Luglio, parte II: 🌡

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«Ha un febbrone da cavallo» costatò preoccupata la signora Martha guardando il termometro con il quale aveva appena misurato la febbre al piccolo Ciel Bright. Lui, insieme a Jennifer, si ritrovarono a letto nel giro di due giorni, anche se il ragazzino aveva sin da subito dato segni di cedimento il giorno dopo il "bagno di mezzanotte" con l'acqua gelida. Gli unici due adulti residenti in quella villa sembravano non essersi per nulla resi conto di quel che accadeva alle loro spalle: i giochi macabri, le torture, i crolli psicologici... quel posto stava diventando un inferno. La piccola Jennifer era nel letto accanto a Ciel, stordita ma sveglia; Ciel invece ansimava, in preda a deliri e sudori freddi. La signora Martha e il signor Hoffman non sapevano che l'ultimo orfano soffriva d'asma e tanto meno sembravano interessati ad aiutarlo nella sua guarigione; tutto quel che fecero fu lasciargli un panno freddo sulla fronte e abbandonarlo a sé stesso insieme a Jennifer. Gli altri orfani erano giù a far colazione come se nulla fosse mai successo. «È tutta colpa mia...» si disse Jennifer sottovoce. Nella sua mente, i suoi pensieri erano costantemente rivolti a Brown. La mattina c'erano le lezioni ed il pomeriggio tutti avevano il tempo di gironzolare per l'orfanotrofio e dintorni. Se Wendy aveva scoperto l'esistenza di Brown, probabilmente sapeva dove Jennifer lo teneva nascosto. «Avrei dovuto stare più attenta... e non avrei dovuto farmi aiutare» concluse la frase tornando a guardare il povero Ciel che lottava contro la mancanza d'aria e i brividi nonostante fossero nel mese di luglio. L'avviso all'interfono annunciò l'inizio delle lezioni e a Jennifer saltò in mente l'idea di raggiungere Brown, ma un colpo di tosse da parte del suo compagno di stanza la bloccarono. La forza di reggersi in piedi c'era, così la bambina scese dal suo letto avvolgendosi attorno al corpo la coperta e raggiunse il materasso accanto al suo «Mi dispiace...» . Non poteva fare altro che chiedere scusa, piangere e sospirare, ma Ciel non aveva bisogno di tutto questo. Nonostante il fiato corto e la semi-coscienza, il Conte sussurrò qualcosa. «E-Eh? C-Come?» la bambina non aveva sentito bene e per questo chinò il viso verso di lui.

«L-La mia v-valigia... coff coff!».

«La tua valigia? ... C-Cosa- la vuoi?» domandò lei confusa, ricevendo quello che le parve un debole cenno affermativo del capo. «O-Okay! Uhm... è sotto al letto, vero?». Jennifer si inginocchiò a terra per controllare sotto al letto di Ciel, trovandovi come si aspettava la sua valigia.

«Coff!... a-aprila...».

Sentendo la richiesta specifica del ragazzino bloccato a letto, la bambina tirò fuori la valigia e la aprì con cautela, perché ficcare il naso dove non era di sua competenza non rientrava nelle sue abitudini. «T-Ti serve qualcosa da qui dentro?» domandò lei, ora curiosa. Quei pochi vestiti al suo interno non erano piegati nel migliore dei modi, ma a lei interessava sapere cosa volesse di preciso il suo compagno di malattia da quel caos. 

«B-B-Bottiglia... coff coff coff!!».

«Una bottiglia? D-Dove?» la tosse di Ciel sembrava peggiorare secondo dopo secondo, come se stesse soffocando senza aria. Jennifer iniziò a tirar fuori i vestiti, trovando sul fondo una piccola busta di carta marroncina con dentro una bottiglia verde ed un piccolo panno pulito. «Cosa devo farci?!» Jennifer non aveva idea di cosa stava facendo e perché, ma nella fretta riuscì a leggere quel che l'etichetta sulla bottiglia scura riportava.

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Kuroshitsuji×Rule Of Rose ||Book of Red Rose||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora