Ripeto, solo per chiarezza, il disclaimer: Tranne che per Sergio (mio OC), i personaggi di questa fanfiction non sono miei: appartengono soltanto a loro stessi. Tutto quello che è scritto è pura finzione per cui non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere e dell'orientamento sessuale di queste persone, né offenderle in alcun modo.
***Einar credeva di star vivendo un sogno.
Aveva provato a partecipare ai casting di X Factor spinto dai suoi amici, ma senza alcuna speranza di riuscire a passare la prima fase del programma. Superare il Boot Camp prima e l'Homevisit poi era stato come se d'improvviso la vita avesse deciso di sorridergli e di lasciargli avere un po' di fortuna, un briciolo di felicità.Non avrebbe mai pensato di superare la prima puntata - già si vedeva a casa mentre si preparava per andare a lavorare in fabbrica. Avrebbe continuato comunque a strimpellare la chitarra e a fare cover chiuso in cameretta, ma essere eliminato sarebbe stato il segno che chi non aveva creduto al suo talento e lo aveva lasciato senza pensarci su due volte - beh, magari aveva avuto più che ragione.
Poi, aveva superato anche la seconda e la terza, la quarta e la quinta e, in fondo, aveva cominciato a crederci - a convincersi che forse la musica doveva essere il suo mestiere oltre che la sua più grande passione.
Arrivare in finale, cavoli, arrivare in finale era stato wow. Qualcosa di così incredibile che, pensandoci in quel momento, aveva ancora i brividi.
Lui, il ragazzo cubano che viveva a Brescia sin da quando era arrivato in Italia a nove anni.
Lui, quello che fino a pochi mesi prima era in fabbrica a tagliare il marmo con il filo diamantato.
Lui, Einar Ortiz, ventiquattro anni, era arrivato alla finale di X Factor - e si era piazzato terzo.
Di lì, era andato tutto in salita: aveva pubblicato un EP, aveva fatto il giro dell'Italia con gli instore, scoprendo di essere seguito da gente meravigliosa di ogni età che lo aveva riempito di amore, di gratitudine, di stima. Vederli cantare ogni canzone, vederli tremare o piangere per lui - era tutto così assurdo, tutto così...
(«Se piangi tu, piango anche io e non la finiamo più.» aveva detto ad una ragazza, incredibilmente serio, mentre la abbracciava. Quella aveva sorriso divertita, provando a ricacciare le lacrime.)
Aveva partecipato a varie manifestazioni musicali, aveva conosciuto artisti che era abituato ad ascoltare e ad ammirare in tv o nei concerti, aveva fatto musica e si era divertito come mai.La gente continuava a parlare di lui come quello che avrebbe meritato di vincere, il diamante grezzo che, con un po' di esperienza e tempo, sarebbe diventato splendido, accecante.
Einar non ci credeva, non sperava di poter avere tutto quel successo, preferiva restare con i piedi ben piantati a terra, ricordandosi sempre che tutto in quell'ambiente era temporaneo. Se voli troppo alto, la caduta poi fa più male - e lui non aveva paura della caduta vera e propria, quanto del dolore e delle cicatrici che gli avrebbe lasciato.
Ne aveva avuto la prova seguendo Amici come ogni anno (stavolta più saltuariamente), la storia di Irama era ogni suo pensiero che si concretizzava. Einar proprio non sapeva se, al suo posto, lui avrebbe mai avuto la forza ed il coraggio di rimettersi in gioco. Non di sua spontanea volontà, almeno.
D'altra parte, però, gli era sembrato di essere così diverso da lui, che non si stupiva più di tanto di quella differenza di comportamento. Irama, ai suoi occhi, sembrava nato per il palco e per far musica, mentre lui - cavolacci, Einar era solo un ragazzo fortunato a cui avevano regalato un sogno, per citare qualcuno.Controllando l'ora dall'orologio che aveva al polso, si accorse di essere arrivato in leggero anticipo alle prove per il Wind Summer Festival a Piazza del Popolo, cosa piuttosto strana dato il fantomatico traffico romano. Meglio così, però, meglio che essere in ritardo.
Quindi, si sedette da qualche parte nel backstage, cercando di non intralciare il lavoro dei tecnici, si aggiustò il cappellino sulla testa ed inserì le cuffiette nelle orecchie, lasciando la playlist che aveva sul cellulare in riproduzione casuale.
Le prime note di Un giorno in più gli fecero tremare un po' lo sguardo. Alzò gli occhi al cielo mentre si sentiva un po' vuoto, ma allo stesso tempo pieno di cose incredibili - come se si svuotasse di tutte le cose che quella canzone gli ricordava e si riempisse di quelle per cui era stata scritta.
«Giuro non cambierà per me, resterò senza di te un giorno in più.» canticchiò silenziosamente, il pensiero a quel qualcuno che avrebbe voluto al suo fianco nel viaggio pazzesco che stava vivendo. Mise pausa e si passò le mani sul viso, ricordando dov'era e cosa era andato a fare lì. Si alzò, sperando di far sparire i ricordi camminando in giro. Incontrò lo sguardo del manager che gli si avvicinò e gli posò la mano sulla spalla.
«Tra un po' è il tuo turno.» gli ricordò e Einar annuì.
«Lo so, mi faccio un giro qui dietro. Non mi allontano troppo.» lo rassicurò e poi si infilò in uno dei tanti percorsi del backstage.
Era assolutamente incredibile tutto il lavoro che c'era dietro eventi del genere, ogni volta che ci pensava gli veniva voglia di ringraziare una ad una le persone che ci lavoravano. Aveva provato a farlo, ad esempio, alla festa di chiusura del programma, andando da ogni giudice, ogni membro della produzione, ogni cameraman ed ogni membro di qualunque staff che potesse raggiungere per ringraziarli di aver contribuito a qualcosa che gli aveva letteralmente cambiato la vita, che gliel'aveva stravolta.
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Semplice || #eiram
Fanfiction(AU) Filippo Maria Fanti, in arte Irama, ha vinto la diciassettesima edizione di Amici di Maria De Filippi. Einar Ortiz è arrivato terzo all'undicesima edizione di X Factor. Il 24 giugno si incontrano a Piazza del Popolo, a Roma. Il resto è storia...