Il bradipo, re delle scimmie.

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Io mi uccido, giuro che mi uccido.

Forse prima non ci ho mai pensato con serietà, ma ora voglio proprio farlo.

Mi guardo attorno, circondata da persone a me sconosciute che continuano a spingermi da una parte all'altra. Inizio a respirare affannosamente, sentendomi completamente spaesata nel trambusto più totale.

Sembra una giungla piena di scimmie, e poi ci sono io che somiglio di più ad un bradipo sperduto.

Non ho niente contro i bradipi, assolutamente.
Anzi, quegli animali sono praticamente me, in tutto e per tutto. Sono da adorare.

Se avessi dei soldi, costruirei un Tempio dedicato solo ai bradipi, dei della pigrizia.

Mi avvicino al bancone degli alcolici, unico posto in cui la gente non è presente, escludendo due o tre persone.

Seduta vicino il tavolo c'è una ragazza che continua a smanettare sul cellulare.

I capelli lunghi e castani le ricoprono il viso, impedendomi di squadrarla da capo a piedi con attenzione. È magrolina e, non so, qualcosa mi porta a pensare sia bassa, notando come le sue gambe non tocchino terra, nonostante sia seduta semplicemente su uno sgabello.

Noto che accanto a lei non c'è nessuno, così colgo l'occasione per sedermi sulla poltrona vicina.

"Cazzo no, ha proprio rotto questa" la sento sussurrare arrabbiata, facendomi accigliare "Certo, stai convinta che alla prossima ti pago, hehehe" la sua poca femminilità mi colpisce dritta in fronte come un palo.

Perché ripete ad alta voce quel che scrive? È un po' inquietante...

Ad un tratto sposta il suo sguardo su di me e arrossisce quando nota che la sto fissando accigliata. Sorrido leggermente alla sua timidezza e dentro di me ridacchio.

Questa tipa è strana forte. Ma fa nulla, il disagio è all'ordine del giorno.

"Ehm... scusa." mormora guardando ovunque, tranne che nei miei occhi. E ce credo, dopo una figura del genere sarei già scappata per l'Africa.

"E per cosa?" domando divertita. No, non ho niente di meglio da fare.

Guarda verso un punto preciso della stanza e poi ritorna ad osservarsi intorno.

"Non pensavo di essere così rumorosa" ammette in modo innocente, senza nessuna punta di ironia o sarcasmo nella sua voce.

"No, ma va, ti pare? Fai quel che vuoi. Poi sembrava avessi problemi o roba simile, quindi sfogarsi in qualsiasi modo è buono, anche solo sghignazzando a bassa voce" la prendo in giro, abbozzando un ghigno divertito, sconvolgendola.

Finalmente mi guarda e vengo subito colpita dai suoi occhi.

Un verde chiarissimo tendente al grigio risaltato dalla pupilla nera e contornato da un nero scuro, mi osserva attentamente.

I suoi limpidi occhi sono grandissimi e la prima cosa a cui penso sono le ragazze dei manga con quegli occhi enormi e belli.

"Piacere, Jess" le tendo la mano, con la voglia di parlare un po'.

La stringe, leggermente indecisa "Charlotte. Con chi sei venuta?" domanda, con la mia stessa intenzione.

"Un ragazzo, ma l'ho perso mentre camminavamo tra la gente. Probabilmente lo avranno fermato, vista la sua fama" sussurro l'ultima parte a me stessa, sperando non mi abbia abbandonata di proposito.
"tu?"

"Ohw, beh, questa è casa mia" la mia bocca si apre fino a far toccare il mio mento per terra.

Beh, non la conosco, quindi non posso giudicarla in base la sua parentela.

"Porca puttana..." spero di sbagliarmi seriamente, ma lei annuisce, facendomi sospirare afflitta.

Si acciglia, per poi spalancare gli occhi "No, no, che hai capito? Io non sono la sorella di Lizzy, o cazzate varie, solo che le nostre famiglie convivono. Guarda, mi mancava solo averla come parente. Inizialmente pensavo fossi meravigliata dalla grandezza della casa" alza gli occhi al cielo, mentre io sono spaventata solo al pensiero.

Un ragazzo che stava ridendo e ballando poco fa, cade sulla poltrona finendo sulle mie gambe.

Mi guarda sorpreso, e la stessa cosa faccio io quando lo riconosco.

"Allora quando ho detto che ci vedevamo alla festa, è successo veramente" Jason mi guarda attentamente, sorridendo a trentadue denti.

"Beh, è un piacere rivederti" trovo quel minimo di coraggio per spicciargli parola.

I suoi occhi si illuminano e il suo sorriso cresce ancor di più "Allora una lingua ce l'hai" si mordicchia il labbro inferiore, bagnandolo con la lingua più volte mentre mi squadra.

Cazzo guarda...

"A quanto pare..." faccio di tutto per non ricordarmi che Jason Treeth è seduto sulle mie gambe ma...

Cazzo, cazzo, cazzo, è vero, è seduto sulle mie gambe e mi parla!!

La mia espressione inizia man mano a mostrare panico, dovuto dal suo sguardo e dal rumore assordante circostante.

Respiro a tratti, iniziando a sentire la gola restringersi sempre di più. Improvvisamente ricordo: sono allergica all'acqua di colonia, tantissimo.

Lo so... che allergia del cazzo.

E sembra che il moro si sia fatto il bagno dentro.

Jason e Charlotte si accorgono del mio malore, così il primo mi si leva di dosso e il secondo si avvicina con aria preoccupata.

Jason urla aiuto nel casino totale, mentre Charlotte continua a chiamarmi, ripetendomi di guardarla e di non chiudere gli occhi.

Sembra tutto quasi a rallentatore... certo, sarebbe stato figo se solo non fossi stata sul punto di morte.

Una figura corre verso di me, ma non riesco a metterla a fuoco che vengo presa in braccio e i miei occhi si sbarrano completamente.

Sento di riuscire di nuovo a respirare, stranamente grazie alla figura calmante che continua a tenermi in braccio.

Le ultime parole che mi escono sussurranti dalle labbra prima di addormentarmi sono "grazie, papà" mentre sento una lacrima di malinconia scorrere lungo la mia guancia.

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Apro lentamente gli occhi, non del tutto, ma abbastanza da scrutare l'ambiente attorno a me.

Sono in una macchina. In una Jeep, una morbida e confortante Jeep.

Capisco subito di chi è, per cui mi addormento di nuovo, consapevole di essere al sicuro.

O, almeno, così spero.

{Due bocche, un bacio.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora