Freddo come Frost

801 42 51
                                    

Erano passate quasi tre settimane da quando Jack aveva lasciato Elsa: aveva fatto nevicare su tutta la città, provocando la chiusura delle scuole per neve. Adesso i bambini si stavano divertendo nella piazza davanti a lui a fare pupazzi di neve, guerre di palle di neve e roba simile.
Nonostante i loro volti felici e il loro divertimento, che per lui era di solito più che contagioso, stavolta nemmeno una scenario simile riusciva a tirarlo su di morale.
Osservava il panorama intorno a lui. Tutto era freddo e gelido: freddo come il suo cuore.
Freddo come Frost.
Era stupido, lo sapeva. Oramai erano passate quasi due settimane e volente o nolente, non avrebbe più potuto rivedere Elsa. Doveva smettere di pensare a lei, ma non ci riusciva.
Non poteva fare a meno di chiedersi se fosse stata felice da allora o se la sua presenza nella sua vita, non avesse fatto altro che distruggerla e farla soffrire.
Chiederselo era inutile, era consapevole del fatto che non avrebbe mai potuto sapere come fossero andate realmente le cose, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per saperlo.
Alzò lo sguardo al cielo, fissando la luna.
"Ti prego dimmi solo se é stata felice. E' l'unica cosa che voglio sapere!"
Ma, ancora una volta, il silenzio fu l'unica risposta che ricevette. Amareggiato si lasciò trasportare dal vento fino al palazzo di Nord.
Una volta arrivato lì fu sorpreso nel trovare tutti i guardiani (tranne Sandy, che stava svolgendo fuori il suo lavoro), seduti a un tavolo a parlare. Non si erano ancora accorti della sua presenza. Stava per salutarli, quando sentì che stavano parlando di lui.
Nord, col suo immancabile accento russo, stava dicendo: "...io avevo detto! Io non sbaglia mai! Bisogna avvertire Jack..."
Dentolina intervenne agitata.
"No! Non hai notato nelle ultime settimane come stava giù? L'ho visto osservare i bambini divertirsi e lui aveva invece un'espressione tristissima, decisamente non da lui! Non so quale sia il motivo, ma deve essergli successo qualcosa di grave e una notizia del genere lo distruggerebbe...dobbiamo aspettare!"
Calmoniglio sbuffò.
"Quanta agitazione per quel ragazzino, perché vi fate tanti problemi? Al massimo glielo dico io! Non vedo l'ora di vedere la faccia che farà!"
Dentolina lo guardò male.
"Io non farei tanto lo spiritoso fossi in te...ci tieni così tanto ad avere tutte le tue uova congelate...un'altra volta?"
Calmoniglio deglutì, terrorizzato al ricordo di quell'evento.
Jack avanzò, questa volta lo videro e improvvisamente tutti smisero di parlare imbarazzati.
"Allora? Cos'é che dovrei sapere esattamente?"
Tutti si scambiarono delle occhiatacce terrorizzate.
"Oh, quasi dimenticavo, gli Yeti hanno sbagliato il colore dei trenini...un'altra volta! Meglio che io vada a controllare...potete sempre dirglielo voi no?" disse Nord, sparendo in direzione della fabbrica.
Dentolina arrossì, era palesemente a disagio.
"Io, ecco... Dente da Latte si è persa...meglio che vada a cercarla! Calmoniglio eri tu che insistevi per dirglielo no?" detto questo volò via.
Jack fissò con sguardo indagatorio Calmoniglio, che iniziò a sudare freddo.
"Ehm ecco io...é una bella giornata no?"
"Cosa mi state nascondendo?"
"I-io nulla!" finse di controllare l'ora, anche se non aveva un orologio al polso. "Ma quanto si è fatto tardi! Ho ancora 130.000 uova da dipingere...devo proprio andare!"
Detto questo batté un piede a terra, ai suoi piedi si formò una tana di coniglio e vi si gettò dentro. Era il suo modo di viaggiare velocemente.
Jack provò a seguirlo, ma non fece in tempo: la tana si era richiusa subito, lasciando solo il freddo marmo.
"Bene! Tanto non volevo saperlo!" esclamò Jack ironico.
Oramai arreso, si diresse verso l'esterno, si fermò tra la neve a fissare dubbioso il cielo stellato.
Fu in quel momento che sentì una voce chiamare il suo nome alle sue spalle. Si girò d'istinto perché quella voce gli risultava familiare, ma quando vide di chi era rimase deluso.
"Fantastico ora ho anche le visioni!" pensò tra sé, assolutamente certo che quella persona non potesse essere realmente lì.
Fece un sospiro amareggiato, chiuse gli occhi e se li strofinò. Ma quando li riaprì quella ragazza era ancora lì e lo fissava con aria incerta.
Non poteva essere vero. Socchiuse gli occhi come per mettere meglio a fuoco quella persona, ma l'esito non cambiava: davanti a lui continuava ad esserci la figura di Elsa che lo fissava.
Ok, ora ne era certo: era impazzito e aveva le allucinazioni. Sospirò afflitto, dato che nessuna delle due idee lo entusiasmava. Ma fu proprio in quel momento che gli venne quasi un infarto nel sentire quella figura parlare di nuovo, proprio con la voce di Elsa.
"Mi aspettavo un'accoglienza più calorosa, non sei felice di vedermi?" ridacchiò lei.
Il cuore di Jack iniziò a battere a mille, ma cercò di darsi una calmata e di tornare alla realtà, mettendo insieme una frase sensata.
"Tu non puoi essere qui!"
Elsa aprì le braccia indicando la sua stessa figura.
"Eppure eccomi qui!" elargì con un sorriso.
"E' impossibile! In quest'epoca dovresti essere morta già da un pezzo!"
"In effetti sono morta...poco dopo che tu te ne sei andato da Arendelle" abbassò lo sguardo "Sono state le ombre che aveva lasciato Hans nel mio cuore...non se ne erano andate via del tutto!" fece una pausa, come se il solo ricordo di quel momento le provocasse ancora dolore, poi alzò nuovamente lo sguardo, facendolo tornare fiero e deciso " Ma poi, quando ero sicura che tutto sarebbe finito...è allora che l'ho sentita indistintamente: una voce, la voce della luna!"
Jack sgranò gli occhi.
"La luna?"
"Sì, mi ha detto un nome: 'Regina delle Nevi', é allora che ha fatto di me una leggenda! Anche se come nome devo dire che preferisco 'Regina di Ghiaccio' " disse lei, accennando un timido sorriso a Jack.
Jack rimase a fissarla senza parole: era troppo bello per essere vero e non voleva illudersi che fosse reale se non lo era.
"N-non è possibile! Cioè ammettiamo che quello che dici fosse vero...saresti diventata una leggenda nella tua epoca, non potresti comunque essere qui, in quest'epoca!"
"Quella sera la luna ha stretto un patto con me: sapeva che l'unica cosa che mi angosciava era il futuro di mia sorella, così ha chiesto ad un guardiano...Sandy, di fare una polvere simile a quella che aveva fatto Pitch, questa volta derivata dal mio più grande sogno, ovvero la possibilità di poter stare sia con te che con mia sorella. Ci ha messo un po' per farla, ma è stato un bene, perché mi ha permesso di stare vicino a mia sorella, anche se non é stato facile farle credere in me. Ma dopo vari tentativi alla fine ce l'ho fatta e non crederai mai a chi mi ha dato una mano! Più tardi devo assolutamente raccontartelo!"
Elsa aprì una delle sue mani e mostrò un sacchetto trasparente con della polvere, simile a quella che Pitch aveva dato a Jack, solo dorata.
"Con questa polvere posso viaggiare quando voglio tra le due epoche, proprio come hai fatto tu. Ma la luna mi ha dato una condizione: potrò usare la polvere solo per stare vicino a mia sorella, quindi dovrò restituirla a Sandy quando lei sarà..."
Non riuscì a dirlo e la sua faccia si incupì, ma Jack capì cosa volesse dire. Nonostante l'esauriente spiegazione Jack faticava ancora a crederci, rimuginava nella sua mente per trovare qualcosa che non andasse. Ma non la trovò: aveva esaurito le scuse. Nonostante fosse assurdo e troppo bello per essere vero, a quanto pare Elsa era davvero lì.
Sentì una gioia indescrivibile percorrergli tutto il corpo, sentì gli occhi farsi umidi e gli veniva quasi da piangere dalla gioia. Nonostante questi sentimenti era rimasto immobile, con la bocca spalancata e il cuore che gli batteva all'impazzata.
Se anche quello fosse stato solo un sogno, desiderava non svegliarsi più.
Elsa si finse offesa e con tono ironico disse: "Bene...se proprio non sei felice di rivedermi me ne vado!"
Si voltò, ma la mano di Jack le afferrò velocemente il braccio, costringendola a rigirarsi verso di lui, quindi la spinse a sé e la strinse in un forte abbraccio.
Inizialmente Elsa si stupì di quel gesto inaspettato, ma poi sorrise e ricambiò l'abbraccio.
Jack la strinse forte, come a voler essere sicuro che lei fosse davvero lì, che fosse tutto reale.
"Allora é vero, sei proprio tu! Sei proprio qui!" senza accorgersene quelle parole gli uscirono leggermente singhiozzanti, ma questa volta per la felicità.
"Già, e a quanto pare dovrai sopportarmi per un bel po'!"
Jack si sciolse dall'abbraccio e portò le braccia verso l'alto, fino ad afferrare il viso di Elsa.
Lei lo osservò. Aveva gli occhi languidi, ma il suo volto aveva un sorriso stupendo, pieno di felicità.
Lui pure la fissò negli occhi: aveva quello stupendo sorriso stampato sul volto che lo faceva impazzire, che gli scaldava il cuore.
Jack si avvicinò a lei e le diede un leggero bacio sulla fronte.
Quell'unico semplice gesto, significò per Elsa più di mille parole. Poteva sentire dentro di lei quello che lui provava: l'amore e la felicità che sentiva in quel momento, nel poterla rivedere, riabbracciare e sapere che sarebbe rimasta lì al suo fianco per sempre. Lo sapeva anche perché erano gli stessi, meravigliosi sentimenti, che lei provava in quel momento.

La Regina di GhiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora