Occhi bianchi

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Una volta tornati al villaggio, Buldvist scaricò Kar davanti alla sala degli incontri e poi si diresse a casa, lasciando la legna dietro casa e poi si accovacciò lì affianco, "Yukine? Ci sei? Credo che dovresti tornare.." un filo di stanchezza trasudava dalle sue parole ed io, respirando affondo, ripresi il controllo della mia mente e tornai umana. Tutta dolorante salii dritta in camera dove, ad aspettare, trovai il piccolo Freccia che al sol vedermi mi corse incontro e si agrappò alla mia gamba mangiucchiando il mio polpaccio, «Piccoletto, fai il solletico così!!» ridacchiando lo presi tra le mie braccia stringendolo e lasciando un tenero bacio sulla sua testa spinata, in risposta ricevetti un tenero mugolio che mi sciolse il cuore. Mi buttai letteralmente sul letto, sprofondando tra le coperte di lana, seppellendo la testa sotto il cuscino e dopo pochi secondi caddi nella trappola del sonno.

Mi svegliai di colpo sentendo delle mani fredde esplorare il mio corpo coperto di ferite e lividi. Spalancai gli occhi ma davanti a me non vi era nulla, scossi la testa pensando fossero solo dei topolini che mi camminavano su. Subito dopo mi spaventai notando come il materasso del letto si abbassò come se qualcosa fosse lì a premerci su. Una scossa di terrore mi colpì dritta in viso facendomi cadere dal letto. Mi alzai di colpo guardando come l'orma del corpo di qualcuno si fece spazio sulle coperte. Chiusi gli occhi per due secondi per poi riaprirli, mostrando quelli di Buldvist e, solo allora, mi accorsi che quest'entità ignota era uno spirito dal mantello di drago. Lo riconobbi, o meglio, mi ricordai di averlo già visto, ma dove? Non ricordavo bene quella scena, ma lui era sempre stato la mia ombra da quando ne scoprii l'esistenza. Lo vidi girarsi verso di me e, con i suoi occhi completamente bianchi, mi fissò  con così tanta concentrazione che sentii come se mi leggesse nell'anima. Deglutii con forza, sentendo la saliva graffiare la mia gola secca. «Ti ricordi, vero?», i suoi occhi si socchiusero in due splendide mezze lune che sembrava brillassero di luce propria, «S-si mi ricordo. Ma non è chiaro il mio ricordo..» abbassai lo sguardo sentendomi in colpa, come se il fatto che io non lo ricordassi bene potesse ferirlo. Si alzò dal mio letto e mi prese una mano, se la poggiò sulla fronte mentre connesse le sue labbra alla pelle imperlata di sudore della mia fronte. Divenni tutta rossa, dalla testa ai piedi e quasi mi mancava il respiro. Però non lo scostai dal mio corpo, anzi, mi feci trasportare dal suo profumo così surreale, era come se quel profumo mi facesse tornare indietro nel tempo, mi faceva vedere delle immagini, inizialmente confuse, poi sempre più ordinate e chiare. Riuscii a vedere una figura seduta a terra che mi guardava, ero su un albero, o meglio, lui era sull'albero che mi stava guardando con i suoi occhi bianchi.

Finita la visione, si allontanò da me e bisbigliò un "Hela" nel mio orecchio, supposi fosse il suo nome. Dopo di che, si girò di spalle e si diresse verso la finestra, da cui filtrava la tetra luce della luna. Lo vidi mettere i piedi sul bordo della finestra, la schiena ricurva, le ginocchia al petto, come se si stesse per sedere lí. Non feci a tempo ad aprire bocca che si buttò giù dalla finestra sparendo nell'oscurità della notte. Un tuffo al cuore mi fece tremare le gambe che cedettero e caddi in ginocchio, respirando a mala pena e con il battito del cuore accelerato.

Per tutta la notte rimasi sveglia, non credendo a nulla di ciò che avevo appena visto. Solo alla luce del sole riuscii a prendere un po' di pace, chiudendo gli occhi e sospirando, continuando a pensare a quell'uomo. Mi stesi comoda sul letto e mi addormentai lì, con le mani al cuore e il respiro regolare, calmo.
Furono i raggi del sole a svegliarmi, mezz'ora dopo che mi addormentai beatamente sul mio letto. Sbuffai annoiata e stanca, mi alzai dal letto e mi buttai fuori dalla finestra trasformandomi in drago, prima di toccar suolo, così volai lontano da casa. Arrivai alla mia collina e mi sedetti lì, nel mezzo del prato sconfinato e verde, poggiai la testa sulle mani e accavallai le gambe. Sospirai chiudendo gli occhi, vedendo solo l'arancione delle palpebre occuparmi la visuale, fin quando un ombra non mi si parò davanti. Aprii gli occhi guardando la figura che mi sovrastava, Kar. Kar? «Non dovevi restare a riposo?», chiesi senza ben che minino interesse. Lui scosse la testa e si accovacciò a pochi centimetri da me, con il viso sopra il mio. Sbuffai distogliendo lo sguardo e mi misi a sedere sull'erba, «Che ci fai qui?» lo sentii ridacchiare, «Le domande dovrei farle io. Perché ieri mi hai tirato un pugno?» mi indicò la sua guancia livida e pulsante, sulla quale si intravedeva un sottile taglio. «Così impari a giocare con me.», gli lanciai un occhiataccia e poi mi afferrò una mano stringendola, lo vidi arrabbiarsi e poi tirarmi con se. «Io non stavo giocando, sei tu che non sai adattarti.», lì per lì, gli diedi uno schiaffo. «Io non so adattarmi? Parla quello che ha sempre tutto ad ogni suo capriccio!! Stai zitto per una volta e prenditi le tue responsabilità, idiota!!», mi staccai da lui e corsi via. Non volevo più vedere la sua faccia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 16, 2019 ⏰

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