CAPITOLO 28

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È passata un'ora da quel messaggio, ma Jace non si è ancora mosso.

«Vado in bagno.»

Dice ad un tratto scomparendo subito dopo dietro la porta di camera mia. Cercando di non farmi vedere lo seguo, constatando alla fine che stava dicendo la verità. Per sicurezza aspetto lì una decina di minuti.
Dopo quasi una mezz'ora me ne torno in camera stanca. Notando che ormai si è fatta sera punto il mio sguardo fuori dalla finestra rimanendo, però, scioccata da ciò che vedo.
Un Jonathan dai passi furtivi attraversa velocemente il vialetto di casa mia verso un punto a me nascosto.

'Ma come cavolo ha fatto a scendere se eravamo per tutto il tempo davanti alla porta? '
Lasci stare questo punto, passa direttamente a quello dove chiedi che cavolo sta facendo a quest'ora.
'Ci tradisce, era scontato. '
Che ci provi, gli cavo gli attributi e li imbalsamo.
'E poi lo incorniciamo e lo attacchiamo al muro dell'eterna gloria di Lilia? '
Ovvio.

Furtiva e silenziosa mi precipito in corridoio e poi giù dalle scale. Per non farmi vedere opto per uscire dalla porta della cucina che da sul giardino sul retro. Corro quatta quatta nell'ombra cercando di seguire i suoi spostamenti per non perderlo di vista. Dopo un paio di case più in là si ferma.
Con tutte le forze che ho in corpo mi lancio di corsa verso il retro di una macchina abbastanza vicina a lui, sperando di non essere beccata. Non so per quale botta di sedere sia stato possibile, ma funziona. Dato che la mia fortuna era stata evidentemente troppo abbondante per qualcuno lassù, inciampo su un paio di sassolini cadendo rovinosamente. Impreco tutto il rosario mentalmente mentre vedo Jonathan incominciare a guardarsi attorno.
Il suo viso è palesemente frustrato e ansioso. Ma che cavolo deve fare qui?
Ma non ho nemmeno il tempo di inventarmi storie plausibili che lo spieghino che una voce sovrasta i miei pensieri.

«Eccoti, credevo che non arrivassi più. Ancora un po' e ti sarei venuto a salvare!»

Esclama Julian con sarcasmo.

«Sbrighiamoci, non ho molto tempo.»

Sentenzia Jonathan con impazienza.

«Ok, ok, ma stai calmo. L'ho portata, eccola qui.»

Mi sporgo leggermente cercando di vedere meglio la scena. Non appena la vedo la riconosco subito, è l'auto da corsa.

«Bene. L'hai sistemata?»

La voce di Jonathan è tesa e carica di ansia.

«Sì,  è tutto pronto. Tu invece, sei pronto per stasera?»

A quelle parole esplodo. Carica come una molla esco dal mio nascondiglio raggiungendoli.

«Non ci posso credere. Sei uno stronzo Jonathan!»

Sbraito fuori di me. Come in un video a rallentatore la mia mano parte istintivamente andandosi a schiantare sulla sua guancia in un fragoroso 'SCIAK'.

«Lilia...»

È tutto quello che riesce a dire lui colto alla sprovvista. Lo fulmino con lo sguardo.

«Ti prego dimmi che tutto questo è uno scherzo. Me lo avevi promesso Jonathan, ti rendi almeno conto di cosa voglia dire?»

Continuo in preda alla collera.

«Io mi sono fidata di te e tu per la seconda volta mi hai deluso. Credevo fossi cambiato, ti ho persino difeso, dannazione!»

Lo vedo avanzare di qualche passo verso di me, ma lo blocco subito.

«Non ti avvicinare. Non ti avvicinare finché non mi avrai spiegato tutto questo.»

Esclamo ricacciando indietro una marea di lacrime che minacciano di uscire.
Non voglio più piangere per lui.

«Lilia, ti ricordi quando ti ho detto che devo qualcosa a qualcuno? Beh, devo delle corse ad un tipo che non perdona errori o ripensamenti. Ho parlato con lui e questa è la nostra ultima sfida, faccio questa maledettissima corsa e poi io e Julian saremo fuori dal giro per sempre, lo capisci?»

Mormora lui in preda al panico.

«Dio solo sa cosa succederà se non partecipo a-»
«Non mi importa. Ora hai due scelte: la prima è quella di lasciare quest'assurdità e tornare a casa con me, mentre la seconda è partecipare a quella stupidissima gara clandestina e sparire dalla mia vita per sempre. Scegli.»

Sentenzio stanca di tutti i suoi giochetti e di tutte le sue bugie. Non posso e non voglio stare con un bugiardo.

«Ma Lilia-»
«Scegli!»

Urlo furiosa. Lo sento deglutire rumorosamente nel panico più totale.

«Ma se non parteciperà ci faranno fuori!»

Esclama Julian con la voce carica di paura, che fino ad allora non aveva aperto bocca.

«Allora andremo dalla polizia a denunciare la cosa.»

Rispondo secca io. C'è una soluzione alternativa per tutto. Non lascerò che lui gareggi.

«Lilia, cerca di capire, sarebbe l'ultima e poi basta... I-il passo finale verso la libertà!»

Continua lui cercando di farmi ragionare, cosa che serve solo a rendermi più nervosa.

«Mi sembra di essere stata abbastanza chiara a riguardo.»

Dico parecchio infastidita.

«Sul serio non riesci a capire che siamo costretti, che Jonathan è costretto?»
«Julian se continui ti stacco la lingua. Voi non siete obbligati a fare niente, sarà la polizia ad occuparsi del caso.»
«Gran parte della polizia è sotto ai suoi voleri!»
«Ma che diamine stai dicendo Julian! La polizia è la polizia, non saprà nemmeno dell'esistenza di quel tipo!»
«Oh se ti sbagli.»
«Quello che dici non ha senso Julian.»
«Lui è un Boss. Ora capisci? Ci farà a fettine se non ci presentiamo stasera.»

Il mondo mi cade addosso. Non avevo capito fino a che punto erano caduti nel baratro. Non solo sguazzavano nel problema ma ci vivevano e convivevano da tempo. Se fosse davvero così, poi, loro devono andarci o lui li ucciderà, però se è una bugia mi avranno mentito un'altra volta. Come faccio a fidarmi di loro?
La voce di Jonathan però cattura l'attenzione di entrambi zittendoci.

«Non ci andremo.»

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