Nono

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Einar si era esibito prima dell’altro, quella sera.
Aveva cantato Salutalo da parte mia e poi Notte d’Agosto, buttando giù l’imbarazzo di dover muoversi davanti a tutte quelle persone e cercando di divertirsi come aveva provato a fare durante nel soundcheck.
Stare a casa lo aveva davvero fatto star bene, pensò, come aveva raccontato al cantautore. Passare il tempo con Joele lo riportava sempre con la mente alla loro adolescenza, quando facevano ogni sorta di cazzata per passare il tempo e distrarsi dallo stress perenne dato dalla scuola e da tutti i problemi che gravavano sulle loro spalle - piccoli o grandi che fossero.
E poi aveva finalmente trovato qualcosa a cui pensare mentre la cantava, qualcosa di personale che aveva sostituito le due piccole figure nere che si rincorrevano nella sua mente ogni volta che ripensava al testo. Riusciva a vedere tutte le stupidate che avevano fatto quella notte di due settimane prima, lo sentiva ancora il respiro pesante che echeggiava nel cubicolo di quell’ascensore e, la mattina, i baci che si erano scambiati prima di accorgersi dell’orario. Era qualcosa di così giusto per una canzone così - di così adatto. Era anche così…
«È andata benissimo.» lo informò Sergio, non appena scese dal palco. «C’è ancora da lavorare, ma nel complesso è meglio di quanto sperassi.» gli diede una pacca sulla spalla. «Le parole di Michele, lo shooting ed il riposo ti hanno fatto bene.»
Il ragazzo annuì. «Ero ancora un po’ troppo rigido, però, no?» rifletté, prendendo poi un sorso dalla bottiglietta che l’altro gli aveva passato. «Sembravo un vecchio arrugginito.»
«Ma sta’ zitto, coglione, che hai spaccato.» Filippo allungò una mano per battergli il cinque e poi tirò a sé per abbracciarlo. «Sei stato bravissimo.» gli sorrise e poi lanciò uno sguardo a Lorenzo, che gli stava a fianco. «Non è stato grande?»
Il cubano osservò il fotografo abbassare la macchina fotografica. «Sì, Einar, sei stato davvero grande.» confermò con tono accondiscendente, strappandogli una risata.
«Ora vai e spacca tu.» disse il cantante, ricambiano la pacca sulla spalla e spingendolo verso l'entrata del palco poco prima dell’annuncio dei presentatori.
Lo vide salire sul palco con un sorriso e presentare Nera, scatenandosi non appena partì la base.

Filippo aveva proposto di andare in spiaggia, finito l'evento. Diceva che era un peccato trovarsi in una località di mare e non approfittarne ed Einar non aveva potuto non essere d'accordo con lui.
Si erano diretti in cinque verso un punto all’apparenza semi-deserto, portandosi dietro qualche lattina di birra comprata per strada.
Einar aveva passato tutto il tempo a ripensare all'esibizione dell’altro, canticchiando mentalmente Un giorno in più, avvertendo con il giusto dolore la pugnalata in pieno petto che l’altro gli aveva piantato.
C’erano delle parole, in quella canzone, che gli facevano male, che lo braccavano contro un muro fatto di ricordi sbiaditi ed eventi passati che lo atterrivano da tutta la vita. Non era spiegabile, né comprensibile, forse. Per questo, per quanto ci provasse, finiva sempre per incartarsi quando ne parlava con l’altro
«A cosa pensi?» gli domandò Sergio, camminando al suo fianco mentre raggiungevano il bagnasciuga. Lui deglutì, stringendosi nella giacca e facendo spallucce.
«Riflettevo sulle esibizioni di oggi, sul lavoro fatto fino ad ora.» mentì, mordendosi un labbro.
Quello sospirò. «Hai fatto davvero dei progressi, Einar.» gli disse, massaggiando gli una spalla con la mano libera dalla lattina. «Sai cosa facciamo domani? Ci rivediamo i video dei tuoi primi live dopo X Factor, così capisci cosa vedo io adesso. E, poi, facciamo una bella diretta su instagram, per darti una botta di autostima parlando con i fan, va bene?» propose con un sorriso. «Così magari la smetti di paragonarti mentalmente con quel tipo lì davanti.» indicò con la testa Filippo, che parlava con Lorenzo a pochi passi di distanza.
Lui scosse il capo, ma non poté negare di fare paragoni continui. Gli veniva naturale quando lo vedeva esibirsi dal vivo con Nera pensare che era quello che avrebbe voluto fare, la naturalezza che voleva avere su quel palco.
«Ein.» il biondo lo chiamò, facendogli segno. «Vieni a sederti qui, dai.» gli indicò la sabbia accanto a sé con la lattina, prendendo poi un lungo sorso. Gli angoli della bocca del cantante si alzarono automaticamente e fece istintivamente un passo verso di lui.
«Sembri un topolino incantato dal suono del pifferaio.» scherzò l'agente, costringendolo a fermarsi.
«Voleva essere una battuta a doppio senso?» domandò, passandosi una mano sul viso.
Quello lo guardò curioso, fingendo un’espressione innocente. «Ci sono ragioni per cui una battuta del genere su di voi sarebbe giustificata?»
Einar spalancò gli occhi e poi gli fece un sorrisetto poco convinto. «...No, perché?»
Sergio rise. «E allora, vai. Non pensare alle cazzate che dico.»
Il venticinquenne si lasciò spingere per un paio di passi, finché non si decise a fare da solo, raggiungendo Filippo.

Semplice || #eiram Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora