Jack, l'unico che poteva aiutarla con i suoi poteri e che l'aveva sempre sostenuta ...
Era da sola.
Ma in fondo non era quello che voleva?
Dopo una vita da reclusa in quel castello, l'unica cosa che desiderava era stare lontana da tutti per fare finalmente quel che voleva in santa pace.
E adesso si stava pentendo di tutto quanto.
Voleva stare da sola, ma non sapendo che Anna stava morendo per colpa sua e che Jack era deluso dal suo comportamento.
Fuori dal castello si erano appostati dei soldati, guidati da Hans.
"Sapevo che quel tipo non avrebbe portato niente di buono."
Lui e due dei suoi irruppero nel castello, mentre gli altri si occupavano del gigante di ghiaccio che aveva messo di guardia alla porta.
"Dovrò combattere."