6.pace

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Stavo precipitando.

Nonostante sapessi di dover fare qualcosa, non riuscivo a muovermi,

I miei muscoli erano come bloccati.

A quel punto, un orribile senso di impotenza e panico si impossessò di me:

se non mi fossi mossa, sarei sicuramente morta, data l'altezza.

Dovetti trovare tutto il coraggio che possedevo per riuscire ad allungare la mano verso la mia tasca, dove portavo la bacchetta, e lo feci a fatica;

A quel punto, con voce fievole, pronunciai l' inantesimo d' appello;

Ero vicinissima al terreno, avevo paura, nonostante la scopa stesse venendo nella mia direzione come previsto, sentivo un orribile sensazione, non ero sicura di fare in tempo;

Per un' attimo pensai a mio fratello... l'ultima volta che gli avevo parlato, gli avevo urlato contro.

A quel pensiero, misto alla paura di morire, i miei occhi si riempirono di lacrime e piccoli singhiozzi smorzarono il rumore del vento che mi soffiava nelle orecchie;

Ero pronta all' impatto...

Ma, per mia fortuna, a qualche centimetro da terra, riuscii ad afferrare il manico della scopa:

Potei sentire l' erba sfiorarmi la schiena, provocandomi dei leggeri brividi su tutto il perimetro.

Sebbene fossi riuscita a rimontare sulla scopa appena in tempo da evitare un forte impatto, il mio atterraggio fu morbido, solo qualche graffio mi ricopriva il viso, sporcandomi di sangue.

Scesa a terra, mi accolsero una marea di facce stupite;

gli occhi di tutti erano spalancati, così come le loro bocche;

non volava una mosca, il silenzio la faceva da padrone;

probabilmente nessuno avrebbe scommesso su di me, nessuno avrebbe mai creduto che sarei stata io a vincere, eppure, la piccola pallina che tenevo tra le mani, diceva il contrario;

Avevo vinto.

Forse non per bravura,

né per esperienza;

ma per furbizia;

Che, per quanto mi riguarda, è un modo molto elegante di vincere.

Mi resi conto solo successivamente di essermi effettivamente aggiudicata la vittoria, troppo contenta di essere viva, ma, quando lo feci, il mio cuore balzò di gioia.

Fu mio fratello ad interrompere il silenzio, urlando il mio nome;

I suoi limpidi occhi mi squadrarono da capo a piedi, verificando che fossi indenne.

-Scusami, avevi ragione, non avrei mai dovuto dubitare di te, ero semplicemente preoccupato-

-Non preoccuparti Scorp, è ok-

il ragazzo aveva le lacrime agli occhi e mi si fiondò tra le braccia.

-ti voglio bene, Soph-

-anche io te ne voglio-

-noi contro il mondo?- mi sussurrò all' orecchio, speranzoso.

-noi contro il mondo- sussurrai anche io di rimando:

Era il nostro motto:

Ciò che dicevamo quando uno di noi era triste...ci dava forza.

Una costante in questa in questa imprevedibile vita.

Dopo mio fratello, anche Ben e Albus , assieme a qualche altro serpeverde lì presente, mi fecero i complimenti;

I loro sorrisi andavano da guancia a guancia e si poteva percepire la loro gioia sgorgarli dalle labbra, celata da un leggero velo di preoccupazione.

Tra tutti i serpeverde uno in particolare mi colpì Oliver Underson, capitano della squadra di Quidditch della nostra casata, che, con voce roca, mi consigliò caldamente di fare i provini per la squadra;

La cosa mi rese felicissima,

Non mi sarei mai aspettata che qualcuno potesse volermi in un posto insieme a tante persone, per fare squadra poi...era inimmaginabile per me, ma ne ne fui davvero entusiastata.

L' altra persona che catturò la mia attenzione fu proprio James:

Il ragazzo si avvicinò a me, regalandomi per l' ennesima volta uno dei suoi ghigni, anche se era percepibile dell' amarezza nei suoi occhi;

Comunque non fu quello a stupirmi, bensì cosa disse dopo:

-bella partita, Sophie-

Era strano sentirsi chiamare per nome da qualcuno, soprattutto grifondoro e, per di più, la calma e la tranquillità con cui il ragazzo aveva pronunciato quelle parole mi avavano scombussolato;

A quanto pare, il ragazzo doveva avere un enorme autocontrollo, caratteristica che non ci si aspetterebbe da un grifondoro modello come lui, era più una cosa da serpeverde;

Comunque la apprezzai moltissimo;

Era segno di rispetto.

-bella partita, James-

Si, anche io lo chiamai per nome, mi sembreva giusto farlo, dopotutto lui era stato gentile con me in quel momento;

Così, decisi di donarli anche io un enorme sorriso, in segno di pace momentanea.

Devo ammettere che il mio gesto lo sorprese, ma si ricompose immediatamente e se ne andò.

Avevo avuto ciò che volevo.

La vittoria era mia ed io ostentavo a crederci.

In quel momento capii che, anche se non fossi stata la persona più ben voluta del castello, Hogwarts mi avrebbe donato splendidi ricordi;

Certo, non potevo immaginare cosa mi avrebbe riservato il futuro,

Altrimenti, probabilmente, ci avrei pensato due volte prima di formulare quella frase;

Ma non posso neanche dire che sia del tutto falsa, quella scuola mi ha donato tanto:

Insegnamenti,

Ricordi brutti,

Ricordi belli,

Amicizie

E persino l' amore;

La mia storia era appena cominciata.

_________________________

ANGOLO AUTRICE:

NON POTETE CAPIRE COME SIA STATO DIFFICILE SCRIVERE QUESTO CAPITOLO

(A TITOLO INFORMATIVO: L' HO RISCRITTO 5 VOLTE)

PERCIÒ SPERO CHE VI SIA PIACIUTO.

VI CHIEDO DI LASCIARE UNA STELLINA SE COSÌ FOSSE.

CERCHERÒ DI AGGIORNARE TUTTI I GIORNI MA NON VI PROMETTO NIENTE.

GRAZIE DI STAR LEGGENDO LA MIA STORIA, AL PROSSIMO CAPITOLO.

Ale.

La Terza Guerra Magica {J.S.P}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora