Saturday, first week

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SABATO

“Louis, ti prego amico…. Alzati. Mangia qualcosa. Prendi un po’ d’aria. È stato ricoverato solo ieri, è troppo presto perché ti chiami, vedrai che tra un paio di giorni si farà vivo. Devi pensare a te e al colloquio di ammissione adesso.”

Calvin stava accosciato al capezzale del suo migliore amico, che stava disteso sul suo divano, abbracciato ad un cuscino e col cellulare in mano, da quando lo aveva trascinato via a forza da casa di Harry.

“Verrai di nuovo a vedere se è tornato a casa, ma ora devi riposare”, gli aveva detto. Non stava funzionando. Louis non chiudeva occhio, il cervello fisso su un pensiero che lo stava trapassando da parte a parte, ossessionato dall’idea che Harry potesse non farcela. Quando aveva chiamato in ospedale e gli avevano potuto solo dire che Harry non era più ricoverato lì, si era sentito perso. Non sapeva dove andarlo a trovare non appena sveglio, dove andare a piangere se…

Louis sospiró e altre due lacrime scesero a solcargli il volto pallido e perennemente umido. Gli occhi sembravano quasi bianchi, vuoti, solo acqua e dolore. La preoccupazione lo aveva spezzato e l’amore lo stava tenendo in vita come l’alcol spinge alla resistenza chi si opera senza anestesia. Ogni sorso un dolore più grande, un ferro che infierisce nella carne.

“Cal, ti prego, va a lavoro. Lasciami solo.”

“Ho preso ferie oggi. Non ti lascio solo così. Se Harry si dovesse fare vivo… non sei in condizioni di guidare. Dovrai sopportarmi. Ti prego, metti qualcosa nello stomaco. Non puoi permetterti di non essere in forze quando avrà bisogno di te.”

La troverei per lui la forza, mi alzerei anche se di me non restasse più niente. Era diventato la mia forza, la mia voglia di stare al mondo. E ora si è spenta la luce e attraverso il buio non so andare, ho paura. Cal, ho paura che nel posto in cui sono precipitato solo una sia la via d’uscita, e in questo momento sta rischiando di morire. E se muore io muoio lì con lui.

Louis continuava ad arrovellarsi nel pianto su cosa potesse aver fatto star male Harry. Se fosse solo una tragica fatalità, un malore al momento sbagliato, o se fosse legato a quel qualcosa che Harry non si sentiva ancora di confidargli.

Quanti segreti non sono riuscito ancora a strapparti dagli occhi, dalle labbra, dalla pelle? Uno di questi basta a separarci? Uno di questi basta a portarti via da me? Tu eri mio, niente poteva portarti via da me. E niente lo farà, nemmeno tu stesso.

Il cellulare di Louis si animó, iniziando a squillare. I due occhi blu si asciugarono all’istante vedendo il nome che cercavano nella memoria ormai da ore riflesso sul display. Rispose attaccandosi la cornetta all’orecchio con tale irruenza da farsi male.

“HARRY! Harry, o mio Dio, sei tu? Come stai? Ti sei ripreso? Harry, mi dispiace così tanto, io…”
Louis ansimava al telefono, troppe cose da dire, la gola troppo secca per parlare, le energie che venivano meno gradualmente perché l’adrenalina stava smettendo di pompare. La felicità di averlo al telefono e di non dover più pensare al buio.

“ Ehm… non sono Harry. Mi chiamo Maddie. Ho….sono andata a casa di Harry a prendere delle cose e nel suo cellulare ho trovato solo il mio numero e questo e volevo sapere… chi fossi. Con chi stesse parlando e a chi stesse scrivendo Harry… tu chi sei?” Una voce di donna dall’altro lato, dubbiosa e un po’ pungente, lo fece sobbalzare tanto che Louis si mise una mano davanti alla bocca. Calvin si alzò dallo spavento.

Nessuno. Non sono nessuno. Non ha importanza. Non importa nemmeno chi sia tu. Ridammi Harry.

Il buio era tornato, anzi, stava soffocando quel leggero bagliore che forse ne poteva indicare la fine.

To die of love is to live by it (Larry AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora