Capitolo 4

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Lunedì e non c'è altro da aggiungere

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Il lunedì è un brutto giorno per tutti. Ma a dire il vero sono semplicemente punti di vista.

Io personalmente credo che il lunedì ti riporti alla realtà, che in qualche modo ti faccia aprire gli occhi per farti capire che davanti a te ti aspetta una settimana di lavoro o di ozio. Dipende sempre dai punti di vista.

Ashton si guarda attorno. Lui è un ventenne alla ricerca di qualche cosa di estremamente divertente da fare e non c'è cosa più bella di rovinare la giornata ad una ragazza.

Il Rose Forum College è un luogo spazioso, verde e accogliente. Tutte cose che ad Ashton Irwin non piacciono. Diciamo che sono il suo completo opposto, ma soprattutto lui odia il verde.

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"Ancora mi devi spiegare come fai a prendere voti alti senza mai aver aperto un libro. Ti odio quando fai così Becca!"

Invece per Rebecca il lunedì era un giorni come altri. È sempre stata un'alunna modello, non ha mai sgarrato ed il voto più basso che abbia mai preso è stato un sei in educazione fisica. Non si fa problemi e non sarà certo il giorno più temuto dalle persone ad impedire il suo processo di perfezione impeccabile.

"Ascolto e basta. Di solito durante le spiegazioni vengono date le risposte alle domande, ma tu sei troppo stupida Egle.."

Ride di gusto nel vedere la sua amica infuriata. Non capita mai una cosa del genere e non si vuole perdere la sua strana espressione.

Continuano a camminare per i corridoi dell'Istituto. Le immense vetrate le permettono di guardare il giardino interno e come sempre Egle rimane affascinata dalla presenza mascolina ed appariscente del suo amato Luke Hemmings, il ragazzo più acclamato e discusso della scuola. Sta parlando con i suoi compagni di squadra sotto ad una delle querce del giardino. Dopo l'accaduto di ieri sembra parecchio in forma e non può non pensare che sia bello come sempre, del resto.

"Ma hai visto il ragazzo all'entrata?"

Due delle ragazze più pettegole stavano passando al fianco di Egle e Rebecca. Proprio quest'ultima cercò di capire a cosa si stavano riferendo le gemelle Palvin, ovvero le soprannominate "vipere". Non ha mai avuto modo di sperimentare questo loro soprannome e spera di non farlo mai.

"Certo sorella! È proprio bello, ma a quanto pare sta cercando qualcuno che si trova qui. Magari abbiamo l'occasione di parlare con lui.."

Si allontanano portando con loro una scia di pura e mostruosa cattiveria. Mette i brividi.

"Dai, andiamo a vedere!"

Egle la anticipa sul tempo cogliendola di sorpresa. Rebecca non vuole andare a vedere questo ragazzo. Non le interessa minimamente sapere chi sia e cosa voglia. La scrittrice preferirebbe andare in biblioteca per concludere la sua ricerca di scienze, che deve consegnare entro sabato.

Ma per sua sfortuna ha a che fare con Egle Woston, nessuno è mai riuscito a tenerle testa in una discussione e pur essendo sua amica preferisce non correre questo rischio.

Così si ritrovano a calpestare l'erba fresca e bagnata del giardino esterno. L'aria autunnale è di certo la migliore e trasmette un senso di calma a Rebecca, lei che deve sopportare l'estrema ed irrefrenabile curiosità di mezzo college.

**

Schiamazzi, urla e troppe domande impertinenti. Questo sono le ragazze, nessuna esclusa.

Ashton ancora non riesce a crederci.

È da ben una buona mezz'ora che si trova lì ed ancora non è riuscito a fare un passo per raggiungere la segreteria.

Certo è il sogno di ogni ragazzo quello di essere attorniato da belle e sessualmente accaldate ragazze. Non si può certo lamentare, ma in questo momento vorrebbe tanto vedere quel viso, quello sguardo vuoto e quella specifica ragazza, Rebecca.

Si trova lì grazie al consenso di Michael e per il suo importante lasciapassare su quella ragazza. Lui infrange le regole, ma quando si tratta delle regole di Michael non può certo opporre resistenza.

Ashton è un ventenne fin troppo rispettoso, ma ancora non se ne rende pienamente conto della bontà del suo cuore.

Lui è cambiato da bene a male e non l'ha fatto in solitudine tale passaggio, è stato assistito dal suo attuale migliore amico e non sa se esserne grato oppure no.

"Certo che sei proprio maldestra Becca!"

Quella voce. L'ha già sentita da qualche parte ed è fin troppo familiare anche il nomignolo usato.

Rimane sorpreso quando vede una ragazza per terra e si fa spazio tra la folla urlante per soccorrerla. Spera davvero con tutto il cuore che sia colei che sta cercando.

Rebecca spera davvero con tutto il cuore di non aver fatto l'ennesimo pacco di merda da aggiungere alla sua lista. Non è colpa sua se qualcuno le ha fatto uno sgambetto proprio mentre cercava di allontanarsi dalla folla di ragazze. Non è colpa sua se poi si è ritrovata lunga e distesa sull'erba. Le fa male il ginocchio a causa dell'urto e anche i palmi delle mani, usate per proteggere la sua faccia.

Sente delle leggere risate attorno a sé, cose fin troppo familiari a cui ha già assistito. I soliti guardoni che non perdono tempo per indicare e ridere, come se loro non sono mai caduti in vita loro.

"Lascia che ti dia una mano..."

Che bella voce. Si ritrova a pensare la scrittrice che continua a tenere la testa china per l'imbarazzo. Non è bello cadere di fronte ad una buona quantità di persone.

Si sente prendere per le spalle e venire sollevata. Una strana e dolorosa fitta al ginocchio la fa gemere dal dolore e si irrigidisce quando il ragazzo prende un suo braccio e se lo porta sulle spalle larghe e muscolose per sorreggere l'esile corpo di Rebecca.

Ha caldo sulle guance e si vergogna da morire. Le piace l'odore mascolino che emana la pelle del ragazzo, le piace il modo come la stringe. Strano.

"Becca, ti sei fatta..male..ma tu sei il cameriere di ieri?"

Egle rimane al quanto perplessa. Non riesce a credere a quello che sta vedendo e a come la sua migliore amica sia stupida da non accorgersi di quel bonaccione che la sta portando in infermeria.

Rimane al loro fianco e cerca di capire il motivo della presenza di Ashton.

"Si, sono io."

Ride e stringe ancora di più Rebecca per non farla sforzare troppo.

La castana, dal canto suo, rimane ammaliata da quel suono, quasi divino. È una risata strana, bambinesca e giocosa. La fa star bene.

"Non è necessario che tu mi accompagni, c'è la mia amica e basta e avanza. Puoi benissimo tornare a quello che stavi facendo.."

Si ritrova a dire tra un passo e l'altro.

Egle si porta una mano sulla fronte mentre con l'altra sorregge lo zaino della sua amica. È proprio scema, non può farci nulla.

"Tranquilla, sto facendo già quello che volevo fare."

Questa è una frase che non si sarebbe aspettata. Che fosse venuto al college soltanto per trovarla?

No, impossibile e poi come ha fatto a sapere che frequentava proprio il Rose Forum College?

Troppi pensieri frullano nella testa di Rebecca e fortunatamente non ascolta la strana conversazione che stanno avendo i due ragazzi al suo fianco. Non le interessa e l'unica cosa che desidera è sedersi.

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