Capitolo V

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Ian sbadigliò e si mise a sedere, grattandosi gli occhi. La luce del primo mattino illuminava la stanza, e i disegni delle tende si proiettavano sul pavimento rincorrendosi come in una danza al passaggio delle automobili. Sorrise vedendo Emilia che si stropicciava gli occhi, allungandosi e occupando tutto lo spazio disponibile.

Appoggiò le braccia alle ginocchia e rimase a guardarla mentre si svegliava: era veramente la creatura più bella che avesse mai visto.

"Buongiorno" le disse con la sua voce bassa e roca.

"Ehi" rispose lei con un sorriso. Ian si sporse a darle un bacio sulle labbra. Lei però non lo lasciò andare e lo trattenne a lungo con un altro bacio, e poi un altro ancora e di nuovo. Rimase con le braccia intrecciate dietro al suo collo mentre si specchiavano l'uno negli occhi dell'altra.

Non dissero nulla, ma rimasero a sorridersi a vicenda, finché Emilia non gli diede un bacio sul naso e disse: "Devo andare a lavoro".

"Rubare non è un lavoro, lo sai". Lei in risposta gli fece una linguaccia, ridendo.

Si sporse dal letto e afferrò una felpa da terra, mentre Ian si sedette, rimanendo ad osservarla mentre la ragazza si vestiva. Emilia fece un sorriso imbarazzato e abbracciò il cuscino invitandolo con aria innocente a non guardarla. Lui allora rise appena, e distolse lo sguardo, respirando a fondo.

Non si rendeva ancora conto di quel che era successo, e cercò di calmarsi. Quella ragazza gli avrebbe causato un infarto, prima o poi. La conosceva da così poco, eppure le aveva cambiato l'esistenza intera. Pensava che non avrebbe mai più amato nessuna dopo Lynesse, ma la sera precedente ne era stata la prova contraria. Aveva fatto l'amore con Emilia, e i suoi sentimenti erano puri e sinceri.

Si era sentito goffo e fragile a maneggiare quel corpo giovane e delicato, sopratutto dopo tutti quegli anni che aveva passato privato di ogni contatto umano. Si era sentito pentito di tutto quel tempo trascorso a temere un futuro senza Lynesse, a vivere come se non si potesse ricominciare una nuova vita dopo la sua terribile perdita. Si era sentito imbarazzato, perché non sapeva più come maneggiare il corpo di una donna, ma Emilia sembrava essere una vera esperta e lo aveva fatto sentire a suo agio. Quella sera era davvero cambiato tutto. Pensieri, che non lo avevano mai sfiorato; mani, che non lo avevano mai toccato; ricordi, che non aveva mai vissuto: una persona che prima di quel giorno al mercato non aveva mai visto, una ragazza che con vent'anni in meno di vita gli aveva insegnato quello che la loro differenza di età non sarebbe mai riuscita ad insegnarli. Quello che Lynesse non era mai stata in grado di fargli comprendere veramente: vivi come se il domani non esistesse. Emilia, inconsapevolmente, lo aveva fatto. E ora poteva sentirsi veramente colmato di ogni vuoto.

"Senti Ian, ci sarebbe un cavo da controllare perché la luce non funziona bene in bagno, potresti darci un'occhiata oggi?" disse legandosi i capelli. "O almeno, penso sia il cavo, perché ogni volta che cambio la lampadina non funziona comunque. Mi tocca andarci con la torcia quando è buio, Cristo!" ecco la ragazza che conosceva: chiacchierona come sempre.

Lui annuì in risposta, mentre lei correva a dargli un bacio sulla fronte e poi usciva dalla stanza, mentre si mordicchiava il labbro inferiore, come era solita fare. Ian pensò a come quel piccolo gesto gli faceva girare la testa come una trottola ogni volta.

Era così bella e dolce, e così buona, che gli sembrava solo un sogno essere in casa sua, nel suo letto. Gli sembrava di conoscere quel posto da sempre tanto lo sentiva familiare, e il fatto che Emilia lo avesse lasciato lì da solo gli dava fiducia per il loro rapporto. Anche il modo in cui lei lo aveva trattato e gli aveva parlato prima di andarsene... sentiva che la cosa non sarebbe finita solo dopo quei pochi giorni. O almeno, lo sperava.

Sì alzò, e dopo aver preso qualcosa da mangiare in cucina ed essersi rivestito, andò a controllare cosa non andava.

La verità è che non aveva idea di dove finissero i cavi per la luce in quella casa, e si chiese perché Emilia non avesse ancora chiamato un elettricista. Probabilmente non se lo può permettere, pensò soltanto. E se avesse dato retta a sé stesso, probabilmente l'elettricista lo avrebbe chiamato sicuramente anziché combinare ciò che avvenne in seguito.

La ladra e il vecchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora