Capitolo III

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Passarono tre martedì prima che Emilia si ripresentasse come aveva promesso. Aveva fatto bene a pensare che fosse una ragazza lunatica, perché lo era.

Quella sera Ian era nel suo solito angolo, alla solita ora, con il solito bicchiere di vino in mano.

Non aveva mai aspettato Emilia con ansia, però in un certo senso cominciava a sentire la sua mancanza. Avere qualcuno intorno, anche se una palla al piede come quella ragazza, era qualcosa che si avvicinava abbastanza all'essere piacevole. Ian non aveva una famiglia, dei parenti, non aveva grandi amici, nessuno con cui parlare. La sua vita era piatta come lo specchio del piccolo lago del suo paesino, niente cambiava mai e le cose erano uguali giorno dopo giorno, ma a lui tutto sommato piaceva così. Non sentiva il bisogno di nulla, se non di Lynesse. Ma lei non c'era più, quindi cosa importava ormai? Emilia aveva portato una ventata d'aria fresca nella sua vita per quelle due volte che si erano visti, ma in fondo cercava di convincersi che non gli importava davvero di vederla ancora.

Era a metà del bicchiere quando la porta si spalancò ed entrò la ragazza dalla collana iridescente. Indossava i soliti jeans, e il solito parka dal cappuccio in tartan, questa volta aperto su un maglione di lana pesante, ricamato con motivi natalizi.

"Ehi, vecchio!" disse, appoggiandosi al muro. Aveva il fiatone, come se fosse arrivata fin lì correndo, ma Ian non se ne stupì: andava sempre di corsa, non stava mai ferma.

"Ehi, piccola ladra" abbozzò un sorriso.

"Buono il vino stasera, eh?"

"È sempre il solito". Rimasero in silenzio un po' e poi Emilia ricominciò a parlare.

"Ho mollato Mark, sai?" Ian cercò di ricordarsi chi fosse Mark.

"Il mio ragazzo, ti ricordi?" gli andò in soccorso Emilia.

"Oh" fu la risposta del vecchio "Mi dispiace"

"Non deve dispiacerti, era uno stronzo. Non so come ho fatto a starci tutto questo tempo insieme, sono passate tre settimane almeno da quando lo hanno bloccato davanti al negozio e non ha mai detto niente fino a l'altra sera. Non lo capirò mai"

"Forse è lui che non capisce te"

"Come fa a non capirmi? Non sono una pazza lunatica"

"O forse sì".

Emilia sorrise.

"E tu non sei di certo un vecchio rude e arrogante"

"Non sono arrogante. Non parlo mai"

"Va be', non è la stessa cosa?"

"No".

Rimasero in silenzio, poi Emilia andò a prendere un altro bicchiere di vino.

"Sai, in realtà il vino mi fa abbastanza schifo" fece una smorfia mandando giù un sorso del liquido purpureo. "Preferisco di gran lunga la birra"

"E perché lo continui a bere?"

"Per farti compagnia. Mi sembri così solo, Ian"

"Non lo sono".

Rimasero in silenzio ancora, mentre Emilia beveva il terzo e poi il quarto bicchiere di vino e continuava a parlare a vanvera. Ian si accorse che spesso si mordicchiava il labbro inferiore, come un brutto vizio che sembrava non volersi togliere.

"Insomma, non ho mai creduto che sarei stata brava a scuola. Se è per questo sono una frana pure a lavoro ma non mi lamento più di tanto. Mio padre vuole che torni all'università ma io non voglio. Cioè, io odio studiare, e odio anche lavorare, per quello ogni tanto rubo qualcosa che non posso permettermi. Ma non sono una ladra, non davvero! Lo faccio più per divertimento".

La ragazza era decisamente ubriaca, pensò Ian.

"Emilia" disse lui. Per la prima volta la chiamava per nome "Sei ubriaca, vai a casa".

"Non voglio" rispose appoggiandosi alla spalla di Ian. Lui arrossì un poco: erano anni che non aveva un contatto fisico con qualcuno. In particolare con una donna.

"Forza" la fece rialzare e la accompagnò alla porta dopo aver pagato il conto per entrambi. "È tardi" disse.

Lei gli sfiorò il viso come quella volta in autobus e rise: "La tua barba punge". Gli diede un bacio sulla guancia e se ne andò.

Lui la seguì con lo sguardo per assicurarsi che non combinasse pasticci, ma quando scomparve nella nebbia decise di seguirla. Che assurdità, come poteva essere preoccupato per quella ragazza che conosceva appena? Be', dopotutto è pur sempre una ragazza che ha bisogno di aiuto, pensò Ian, e non poteva lasciarla a sé stessa, non in quello stato.

La vide svoltare in un vicolo e aprire una porta rossa con delle chiavi che aveva in tasca. Trasse un sospiro di sollievo nel constatare che era arrivata e che dopotutto non abitava così distante come pensava. Lei non si accorse di lui, e così le loro strade si divisero per la terza volta.

Chissà se si sarebbero mai più rivisti. 

La ladra e il vecchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora