È iniziato tutto a giugno dello scorso anno.
La mia amica Casey mi voleva trascinare all'ennesima festa a casa della nostra compagna Beverly, il sabato dopo. Casa sua si trovava a Malibu, aveva la piscina, il campo da golf e quello da tennis. Casa sua era il classico sogno americano per antonomasia, ben diversa dalla mia.
Non mi potevo di sicuro definire amica di Beverly, e andare a una sua festa, alla quale avrebbe partecipato quasi tutta la scuola, era fra le ultime cose che desideravo fare nella vita.
Non so come, però, Casey riuscì a convincermi.Era giovedì ed avevo passato tutto il pomeriggio al centro commerciale per scegliere qualcosa da indossare alla festa.
Trovai un abito nero e corto, senza maniche. Presi anche un paio di saldali col tacco bordeaux, abbinati a una borsetta del medesimo colore.
Era una giornata calda e inoltre quasi tutto il centro commerciale era affollato in quanto c'era un firma-copie di qualche cantante di cui ignoravo il nome.
Finalmente riuscii a uscire e mi diressi verso il parcheggio.
Avevo le chiavi della vecchia jeep di mia madre in una mano, nell'altra le buste con ciò che avevo comprato e in bocca una sigaretta. I sacchetti pesavano, dato che, come sempre, avevo comprato vestiti inutili oltre a ciò che mi serviva realmente.
Misi le chiavi in bocca e con la mano libera iniziai a cercare un accendino, l'impresa però risultò difficile.
Continuando a guardare nella borsa mi scontrai con un ragazzo: era alto e non troppo muscoloso, occhi nocciola e sorrideva.
"Hai bisogno di aiuto?" Chiese e uscì un accendino dalla tasca posteriore dei jeans neri, i quali gli fasciavano in modo quasi perfetto le gambe lunghe e muscolose. Mi accese la sigaretta e mi sorrise.
"Grazie" mormorai riprendendo le chiavi in mano e facendo un tiro dalla sigaretta.
Il ragazzo continuava a sorridere, non capivo perché, ma contagiò anche me e in cinque minuti ci ritrovammo entrambi a ridere, poggiai i sacchetti per terra e cercai di riprendermi.
"Comunque sono Caleb, ma di sicuro lo sai già" disse mentre mi aiutava a raccogliere i sacchetti da terra.
"Perché dovrei saperlo? Comunque io sono Grace" risposi io.
Caleb mi guardò spiazzato, rimase qualche minuto a guardarmi a bocca aperta, io alzai un sopracciglio e lui scosse la testa "No, niente"
"Okay" Mormorai io, ma non ebbe il tempo di sentirmi che il suo telefono si mise a squillare.
Si sentivano perfettamente le parole dell'uomo dall'altro capo del telefono, "Dove cazzo sei?". Caled sospirò, "Sto arrivando"
"Aspettano tutti te Caleb, non è un gioco!" "Lo so hal, porca puttana. Non posso avere neanche dieci minuti di pausa". Detto questo chiuse la chiamata n faccia all'uomo che doveva chiamrsi Hal.
Chiuse la chiamata e mi sorrise "Mi dispiace, ma devo andare." ''Lavori nel centro commerciale?'', chiesi. Caleb scosse la testa, ''non esattamente''. Io annuii e mi ripresi i miei sacchetti.
Mi aspettavo che mi chiedesse il numero o almeno mi dicesse di rivederci, invece scappó dentro il centro commerciale, in seguito avrei capito.
Mi misi in macchina cercando di capire cosa era appena successo: avevo avuto un feeling perfetto con un ragazzo perfetto e lui era scappato.
Mi guardai nello specchietto ma non notai niente di strano nella mia faccia.
Misi in moto la macchina e mi diressi verso casa.
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Perfectly Wrong
RomanceGrace si ritrova in una stazione di servizio, soltanto diciannove anni e uno zaino pieno di pacchetti di sigarette e test di gravidanza, tutti positivi. La sua storia però inizia un anno prima, quando si innamora del ragazzo sbagliato, o forse fin t...