il vecchio

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Già... Il vecchio. Potevo risparmiarmi di andarlo a trovare ma era un obbligo dato che solo lui "poteva", ma non ne sono poi così sicura, aiurarmi.
Un dannato vecchio che sta seduto sulla sua poltrona di pelle di yacht dalla mattina alla sera senza fare altro.

Arrivai davanti all'imponente portone, bussai. Nessuna risposta dall'interno. Decisi di entrare lo stesso. Spinsi la porta che si aprì scricchiolando sotto il tocco delle mie mani.

«Ehy là! C'è qualcuno?» guardai verso la poltrona posta su una specie di altare alla fine della grande stanza. Era da un sacco di tempo che non venivo qui, bastarono quei pochi secondi per ricordarmi perché.
«Ti ho per caso dato il permesso di entrare?» disse il vecchio Parendor affacciandosi dalla balconata sospesa sulla altare, non alzai lo sguardo perché sapevo già cosa mi avrebbe fatto, «Rispondimi, piccola insolente! Ti ho fatto una domanda.» disse freddo, strinsi i pugni, «Non chiamarmi così. O ti faccio vedere io chi deve chiedere scusa.» lo sentii camminare verso una delle scalinate laterali, quella a sinistra precisamente. Ad un tratto si mise a ridere e cominciò ad applaudire, «Cos'hai da ridere, brutto vecchio idiota!» la sua risata si fermò e le mani si bloccarono sospese nell'aria, sentii il suo respiro sprofondare nei suoi polmoni, «Moderiamo i termini, Signorina!», alzai lo sguardo e subito si incontrano i nostri occhi, i suoi neri freddi e profondi, i miei marroni caldi e limpidi.
«Cosa ti porta qui?» disse avvicinandosi alla sua poltrona, feci un passo avanti e chinai la testa, «Ecco... Volevo solo dirvi che proprio ieri ho salvato un drago.» il respiro mi si bloccò in gola, il vecchio si sedette e tossì leggermente, «Sei riuscita a comunicare con lui? Come ci sei riuscita?», sbattei le palpebre, alzai la testa e fissai i miei occhi nei suoi, «Vecchio, dovresti saperlo no? Bludvist è un drago. Non fare finta di aver dimenticato.» spuntò un sorriso sul suo viso, le sue labbra raggrinzite si incrinarono in modo odioso, «Pensavo che quel mostro fosse morto. Ma mi sbagliavo!» mi alzai e mi diressi verso la porta, per quello che mi interessava, il mio lavoro li era finito, «Di già...» mi girai al suono delle sue parole, «Perché vai via, non devi dirmi altro?» mi diressi verso la porta e quando appoggiai la mano su di essa dissi: «Ero solo venuta a vedere se foste ancora vivo, per sfortuna.» detto questo, detto tutto. Sentii i suoi passi sul pavimento di legno e il bastone che ticchettava lievemente su di esso, poi vidi un ombra sulla porta sottile lunga e alta e quando la vidi abbassarsi velocemente sentii un forte dolore sulla schiena. Uscii da quella porta enorme che chiusi alle mie spalle, con un profondo respiro mi incamminai e mi diressi al luogo dove avevo lasciato il piccolo Freccia.

«Dove te ne vai, a quest'ora?», mia madre mi aspettava sull'uscio di casa, «Sono... andata a trovare una persona, molto anziana!»,«Sei andata a trovare il Saggio dei Draghi? Se è cosi allora cosa ti ha dato?»,«Una bastonata sulla schiena, ecco cosa mi ha dato!» la mamma arrabbiata mi prese per un orecchio e mi portò davanti al granaio dove tenevamo il raccolto e le provviste, «Perché quel pazzo invecchiato avrebbe dovuto bastonarti. Girati, fammi vedere!» mi girai di spalle e mia madre facendomi piegare mi alzò la maglietta fino alle spalle, scorse una cicatrice profonda abbastanza da far ricordare che il vecchio saggio ha una lama lungo tutto il bastone, «Quel vecchio insolente, te la sei curata tu, vero? Se lo prendo, io... lo bastono col suo stesso arnese.» abbassandomi la maglietta cercai di farle capire che era solo stata colpa mia, ma quando lei si impunta è come un mulo nessuno la smuove da li. «E va bene, mi arrendo. Ma sappi una cosa: prova solo a farti impedire da quel vecchio di fare il primo passo e sarai in un casino che nemmeno tu potresti immaginare», la lasciai confusa dal quel mio aneddoto e poi mi trasformai in drago spaccando il volo.

Mi diressi nel bosco per trovare da mangiare per il pranzo di domani. Mi ero fermata sotto un albero per seguire con l'occhio un bell cinghiale quando ad un tratto si mise a piovere, più il tempo passava, più diventava una tempesta. Dovetti passare la notte in un tronco cavo non molto lontano dalla tana dei cinghiali, «Dannazione, non avrei dovuto venire qui senza prima dare un occhiata allo spostamento dei venti. Maledizione a me e all'idea di cacciare la selvaggina!». Cominciai a rannicchiarmi e ad alitarmi sulle mani, ma invano riuscii a riscaldarmi.

la ragazza dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora