Wednesday, first week

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MERCOLEDÌ

Harry aprí gli occhi, risvegliandosi quando i raggi di sole lo colpirono sul viso dopo essere filtrati dalla tapparella. Una notte senza sogni, perché la realtà che stava vivendo per la prima volta li aveva superati. Si alzò a sedere sul letto, stropicciandosi gli occhi. Si passò una mano tra i ricci nel tentativo di dargli un senso e poi scivoló fuori dal letto, coperto dai soli boxer. Si piazzò davanti allo specchio e posò incerto una mano sul tatuaggio speculare che aveva sulle ossa dello sterno. Due rondini a incontrarsi sulla sua gabbia toracica, anche se lui di rondine ora ne conosceva una sola. Una persona che si sentiva scritta addosso con inchiostro indelebile dopo poche ore e che toccava lì, dove quell’ intimità lo aveva bruciato, perché non osava farlo fuori da quella stanza. Quel chiodo fisso di abbracciare Louis così forte da farselo entrare dentro non lo abbandonava, e lo faceva sentire stupido e irrazionale. Come poteva mai credere che avrebbe voluto un contatto simile con lui? Harry si rese conto di starsi sfiorando il tatuaggio con la stessa mano che Louis gli aveva afferrato la sera prima alla bakery, rimettendo in un gesto il calore nel suo mondo sempre vuoto. Era come se avesse acceso un camino e ce lo avesse fatto accomodare davanti, sussurrandogli che era okay avere paura, ma che sarebbe andato tutto bene. Quella mano su cui sentiva fosse rimasta traccia di Louis, il profumo della sua tenerezza, il rossore delle sue guance e il blu dei suoi occhi, tutto impigliato tra le dita di Harry che non volevano afferrarlo, per paura di strapparlo senza alcun diritto alla sua felicità.

Non puoi, Harry. Devi lasciarlo stare. Almeno in questo, lascialo stare. Prendi quel che sarà e non spingerti oltre. Non varcare la linea. È già troppo quello che ti stai concedendo.

Solo che non riusciva a non sentirsi bruciare tutto all’idea di poter riavere quel tocco addosso ancora e ancora e ancora, come l’accaldato cerca il ghiaccio nell’arsura estiva. Un contatto tanto assoluto quanto contraddittorio. Più Harry rifiutava di lasciarsi andare, più si sentiva vulnerabile verso l’attrazione che stava provando. Lo calamitava quando non era ancorato saldamente a terra e lo trascinava direttamente da Louis.

La notte prima avevano parlato assieme di tutto, delle band preferite, dei giochi da ragazzi, delle vecchie scuole, delle tante sorelle e fratelli di Louis, della sorella che viveva lontano di Harry, della passione per i cani e di quella per il calcio. Tutto questo con un Choco Roll caldo in una mano e nell’altra le dita del ragazzo che avevano davanti. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. Prendersi la mano all’improvviso e non lasciarla più. Accarezzare coi polpastrelli le linee sul palmo della mano dell’altro o afferrarsi reciprocamente i polsi per tracciarne le vene con i pollici, lentamente, a piccoli cerchi. Ad un tratto Harry aveva sentito la sveglia del suo orologio da polso suonare e aveva dovuto lasciare le dita di Louis, intrecciate alle proprie, per dirgli che per lui era ora di rientrare. Louis si era offerto di accompagnarlo, ma Harry non lo avrebbe mai lasciato solo in una città non sua. Gli aveva chiamato un taxi salutandolo con un semplice “a presto”.
Cazzo. Poteva non vederlo più, poteva non aver più occasioni di spiegargli cosa avesse provato nel tenergli la mano così a lungo, come se fosse sempre stata la terminazione mancante del suo braccio, nata per combaciare alle sue dita sempre tremanti e fredde, e le ultime parole da lui pronunciate sarebbero state un banalissimo “a presto”.

Quando è presto? Quando uno dei due si stufa di aspettare? Quanto presto sarebbe arrivato il momento di dire addio a Louis? Harry sollevò il display del cellulare, appoggiato su un tavolino accanto all’armadio, e vide 10 chiamate perse.

Non aveva ancora registrato il numero in rubrica ma si rese conto di saperlo a memoria. Louis.

Perché mi chiami? Perché mi cerchi? Cosa vuoi? Ci siamo salutati solo poche ore fa… cosa vuoi chiedermi? Vuoi che ci vediamo ancora? Non… Louis, se ti vedo ancora sapendo che poi sparirai io muoio, perché più ti vedo più i miei occhi ti cercano tra la folla, fuori dalla finestra, ovunque io vada. E mi sembra di sentirti ridere quando non sei con me. Il blu non è più per me il colore che è sempre stato a causa tua. Non chiedermi questo. Non chiedermi altro.

To die of love is to live by it (Larry AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora