CAPITOLO 16

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«Già.»

Sibila Bak.

«Ok, come sta tua nonna?»

Tento di cambiare argomento, ma entrambi sembrano non vedermi nemmeno.

«Piccola, che te ne importa di suo nonno?»

Sbotta Jace ricevendo un calcio sullo stinco da parte mia.
Lo vedo fare un'impercettibile smorfia di dolore, che solo io riesco a notare. Quando si tratta di Jace devi conoscerlo bene per capire che gli passa per la testa, altrimenti ti sembra uguale ad un muro.

«Sta meglio, grazie.»

Decide Beck calcando sull'ultima parola per irritare ancora di più, per quanto possibile, Jonathan.

«Bene.»

Mormoro io cercando disperatamente una soluzione per uscire da quel bel casino.

«Sai, mi ha chiesto più volte di te.»

Continua imperterrito Beck. Ha sempre avuto quel difetto, anche quando stavamo ancora insieme. Non sa trattenersi dal provocare il mondo intero.

«Ma davvero? E tu che hai risposto? Mi ha mollato perché sono patetico?»

Jace si alza indemoniato. Sembra posseduto da Satana in persona. I suoi occhi stanno lanciando fiamme a trecentosessanta gradi. Intorno a lui sembra essersi formata la tipica aurea dei Super Saiyan, solo in versione rosso sangue infernale.

«Molto bene, ora se ci vuoi scusare io e Jace abbiamo delle cose da fare... Ma salutamela, ok?»

Dico afferrando il braccio di Jace e, lasciando il dovuto sul tavolino, lo conduco fuori più veloce della luce.

«Non correre così, sono stanco!»

Sbuffa lui dopo un'ora che stavo praticamente correndo.

«Cosa!»

Sbotto io. Sono arrabbiata, come potrei non esserlo? Possibile che lui debba sempre essere così se stesso. Sbuffo.

«Sei arrabbiata?»

Mi domanda facendomi fermare.

«No.»

Gli rispondo con il sorriso più finto del mondo. No, non sono arrabbiata, sono peggio.

«Ok.»

Fa spallucce e riprende a camminare senza aspettarmi.

«Bene.»

Decido di tornare a casa, così comincio a camminare.
So che non mi seguirà, è troppo orgoglioso per scusarsi, così non mi preoccupo nemmeno di decellerare il mio passo per farmi seguire. Sono stanca di tutto questo.

«Lilia, mi dispiace per prima, non volevo farvi litigare...»
«Non importa Beck, Jonathan è sempre così... Insomma è stata anche colpa sua.»

Borbotto arrabbiata. Sbuffo cercando di calmarmi.

«Senti, so che sei fidanzata, e tu sai che non ci proverei mai con te se tu non lo volessi. Ciò che veglio chiederti è solo di lasciarti accompagnare a casa da me, come amici naturalmente, se per te va bene.»

Domanda lui con un sorriso speranzoso.

«Ok.»

Annuisco. Tanto Jonathan non mi degnerà di certo della sua presenza. E poi è da un anno che sono via, mi piacerebbe essere informata sugli avvenimenti accaduti nella mia città.

«Allora, come vanno le cose qui?»

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