Capitolo 1, Nascita
Spalancò gli occhi. Sentì i sensi e la coscienza scorrere come una scossa in tutto il corpo. I polmoni si espansero improvvisamente e la bocca tirò l'aria dentro di sé con la forza primordiale di tutti i muscoli del suo corpo. Seguirono molti altri respiri affannati e incerti, come se dovesse padroneggiare un meccanismo sconosciuto. Le pareva di aver già vissuto qualcosa di simile, ma non ricordava quando.
Lentamente cominciarono a riaffiorare i ricordi. Si portò istintivamente una mano allo stomaco, cercando di tamponare un dolore che non c'era ma che era fin troppo ben impresso nei suoi circuiti neuronali. Si guardò intorno incerta, cercandola. Non la vide. Non c'era nemmeno Titus, né quel Murphy.
"La morte non è la fine." pensò. Era sicura di essere morta per mano di un arma che fino a pochi mesi prima non avrebbe mai pensato di lasciar entrare nel suo palazzo. Un colpo sparato dalla persona che era stata più di un padre per lei.
Si guardò intorno, era nella sua stanza distesa sul letto: che fosse stato tutto un sogno? Intorno a lei un sacco di candele profumavano l'aria. Notò solo una cosa fuori posto: accanto al suo letto troneggiava un grande specchio che rifletteva i raggi del sole in un modo che non le sembrava naturale ma che non avrebbe saputo descrivere. La attraeva e la atterriva allo stesso tempo. Con la sua consueta decisione e facendo leva sul suo autocontrollo distolse lo sguardo da esso e si mise a sedere sul letto.
Se era stato tutto un sogno era sicuramente stato il più vivido che avesse mai vissuto. Poteva essere un messaggio inviatole dai suoi antenati per ammonirla? In effetti, erano tutti stranamente silenziosi e anche frugando nelle pieghe della sua mente non riusciva a risvegliarli. Decise di alzarsi e andare a cercare Clarke, forse era già partita? Forse non l'aveva mai baciata? Forse non aveva mai fatto l'amore con lei? Rabbrividì al pensiero che anche tutto ciò fosse soltanto frutto della sua dimensione onirica. Avrebbe di gran lunga preferito essere morta ma aver davvero vissuto tutto ciò piuttosto che doversi rendere conto di... "Basta, Lexa! Cosa stai pensando? Cosa accadrebbe al tuo popolo se tu morissi? A Clarke stessa, al suo popolo?" eppure lei era morta, in qualche modo ne conservava la certezza, ma com'era possibile?
Fu in quel momento che incominciò a sentire i lamenti. Erano simili ai rantoli dei feriti di guerra ma più fievoli e prolungati. Riconobbe subito la direzione da cui provenivano, la sala del trono. Lasciò perdere l'idea di continuare a cercare Clarke e afferrò il lungo bastone di un candelabro nel corridoio, determinata a scoprire quanto prima cosa fosse successo.
Non trovò guardie sul suo cammino e il consueto brivido le percorse la schiena per allertarla quando vide che anche la sala del trono non era sorvegliata. I lamenti si sentivano adesso più distinti e le provocarono un forte disagio. Sentì una parte molto remota della sua coscienza attivarsi come se volesse dirle qualcosa, come se volesse dirle qualcosa a proposito di quei gemiti, ma la sensazione subito scomparve senza lasciare traccia.
Allora con determinazione spalancò le grandi porte di ingresso. Quella che le si parò davanti fu una scena a cui non era assolutamente preparata. Decine di persone erano sdraiate a terra sopra a dei giacigli improvvisati, coperti con stracci e lenzuola, in preda al tormento dell'agonia che precede la morte. Non vide sangue sui loro corpi che erano invece madidi di sudore. Non era quindi frutto di una battaglia quella visione. Il trono si stagliava ricoperto di polvere sullo sfondo di quella scena infernale, come un inutile vessillo di un tempo lontanissimo.
"Quindi sono morta davvero e questo è ciò che mi spetta per scontare tutti i miei peccati..." pensò con sconforto.
Si riprese subito e dopo aver accuratamente ispezionato con lo sguardo la stanza decise che non c'era motivo di continuare a tenere un'arma in mano. Appoggiò il bastone contro un muro e cominciò a girare in mezzo a quel lazzareto in cerca di un volto conosciuto. In realtà li conosceva tutti: membri del consiglio, guardie della torre, la guardavano con sorpresa e disperazione, qualcuno mormorava "Uccidimi...". Non trovava il coraggio di chiedere loro cosa diavolo fosse successo e tanto meno poteva esprimere loro i suoi dubbi sulla possibilità che tutto ciò fosse reale.
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Come back in time
FanfictionClexa ispirata al telefilm The 100. Lexa si risveglia improvvisamente dopo la sua morte ma qualcosa non va. Non c'è Clarke vicino a lei né Titus, sarà stato tutto un sogno?