puer clamare

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suonano i celesti ogni volta che sentono parlare del bambino piangente,
stupido sorridente, la strada è la notte,
il babbo e le botte,
hai presente a me vero
me nero
me verme, povere polveri che mi temono,
le stelle che tremano e
le canzoni che mentono,
gli dei ci mentono, ci mettono a posto all'inizio e poi ci chiamano,
bhe ci temono,
la doccia più fredda della mia vita, proiettili
vaganti
al centimetro cubo
al sole,
shot di sangue e un pizzico di motard tremolante e brutto profumo senza domande, niente domande,
scemo, che sto dicendo,
troppo mi ha visto e sta ridendo,
gli occhi di Cristo e un petto che sta lentamente e costantemente riducendo,
il fuoco e il vento,
sento poco e sento,
chiedilo alla cenere sull'ulivo di papà che cosa cazzo sto facendo,
che cosa sto dando, e cosa e quanto la sto amando,
chiedilo a te stesso quanto sei lontano,
indossare alcuni pensieri presi all'interno come fossero un guanto,
inchiostro rosso come finto pianto,
attenzioni non le volevono e non mi piacciono, fosse quello,
o ancora, forse, fosse il vento.
odio il momento spesso e frega niente che è tutto giusto,
sì in effetti non sbaglio poco,
sì in effetti lo specchio dice poco, ieri mi ha detto più su mia ma'
che su di me,
sono blatta e scrivo rotto,
come lattine di latta, mattine di carta,
come te lo dico mo,
che Gabriele solo così può fare,
valige,
stanco apposta,
statico composto, dinamiche apparentemente creative, aggressività viscerale nello spirito, che è collettivo.
Non sono solo, solo che tutto te lo fa pensare

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