Capitolo 3, Labirinti interni
La desolazione e la morte in cui si imbatterono durante il viaggio lasciarono tutti totalmente indifferenti. Concentrati com'erano nel tentativo di tener dietro a Clarke si risparmiavano di dover indugiare in quella visione.
Il viaggio, benché breve, aveva permesso alla rabbia di Lexa di sbollire, ma le aveva anche ridonato maggiore lucidità. Quell'ansia, quel bisogno quasi ossessivo di Clarke si era attenuato, lasciando spazio ad altri pensieri. Non sapeva quanti del suo popolo sarebbero sopravvissuti ma era certa che quelli che si fossero ripresi non sarebbero stati poi così disposti a sottomettersi agli Skaikru e tanto meno a Wanheda a cui riconoscevano un grande potere, certo, ma un potere troppo oscuro. Per non parlare del fatto che non possedeva la fiamma e non avrebbe mai potuto averla. Sottomettersi a lei avrebbe significato per la sua gente rinunciare alle sue usanze, alla sua religione e alle sue credenze. Forse adesso li stava salvando da una morte che molti di loro avrebbero sicuramente preferito. Una volta ripresi, molti guerrieri avrebbero organizzato una resistenza e si sarebbero opposti con le unghie e con i denti a quell'accordo. Avrebbero usato ogni mezzo per uccidere Clarke e lei non avrebbe potuto farci niente. Non avrebbero mai ascoltato colei che li aveva venduti. Doveva trovare un modo per cambiare le cose...
"Mi hai parlato di un ascensore." le si rivolse Wanheda.
Questo suo nuovo modo di parlare senza mai chiedere niente ma lasciando che fossero gli altri a darle le risposte che le servivano, irritava non poco Lexa che si trovava a dover assumere un ruolo a lei decisamente poco congeniale.
"Sì, d..."
"Bene, fammi strada." le ordinò secca.
Lexa ingoiò l'ennesimo rospo e si diresse verso l'ascensore.
"Servono due persone..." cominciò a dire una volta arrivati, mostrandoglielo.
"Tu e Bellamy lo azionerete mentre io e Octavia saliamo e prestiamo i primi soccorsi. Appena arrivano gli altri, salirete anche voi." e con un gesto deciso aprì le porte e si fiondò dentro.
Così era sfumata anche la possibilità di poter restare da sola con lei per un tempo sufficiente ad avere l'occasione di parlarle.
"Non sapete dove si trova la sala del trono e..."
"Diccelo tu, allora." Sembrava che Clarke non avesse alcuna intenzione di lasciarla parlare e, le sembrava, tanto meno di rimanere da sola con lei. Strinse i denti.
"Si trova subito di fronte all'ascensore. Cercate Titus, era tra coloro che stavano meglio e sicuramente potrà aiutarvi. Lo riconoscerete..."
Clarke rise e gli altri due con lei.
"Sappiamo chi è Titus, è lui che è venuto a trattare con noi alla tua morte." le disse divertita.
Octavia prese lo zaino di Bellamy e altre sacche e le posizionò all'interno dell'ascensore poi si avvicinò a lei e senza troppi preamboli le sfilò anche il suo dalle spalle. A differenza di quel che aveva pensato non sembrava poi così ben disposta nei suoi confronti. Una volta che anche la Skairipa fu nell'abitacolo chiuse rapidamente la porta. Bellamy era già in posizione pronto ad azionare le catene. La guardò senza troppa ostilità e questo le parve già un passo avanti.
Appena anche Lexa fu pronta disse:
"Uno, due... Tre!"
E così, per alcuni minuti che sembrarono interminabili, issarono su quella minuta squadra di salvataggio. Poi Lexa annunciò che era arrivato il momento di fermarsi, sentendo la resistenza del meccanismo. Calarono nuovamente giù la cabina, bloccarono l'ingranaggio e si misero in attesa.
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Come back in time
Fiksi PenggemarClexa ispirata al telefilm The 100. Lexa si risveglia improvvisamente dopo la sua morte ma qualcosa non va. Non c'è Clarke vicino a lei né Titus, sarà stato tutto un sogno?