La cruda verità

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Quella mattina Jack si svegliò per primo.
Fissò Elsa che ancora dormiva serena tra le sue braccia. Era bellissima, avrebbe passato ore, giorni, settimane, anche solo a guardarla e non si sarebbe mai annoiato.
Avrebbe passato anche l'eternità con lei.
Fu quel pensiero a fargli sussultare il cuore, sentì come se d'un tratto qualcuno gli avesse tolto l'aria.
Eternità.
Era un tempo troppo lungo e Elsa non lo aveva. A differenza sua, Elsa sarebbe cresciuta, invecchiata e poi... il solo pensiero lo fece stare malissimo.
Posò delicatamente Elsa sul pavimento, attento a non svegliarla, si affacciò al balcone del castello di ghiaccio, come per prendere l'aria che sentiva mancargli e fissò il sole dell'alba.
Per la prima volta nella sua vita odiava il poter vivere per sempre.
Elsa si svegliò, ma non volle ancora aprire gli occhi. Si era appena ricordata ciò che era successo la notte prima, il solo pensiero la rendeva felicissima, ma anche tremendamente imbarazzata.
Come si sarebbe dovuta comportare adesso?
Cosa avrebbe dovuto dire?
Doveva far finta di nulla?
O doveva forse comportarsi in modo diverso?

Socchiuse gli occhi per osservare la situazione. Diede un sospiro di sollievo nel vedere Jack già in piedi, di spalle, affacciato al balcone. Aveva tempo per pensare a cosa dire: alla fine optò per qualcosa di generico.
"Bé, a quanto pare quell'uomo nel bosco aveva ragione!"
Jack si voltò di scatto verso di lei con aria interdetta.
"A cosa ti riferisci? E quale uomo?"
"Ho incontrato un uomo una sera nel cuore del bosco di Arendelle, mi ha detto che eri reale e che mi avresti aiutato a sciogliere il mio cuore di ghiaccio. Si chiamava Pitch penso...o qualcosa del genere"
Al sentire quel nome Jack sbiancò più del solito, sgranò gli occhi terrorizzato, sembrava avesse visto un fantasma.
Elsa lo fissò dubbiosa, chiedendosi se avesse detto qualcosa di sbagliato.
"Tutto bene Jack?"

Jack rimase per qualche istante in quella posizione, come congelato: non poteva credere a quello che aveva appena sentito, gli ci volle qualche istante per metabolizzarlo

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Jack rimase per qualche istante in quella posizione, come congelato: non poteva credere a quello che aveva appena sentito, gli ci volle qualche istante per metabolizzarlo. Poi finalmente si mosse, afferrò il suo bastone e si lasciò trasportare dal vento. L'unica cosa che Elsa riuscì a sentire prima che andasse via, fu: "Devo andare".

Jack volò il più veloce che poteva, in un attimo arrivò al bosco di Arendelle, iniziò a passare veloce tra gli alberi.
Pitch, era davvero lui?
Cosa faceva ad Arendelle?
Ma soprattutto cosa voleva da Elsa?

Quando arrivò a quello che dava l'impressione di essere il centro del bosco, iniziò ad urlare furioso il nome di Pitch.
"Dove sei? Esci fuori, lo so che sei qui!"
Jack udì una gelida risata alle sue spalle, si voltò immediatamente e vide sbucare da dietro un albero l'inconfondibile figura di Pitch. Non sembrava sorpreso di vederlo.
"Jack, ti stavo aspettando, finalmente sei arrivato!"
Jack gli puntò minaccioso il bastone contro.
"Cosa ci fai qui Pitch? Cosa vuoi da Elsa? Se intendi farle del male io..."
"Ehi ehi ehi! Quante minacce, non pensi invece che dovresti ringraziarmi? Senza il mio aiuto non avresti mai conosciuto Elsa e dubito che avrebbe ricreduto in te se io non le avessi parlato prima"
"Sei il solito bugiardo! E' stata la luna a dirmi di Elsa in sogno, probabilmente voleva che la difendessi dalla paura...da TE! "
Pitch scoppiò in una fortissima risata.
"No, cioè Jack fammi capire: pensi davvero che la luna, che per più di trecento anni non ti ha detto altro che uno stupido nome, d'un tratto ti sia apparsa in sogno e si sia messa a dialogare con te, per ben due volte addirittura? Non pensi piuttosto che potesse essere stato qualcun'altro? Non pensi che quello non fosse un sogno...bensì un INCUBO?"
Jack rimase letteralmente senza fiato, sgranò gli occhi esterrefatto.
No, non poteva essere vero.
Eppure quella sensazione di angoscia che provava durante quei sogni, quella sensazione che quel ghiaccio non fosse il suo...tutto avrebbe senso.

"Vedi Jack, desideravi così tanto parlare con l'uomo della luna, che è stato facile farti credere che fosse lui a parlarti e non io"
"Qual'é il tuo piano diabolico Pitch?"
"Piano diabolico? Oh, Jack quante volete devo dirtelo noi siamo uguali e io voglio solo aiutarti!"
"Prova a dire un'altra volta che siamo uguali e ti faccio diventare un ghiacciolo!"
"Ma tu pensi davvero che abbia scelto io di essere così? La verità Jack, è che l'uomo della luna non differisce molto dai fearlings, entrambi non hanno fatto altro che farci diventare delle leggende, ci hanno messo al mondo, ma non ci hanno detto altro, non hanno chiesto se lo volevamo, si divertono a vederci soffrire, a sbagliare, a domandarci perché esistiamo. Non dicono cosa dobbiamo fare, cosa sia giusto, per loro siamo solo dei burattini. La luna ha visto che ero io a farti fare quegli incubi, ti ha avvisato? No! Probabilmente in questo momento sta ridendo alle tue spalle!"
Jack sentì la terra mancargli sotto i piedi, era sconvolto, non l'aveva mai vista in questo modo, era assurdo! Ma allora perché tutto sembrava avere senso?
Ma c'era una cosa che lo aveva turbato ancora di più, una cosa che non aveva mai considerato prima d'ora.
Che Pitch non avesse mai chiesto di diventare l'uomo nero.
"La verità Jack, è che se non fosse stato per me Elsa non l'avresti mai conosciuta"
No, Jack non riusciva ad accettare quelle parole, quelle verità.
"Sei solo un maledettissimo bugiardo!"
"Jack, non ti sei mai chiesto se fosse strano tutto questo?"
Jack lo guardò sbigottito, non capiva a cosa si riferisse.
"E già, a volte vivere in eterno ti fa perdere la cognizione del tempo vero Jack? Hai vissuto in così tante epoche che niente agli occhi ti sembra strano. Ma se osservi meglio capirai che questa Arendelle fa parte di un passato lontano, non del presente in cui vivi tu coi tuoi guardiani...regine, principesse, abiti, tutto riporta al passato. Un passato che stai vivendo solo grazie a me, in realtà la tua Elsa è deceduta secoli fa, dato che la luna non vi ha fatto incontrare, non l'hai potuta aiutare a sciogliere il suo cuore di ghiaccio. Ho trovato che fosse un'ingiustizia, così eccomi qua!"
Elsa morta? Il solo pensiero strinse il cuore di Jack in una morsa di dolore lancinante. Sentiva la disperazione che cresceva fortissima in lui, ma tentò di tramutarla in rabbia, accanendosi contro Pitch.
"Quello che dici è assurdo! Come avresti fatto a fare una cosa simile, sentiamo!"
"Vedi Jack, da quando tu e i guardiani mi avete segregato nelle mie stesse paure, sono stato male e ho sofferto per molto tempo. Ho appreso e testato su me stesso la forza distruttiva della paura, ma col tempo ho imparato anche il suo più grande pregio: dalle nostre più grandi paure nascono i nostri più grandi desideri. E' grazie a questa consapevolezza che ho domato la mia più grande paura, sono riuscito a riprendermi, per molto tempo non ho fatto che seguirti Jack, sono stato la tua stessa ombra. Analizzavo le tue paure, sapevo che ce le avevi, molte sono simili alle mie, ma ricercavo la più grande di tutte. Alla fine l'ho trovata: la paura di non trovare mai nessuno che possa capirti veramente, credere in te per sempre, non lasciarti solo, non considerarti solo una stupida favola per bambini a cui gli adulti ormai non credono più. Ho preso quella paura e per anni l'ho analizzata, ho analizzato il desiderio legato ad essa, mi ci è voluto tempo e parecchio dispendio di energia, ma alla fine ce l'ho fatta, da quella paura ho creato una polvere...questa!"
Pitch lancia un sacchetto trasparente con della polvere nera e una minuscola boccetta con del liquido nero come la pece. Jack li prese in mano e li osservò dubbioso. Ma incurante Pitch continuò il suo racconto.
"Dopo innumerevoli tentativi sono riuscito ad usarla, e usandola su di me la polvere mi ha portato qui ad Arendelle. Mi sono ricordato di Elsa, secoli fa avevo sentito vivamente le sue paure, così forti e pure...la regina con strani poteri e un cuore di ghiaccio. Ed allora ho capito: la polvere era creata dalla tua più grande paura, quindi poteva esaudire il tuo più grande desiderio. Ho usato nuovamente la polvere e sono tornato all'epoca attuale, sono entrato nel tuo incubo, poi ti ho seguito, come avevo sempre fatto negli ultimi anni. Quando ti trascinavi nel vento verso Arendelle è stato facile gettarti addosso la polvere, dissolta nel vento sembra del semplice fumo, probabilmente nemmeno ci hai fatto caso. Il resto penso tu lo sappia"
Jack osservò a testa bassa il sacchetto e la fiala, pensava che tutto ciò fosse assurdo, doveva esserlo, ma aveva le mani tremanti.
"Cos'è questa?" chiese indicando la fiala.
"Creare quella è stato davvero difficile e doloroso. L'ho creata dall'estratto della polvere stessa, ne ho dovuta usare una gran quantità, oltre che anni di lavoro. Non ho più polvere necessaria per farne altra, quindi ti consiglio di non romperla"
"Ti ho chiesto COSA è!"
"Qual é adesso il tuo più grande desiderio Jack?"
Jack non gli rispose, fu Pitch a farlo e Jack si sentì strano, sembrava potesse leggergli nella mente.
"Allora, vediamo...la tua paura adesso è che Elsa possa soffrire nuovamente, che possa tornare ad avere il cuore di ghiaccio, che passi il resto della sua vita nel dolore e nella disperazione. In realtà sei riuscito a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, ma adesso la tua paura è un'altra. La ami, vorresti restare con lei per sempre, ma non puoi, sai che non è giusto, tu resterai per sempre un ragazzino, mentre Elsa crescerà, vorrà avere qualcuno che le possa stare vicino sempre, qualcuno di visibile a tutti, che possa sposarla, donarle dei figli, regnare con lei, invecchiare insieme a lei. D'altro canto se l'abbandoni adesso il suo cuore tornerà ad essere di ghiaccio...è un bel problema non trovi?"
Pitch fece una breve pausa, per poi avvicinarsi di nuovo a Jack, indicando la fiala che aveva in mano.
"Per tua fortuna questa può risolvere il tuo problema, essendo stata creata dalla tua paura, può anche esaudire il tuo più grande desiderio. Se la bevi tonerai ad essere un mortale, potrai vivere una vita normale, quella vita che ti è stata tolta troppo presto"
Fu Jack stavolta a ridere di lui.
"Ok, se pensi che io creda a questa buffonata e che per qualsiasi motivo al mondo berrei un intruglio fatto da te, ti sbagli alla grande!"
Pitch sbuffò, temeva una reazione simile e con il tono di chi cerca di spiegare una cosa ad un bambino gli disse: "Io fossi in te ci penserei bene Jack, tornando umano potresti vivere con Elsa, renderla davvero felice, sciogliere per sempre il suo cuore di ghiaccio, saresti visibile a tutti e anche tu saresti felice"
Jack esitò un momento, poi fissò Pitch con sguardo interrogatorio.
"E TU cosa ci guadagni?"
"Oh Jack, pensi davvero che io si così subdolo?"
Jack rispose con un'espressione che urlava da tutti i pori: Sì!
Pitch ricambiò con un'espressione offesa.
"Pensi che io non sappia nulla di cosa voglia dire voler bene a qualcuno vero? Ma non è così!"
Dopo quelle parole Pitch abbassò lo sguardo, Jack notò qualcosa di strano nella sua espressione, qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di vedere sul volto di Pitch: ansia, paura, solitudine, disperazione...gli stessi sentimenti che lui ormai conosceva fin troppo bene.
"Non ricordo chi ero prima di diventare Pitch, ma c'è una cosa che mi ricordo: una voce. Una voce femmile che urlava il mio nome, non ricordo chi fosse ma so solo che dovevo correre da lei, a qualsiasi costo, ma quello che trovai furono solo i fearlings, un dolore lancinante, paura, disperazione, sensazioni terrificanti si affollavano in me: tutto sembrò durare pochi attimi, come ore...poi nulla. Da allora sono diventato Pitch Black, per anni ho cercato quella voce , ma non l'ho mai trovata"
Jack fissò Pitch, iniziò a provare qualcosa per lui...pietà? No, non era possibile, quell'uomo non se la meritava, o almeno così credeva. Una domanda gli venne spontanea.
"Anni fa hai rubato tutti i ricordi custoditi da Dentolina, tra quelli c'erano sicuramente anche i tuoi, allora perché non li hai visti?"
"Di chiunque fosse quella voce, quella persona era già morta da anni. A cosa sarebbe servito?" fece una breve pausa, poi sul suo volto tornò la sua solita espressione "Ma nel tuo caso Jack è diverso: tu puoi scegliere, puoi vivere con Elsa ADESSO, puoi renderla felice, puoi evitarle una vita intera di sofferenza!"
Jack rimase senza parole, fissò scioccato la fiala che aveva in mano, non sapeva cosa dire, non sapeva cosa pensare, non sapeva cosa credere.
"Riflettici bene Jack, da questa decisione non dipenderà solo la tua felicità, non avrai una seconda occasione e ti avverto, se sceglierai male condannerai Elsa e lo sai! Ti consiglio solo di scegliere in fretta, di polvere nel sacchetto te ne è rimasta poca!"
Pitch non disse altro, fece qualche passo indietro, fino a sparire tra gli alberi. Jack lo fissò impotente andare via, fissò poi nuovamente la fiala, sapeva quale sarebbe stata la cosa giusta da fare prima che gli fossero venute strane idee, così la strinse nel pungo e lo alzò, per poi scaraventarlo con tutte le sue forze verso il basso.
Ma era troppo tardi. Non aveva aperto il pugno, non riusciva a farlo.
Così mise il pugno nella tasca della felpa e vi adagiò la fiala, poi richiamò il vento e si lasciò trasportare da esso, prese un po' di polvere dal sacchetto e la provò a lanciare davanti a lui, la povere si dissolse in un fumo che lo ricoprì.
Quando il fumo di dissolse il suo cuore ebbe un sussulto nel vedere che Pitch aveva ragione. Era indubbiamente nel suo presente adesso: case, strade, vetture...tutto era diverso da Arendelle. Amareggiato volò fino al lago di ghiaccio, il luogo dove andava per pensare.

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