To die of love is to live by it (Larry AU)

Tuesday, second week (Epilogo)

Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro
e cos'è che lo muove

Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos'è l'amore
Dov'è che si prende, dov'è che si dà

L. Dalla, Le rondini

MARTEDÌ- EPILOGO

Louis parcheggió dietro un palazzone grigio facendo manovra e spense l’auto. Abbassó il finestrino e si accese una sigaretta, iniziando a fumare nervosamente. Erano le 7:55. L’ospedale avrebbe aperto le porte per i visitatori di lì a cinque minuti. Dopo aver scandagliato le cliniche e gli ospedali pubblici, Louis era passato a quelli privati. Era rimasto sveglio fino alle tre del mattino, assieme a Calvin, per ricostruire l’elenco dei luoghi in cui andare a cercare sulla mappa di Londra e delle sue periferie. E per arrivare in tempo all’apertura del Royal Brompton Hospital era salito in auto alle 5 e 30. Calvin gliel’aveva lasciata per semplificargli le cose, accettando di andare a lavoro in bus.

Louis stava esaurendo nervosamente la sua Marlboro. Si guardò nello specchietto. Metà del suo viso era messo in ombra da occhiaie grigio scuro e borse sotto gli occhi. Non dormiva più, se dormiva riusciva a farlo per non più di due ore senza svegliarsi di soprassalto. Il blu delle sue iridi era come sbiadito, quasi un celeste polveroso, come il cielo quando prepara la pioggia. Le labbra screpolate dai morsi con cui Louis si accaniva su di loro per calmare i nervi, le vene viola a fior di pelle lungo le tempie, i vasi sanguigni a solcare le pupille. Era distrutto, ma tentava sempre di rialzare le proprie macerie e darsi una parvenza di ottimismo, di speranza, nonostante il colorito pallido, l’aspetto emaciato e lo sguardo che all’ ennesimo buco nell’acqua si faceva sempre più vitreo.

Ancora uno. Chiedi in ancora uno. Anche se non vogliono dirti nulla, esaminali attentamente mentre cercano il nome del tuo Harry. Sai capire se mentono. Provane ancora uno. Lui non si fermerebbe se si trattasse di te.

Poi ricordava.

Lui ha deciso di fermarsi con te. È ancora in un letto di ospedale, probabilmente, ma è lui che ha deciso di non chiamarti, di non dirti dove fosse. Di non ringraziarti nemmeno. Di mandarti Maddie. Con l’agenda certo, ma pur sempre Maddie. Cazzo, Louis, smettila di pensare negativo. Harry pensa di poterti lasciare così un ricordo felice invece che la possibilità di tante altre paure. Si sta togliendo tutto per te, persino la chance di avere qualcosa. Ti ama. Vai a fargli sapere che non è il solo.

Louis aprì lo sportello e si avviò verso l’ingresso dell’ospedale, che si trovava svoltando l’angolo. Appena girò nella via parallela, la vide. Maddie, in camice, appoggiata di tre quarti alla ringhiera della scala d’ingresso del complesso, che beveva qualcosa da un bicchiere da asporto sorreggendo con l’altra mano una sigaretta. Louis per poco non ebbe un arresto cardiaco.

L’ho trovato. È qui. Harry è a pochi metri da me. È qui. Fa piano, Louis. Se Maddie dà l’allarme e ti fa allontanare, è finita. Fa piano. Non darle addosso. Parlale. Capirà.

Louis trattenne il fiato e iniziò a camminare lentamente, per non piombare alle spalle della ragazza spaventandola. Quando fu a tre passi da lei, che ancora non lo aveva visto, si schiarí la voce e la chiamò: “Maddie, ciao.”

La ragazza bionda si voltò di scatto, gli occhi castani prima fissi nel vuoto ora sgranati e pieni di allarme, il corpo improvvisamente teso. Non gli rispose nemmeno, gettó il mozzicone a terra, poggió il bicchiere di carta sul gradino, si staccó dal punto in cui era poggiata e voltandogli le spalle iniziò a risalire i gradini a passo svelto per nascondersi oltre le porte dell’ospedale. Stavolta Louis non sarebbe rimasto indietro come al bar. Con tre falcate le fu davanti, entrò prima di lei nell’atrio dell’ospedale e se la tirò dietro afferrandola piano per un polso, dirigendosi alle poltroncine blu ancora deserte di una saletta d’attesa.