Tuesday, first week

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Premessa: I luoghi nominati esistono realmente, così come i libri citati nel capitolo.

MARTEDÌ

Harry entrò nella sua stanza e si chiuse dietro la porta, rendendosi conto che stava ancora sorridendo. Non aveva smesso di ridere e di passarsi la mano tra i capelli arricciando il naso, come faceva sempre quando era troppo felice per saperlo spiegare, da quando aveva lasciato la loro fontana a Green Park. Loro. Cazzo.
Harry si posò entrambe le mani sulla fronte e tentò di riflettere. Era soltanto la seconda volta che vedeva Louis, o meglio, che Louis andava a stanarlo fin dentro il suo rifugio spiazzandolo completamente. Quel ragazzo dagli inebrianti occhi blu sembrava non vedere minimamente le barriere che lui ergeva attorno a sé ogni volta che si rannicchiava in quell’angolo periferico del parco a suonare. Anzi, più le percepiva alte più sfidava se stesso a saltarle, sempre più in alto, sempre riuscendoci, sempre atterrando alla perfezione dall’altro lato, dove stava lui a fissarlo, attonito e terrorizzato all’idea della mossa successiva. Creava assuefazione, una dipendenza pericolosa che lo stava strappando alla sua solitudine, al suo pensarsi da solo con la sua chitarra. Non poteva permetterlo. Non era mai dipeso da niente e da nessuno, il suo buonumore non doveva assolutamente essere condizionato da quel sorriso timido tutto rughette e testa buttata all’indietro. Non doveva aspettarlo, non doveva fissare il sentiero dietro gli alberi né passare molto più tempo in silenzio senza suonare aspettando di sentire dei passi sulla ghiaia. Si era sentito stupido quella mattina, convinto che quell’amo che aveva involontariamente lanciato sarebbe rimasto vuoto penzoloni. Si era ritrovato a sperare in qualcosa e a deridersi da solo perché stava ancora pensando ad un maldestro estraneo. Poi quel turbine di speranza ed energia genuina era arrivato, cogliendolo alla sprovvista di spalle, e adesso che Harry era tornato nella sua stanza non desiderava altro che trovarsi un altro posto per trascorrere la giornata e provare i suoi testi. Perché sentiva che il giorno in cui Louis avrebbe smesso di arrivare sarebbe stato talmente doloroso da rendere ridicola qualsiasi spiegazione.

Harry stava accordando la chitarra, scuotendo la testa per scacciare quei pensieri destabilizzanti che lo distraevano dalla musica, quando aveva sentito un respiro leggero solleticargli la guancia.

“Stavolta ho deciso di cambiare strada e prendere una scorciatoia per passare di qui!”

“CRISTO LOUIS! Mi hai fatto prendere un colpo! Quindi… di nuovo qui?”

“Si! Cioè… volevo vedere se davvero ti avrei trovato fermo.”

“Sono fermo. Tu ti fermi o vuoi andare verso la prossima vittima di cui invaderai la vita senza ritegno?”

Louis rise, ed Harry si voltò avvampando per lo spettacolo che lo colpì. Il giorno prima la naturale diffidenza verso quel visitatore invadente e casuale aveva ammortizzato l’incontro velandolo di una leggera irritazione all’inizio. Harry non aveva potuto fare a meno di rimanere scosso fin dal primo sguardo da chi aveva davanti, ma la sua innata scontrosità gli aveva fatto bollare Louis come l’ennesimo ragazzino compiaciuto di sé ed eccessivamente euforico. Poi aveva capito. Qualsiasi emozione lo avesse bloccato mentre faceva le sue cose di tutti i giorni, apparteneva a quella sensibilità che Harry cercava da una vita. Non perché una sua canzone lo avesse colpito, cedeva spesso alla vanità ma mai quando voleva restare solo. Ma perché erano bastate una chitarra e una voce per fargli decidere che valesse la pena aprirsi ad una persona, allargare un po’ il proprio mondo stretto per farci stare qualcun altro. Questo aveva illuminato quegli occhi blu di qualcosa di ancor più luminoso della stessa luce che specchiavano. Quel secondo giorno, girandosi, un sorriso lo schiaffeggió così forte da farlo barcollare. Louis era felice da far male. Era strisciato sulla base della fontana arrivando a sedersi a gambe incrociate poco dietro di lui. Passando con le Vans nell’erba bassa era riuscito a non farsi sentire. Aveva uno skinny jeans celeste, un maglione blu notte tirato fin sulle nocche e un beanie grigio schiacciato fin sulle sopracciglia. Il profilo affilato sembrava sfidare il mondo con curiosità e passione, come se nessuno potesse dirgli no senza prima avergli fatto spazio. Il suo sguardo non chiedeva attenzioni, ne dava per poi stupirsi di riceverle. Era uno sguardo che accarezzava, spassionatamente buono e più vivace dell’acqua che zampillava sul bacino sopra di loro. Quelle iridi erano l’aria che circonda un aereo in alta quota e un oceano spaventosamente grande insieme. E quando desideravano qualcosa da lui, Harry sentiva che non avrebbe potuto opporgli resistenza.

To die of love is to live by it (Larry AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora