Jimin entrò nella stanza: era molto vuota, con solo un letto, un tavolino e un vaso di gigli accanto ad esso.
"Buongiorno, Jungkook!" Una ragazza vestita con un camice azzurro si alzò e si avvicinò ai due.
Aveva dei folti capelli castani e un sorriso smagliante sulle labbra, e sul cartellino teneva scritto "Park Chaeyoung"
"Jimin, lei è Chaeyoung, la specializzanda che si occupa di mio nonno, ma puoi chiamarla Rose." Jimin tese la mano alla giovane e la strinse, poi guardò l'uomo steso sul letto.
"Tuo nonno?"
Jungkook si sedette sulla sedia al posto di Rose, che silenziosamente uscì dalla stanza. Jimin però se ne accorse e la guardò andare via.
"Ciao, Jungkook-nim" disse il ragazzo, e Jimin si sentì un attimo confuso.
"Oh ragazzo! Dove sono i miei fiori?" Gracchiò l'uomo steso, e Jungkook ridacchiò.
"Non li ho portati oggi. Erano finiti"
"Ah, che razza di fioraio non ha i gigli!" Lo sguardo del signore si rivolse poi a Jimin: "hey tu, hai i miei gigli?"
Jimin non sapeva cosa rispondere e scosse la testa, cercando conforto negli occhi di Jungkook. Il suo amico tornò a guardare suo nonno.
"Io non sono un fioraio-"
"Ma come! Tu sei il ragazzo che porta i gigli ogni domenica! Sei un fioraio" ribatté l'uomo.
Jungkook fece segno a Jimin di avvicinarsi a lui e il ragazzo si mise dietro Jungkook, poi prese la mano dell'uomo tra una delle sue.
"Nonno, sono io, tuo nipote" disse.
"Nipote? Io non ho nessun nipote che fa il fioraio!" Il signor Jungkook cominciò ad agitarsi e il ragazzo strinse con la mano libera quella di Jimin.
Il ragazzo a quel punto sgranò gli occhi e capì: Jeon Jungkook, il padre del padre di Jungkook, dal quale aveva ereditato il nome. Lo guardò meglio e lo riconobbe, nonostante non ricordasse avesse così pochi capelli. Erano 10 anni che non lo vedeva, ed era messo davvero male.
Jimin poi vide come Jungkook forzava il suo sorriso, e lui la conosceva bene quella smorfia: cercava di non piangere. Lo faceva sempre anche quand'era piccolo per nascondere le cose, ridere per non piangere.
"Nonno, sono io, Jungkook, il nipote con il tuo stesso nome" disse a bassa voce. L'uomo cambiò il suo sguardo da irritato a dolce in un secondo, e gli rivolse un sorriso.
"Jungkook... oh come ti sei fatto alto, da quanto tempo non ci vediamo?"
Il ragazzo strinse la presa alla mano di Jimin e il più grande portò la mano libera sulla spalla di Jungkook.
"Nonno, vengo ogni domenica, ricordi?"
"Ogni domenica... la domenica viene il fioraio a portarmi i gigli! Dov'è il fioraio?" Il nonno cominciò a guardarsi intorno e Jungkook sospirò.
"Nonno, sono io che ti porto i gigli ogni domenica, ma non sono un fioraio" ribatté Jungkook, e l'anziano si rilassò sul cuscino.
"Ah... e dove sono i miei gigli?"
"Erano finiti stamattina" mentì Jungkook, e suo nonno si ripeté.
"Chi razza di fioraio non ha i gigli?"
Jimin carezzò con il pollice il dorso della mano di Jungkook mentre cercava di capire quella scena che agli occhi di tutti poteva sembrare comica.
Neurochirurgia... Alzheimer.
"Sono venuto a farti visita anche se non ho portato i fiori, ti prometto che domenica prossima te ne porto il doppio" Jungkook sorrise a suo nonno, il quale però corrugò la fronte.
"Perché? Domenica prossima cos'è?"
Jungkook sorrise senza mostrare il suo essere spazientito. "Nulla, ma ogni domenica vengo a salutarti e ti porto un mazzo di gigli, i tuoi fiori preferiti"
L'uomo sorrise: "ah già, tu sei il fioraio..."
Jungkook fece per ribattere, poi però sospirò e annuì. "Sì. Sono io, nonno"
"Oh Jungkook non dire sciocchezze. Tu non sei un fioraio!" Suo nonno strinse delicatamente la presa della sua mano attorno a quella del nipote, il quale si alzò e gli baciò la fronte.
"E dimmi, ragazzo, chi è quel tuo amico?" il signor Jungkook fece segno a Jimin, il quale era stato zitto tutto il tempo.
Il bruno si fece avanti e sorrise all'uomo: "sono Jimin, un amico di Jungkook"
L'uomo rimase a pensare per un attimo: "Jungkook... chi è Jungkook?" Il suo sguardo si posò verso i due ragazzi e si allarmò per un attimo: "e chi siete voi!?"
"Jungkook-nim, sono il fioraio che vi porta i gigli ogni domenica!" Jungkook si intromise nella conversazione, dato che Jimin stava letteralmente andando nel panico.
"Fioraio? Io non conosco nessun fioraio! Jungkook mi ha detto che è lui a portarmi i fiori la domenica!"
La porta si aprì di colpo e Chaeyoung arrivò accompagnata da un altro ragazzo più grande.
"Che succede qui?" Chiese il nuovo arrivato, che però aveva un camice bianco. L'uomo a letto cominciò ad agitarsi come se fosse preso da delle convulsioni.
"Ok Park, cos'abbiamo qui?" Chiese quello che doveva essere un dottore alla sua specializzanda, e la ragazza rispose in fretta.
"Valori aumentati: pressione, battito cardiaco, respiro..."
"E cosa consiglia di fare?"
"Somministrazione di 300 nanogrammi di benzodiazepine per via endovenosa" il medico le sorrise.
"Bene, procedi. Ragazzi, voi dovete uscire di qui adesso. Il signor Jeon ha bisogno di essere lasciato da solo" Jungkook annuì, e Jimin capì che doveva essere già successo altre volte. Rose inserì delle gocce di medicinale nella sacca regolatrice di flusso e Jungkook si calmò quasi subito, fino a cadere poi in un sonno profondo.
I due ragazzi salutarono ed uscirono dalla stanza, e appena chiusero la porta Jungkook non si mosse. Jimin gli si avvicinò credendo che fosse distrutto da quello che fosse appena successo, ma l'altro gli sorrise e scosse le mani avanti a sé.
"Va tutto bene, ci sono abituato ormai"
"Tuo nonno soffre di Alzheimer?" Chiese Jimin mentre si avviavano all'uscita.
"Sì, è quasi alla fase avanzata: adesso non ricorda praticamente più nulla e non si muove più, immagina le cose... Tra un po' comincerà addirittura a non parlare affatto." Spiegò Jungkook.
"Siamo venuti qui perché aveva bisogno di un'assistenza specifica ed è stato trasferito dalla sua clinica a Busan a ... qui a Seoul, e dato che non potevamo stare cosi lontani ci siamo trasferiti anche noi"
"Mi dispiace tanto..." furono le uniche parole che uscirono spontanee a Jimin, e il ragazzo gli sorrise per ringraziarlo.
I due aspettarono di fronte all'ascensore e vi entrarono, cliccando poi il pulsante per il piano terra. Dopo un paio di secondi di silenzio, Jungkook parlò.
"Di nuovo soli?" Disse e ridacchiò.
Jimin lo guardò e un'idea gli balenò in mente, sperando che non fosse la peggiore delle idee mai avute in vita sua.
Tanto ha bisogno di una distrazione... no?
"Già, di nuovo... dov'eravamo rimasti prima?" Jimin si mosse di nuovo verso Jungkook e si avvicinò così tanto che Jungkook per non toccarlo fu costretto a schiacciare il suo corpo contro la parete, tra le braccia tese di Jimin. Il ragazzo lo guardò con gli occhi sbarrati e le gote appena colorate di un rosso leggero, facendo ridacchiare il più grande.
"Mh? Non ti sta bene quando sono io a fare così?" Jimin lo provocò e mise una gamba tra le sue per bloccarlo.
"In che senso?" Chiese Jungkook, seppur imbarazzato dalla situazione.
"Finché sei tu a comportarti così con me, ti va bene, eh?" Disse Jimin con tono innocente.
Bastarono quelle parole per far sogghignare Jungkook, che poggiando le mani sui fianchi di Jimin avanzò e lo fece sbattere con la schiena contro la parete. Il più piccolo avvicinò il suo corpo a quello di Jimin finché non arrivò a schiacciarlo col suo peso, e tenendo ancora le mani sui suoi fianchi strinse il suo bacino contro il proprio.
Cazzo, stavo andando così bene...
"Perché, Jiminie, io ti piaccio così?"
Jimin non ebbe il tempo di rispondere perché le porte dell'ascensore si aprirono in quell'istante, e Jungkook staccò le mani dalla parete e fece un passo indietro. Gli rivolse uno sguardo ammiccante seguito da un sorrisino e poi si incamminò nel corridoio.
Jimin si sistemò la camicia che aveva indossato quella mattina e passò una mano tra i capelli, poi uscì anche lui dall'ascensore e seguì Jungkook, stando sfacciatamente al suo fianco. Quella era la sua battaglia, e quel moccioso non lo avrebbe distratto dal suo obiettivo.
Averlo.
Un pensiero balenò nella mente di Jimin e il ragazzo si fermò di colpo.
E poi?
Cosa sarebbe accaduto dopo? Si sarebbe fatto desiderare fino ad averlo -fisicamente-, e poi? Come si sarebbe dovuto comportare con il suo migliore amico neo amante?
Non voleva che la loro amicizia si disintegrasse per l'imbarazzo o per un suo capriccio adolescenziale.
Guardò il ragazzo avanti a lui che -dopo aver fatto qualche passo- si era accorto di non avere più Jimin accanto; si voltò e lo guardò, confuso dalla sua espressione pensierosa.
Jimin lo vide voltarsi, e in quei pochi secondi non vide il Jungkook diciassettenne, ma un bambino di sette anni sorridente che adorava giocare tutto il giorno e non stava mai fermo.
Il pensiero di quelle giornate lo fece sorridere e gli scaldò il cuore, e in quell'istante Jimin sentì passarsi davanti agli occhi tutti i momenti vissuti con quel ragazzo, tutte le volte in cui gli era bastata una parola, un minimo gesto per farlo sentire al di sopra delle nuvole, per farlo stare bene.
No, lui non voleva Jungkook solo fisicamente, ma lo voleva in tutti i sensi.
Jimin aveva una cotta per il suo più grande amico, e la sua missione cambiò in quello stesso istante in cui se ne rese conto.
Lo avrebbe conquistato, a tutti i costi. Non poteva permettere che qualcun altro rubasse il cuore del suo Kookie.
"Jimin?" Jungkook lo chiamò, dato che era rimasto immobile e assorto nei suoi pensieri per un bel po'. Jimin alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi color pece, in cui poteva letteralmente perdersi. E si era appena perso.
Jungkook tornò indietro verso Jimin e chinò appena la testa alla sua altezza, cercando di capire cosa passasse nella testa del suo Hyung. E fu lì che accadde.
Magari non magico come Jimin se lo era aspettato, in un campo di fiori con il tramonto alle spalle, ma gli afferrò il colletto della t-Shirt e gli stampò un veloce bacio sulle labbra. Sembrava quasi irruento, forzato, un piccolissimo contatto tra di loro che però gli provocò brividi lungo tutto il corpo. Così come l'aveva iniziato così lo terminò, si allontanò di qualche millimetro e riaprì gli occhi che aveva chiuso per un attimo.
Jungkook lo guardò stupito appena Jimin si fu staccato: erano così vicini da fondere i loro respiri. Jimin rimase immobile, incapace di dire o fare altro e tremò tra le braccia del più piccolo. Ad un certo punto Jungkook chiuse gli occhi: l'altro si sentì tirare per i fianchi e prima che potesse rendersene conto, le labbra del più piccolo erano sulle sue.
Quello sì che era magico.
Più che un bacio sembrò una carezza: leggera, avvolgente. Jimin chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal momento, portando le dita ancora strette nella polo nera di Jungkook sulle sue spalle.
Jungkook catturò il labbro superiore di Jimin tra le sue e lo carezzò con esse, e le schiuse poi per baciarlo ancora. I due si staccarono nello stesso momento, rendendosi conto allo stesso momento di essere ancora in pubblico, e senza dire una parola uscirono insieme dall'ospedale.
~
Yoongi teneva lo sguardo puntato sulla strada e stringeva tra le dita il volante. Nabi notò come gli occhi del suo compagno fossero più tirati del solito e le nocche delle sue mani erano bianche tanto era forte la stretta. Appena mise una mano sulla marcia per frenare ad un semaforo, la ragazza portò le dita pallide e affusolate su di essa.
Yoongi si voltò verso di lei: "che c'è?"
"Dovrei essere io a chiedertelo" rispose lei con tono deciso. Yoongi tornò a guardare la strada e tamburellò con il dito sul volante. "È che... c'è una cosa che non capisco"
Nabi si sistemò meglio sul sedile: "sarebbe?"
"Stamattina Namjoon ti ha chiamato per dirti che avevi dimenticato la borsa nella sua auto, e ho risposto io al tuo cellulare perché dormivi. Mezz'ora dopo mi ha chiamato perché era andato a casa di Hoseok per portargli un suo asciugamano" spiegò. Nabi non capì il motivo della sua confusione e inarcò un sopracciglio.
"Nam mi ha chiesto se Hoseok fosse tornato con noi ieri sera, e io gli ho detto che credevamo che lui e Taehyung fossero tornati con lui e Seokjin."
"Beh ma Hobi Hyung ha detto di aver chiamato il suo tassista per tornare a casa con Taehyung e dargli un passaggio. Magari si erano allontanati e quando sono tornati non hanno trovato me, te, Jimin e Jungkook" rispose la ragazza.
"È questo il punto. Hoseok ha detto di essere tornato a casa sua con Taehyung"
"E allora?"
Yoongi ingranò la marcia appena vide che il semaforo era diventato verde.
"Namjoon mi ha detto che quando stamattina è andato a casa di Hoseok lui non c'era, e la domestica ha detto che non ha passato la notte a casa sua"
Nabi sgranò gli occhi, incapace di ribattere: "stai dicendo che-"
"Sì. Hoseok e Taehyung ci hanno mentito, e ci nascondono qualcosa"~
~
*SMC: International Health Service, uno dei tanti Ospedali di Seoul*
Questo capitolo lo dedico soprattutto a mio nonno paterno, il quale soffriva di Alzheimer e ha convissuto con essa per 10 lunghi anni prima di lasciarmi. Quando ho scritto questo capitolo era ancora in vita: non parlava più ad alta voce e non lo faceva mai di sua spontanea volontà, non camminava, non mangiava o beveva da solo né poteva andare in bagno. Una volta, Ferragosto 2017 mi pare, lui mi ha vista e mi ha detto "come ti sei fatta alta", come se non mi vedesse da anni. In realtà c'eravamo visti poco prima, ma per lui è tutto cancellato. Una vita intera spazzata via dalla malattia, la quale mi insegna che bisogna vivere ogni secondo della vita al meglio, perché potremmo svegliarci un giorno e non ricordare più niente, o magari potremmo non svegliarci, chissà. Oppure potremmo lasciare questo mondo da un momento all'altro e avere qualcosa in sospeso... no. Non dobbiamo mai farci cogliere impreparati dalla vita, e mio nonno per me ne è l'esempio. Mio nonno mi ha lasciata il 27 Gennaio 2020, per fortuna prima di tutto questo disastro causato dalla pandemia. Guardami da lassù e proteggici, nonno. <3
Nota Autrice (senza pianti stavolta)
#Q: chi sono i vostri bias negli altri gruppi kpop?
#A: dato che ho nominato le Blackpink, è Rosé ^^
~로사♡
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𝕀𝕟 ℝ𝕖𝕧𝕚𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 - Aɴ Aɴɢᴇʟ ᴍᴀᴅᴇ ᴍᴇ Sɪɴ ||Jikook - Kookmin||
Fanfic2/08/2018 #218 in JIKOOK 4/08/2018 #13 in VHOPE 𝕀𝕟 𝕣𝕖𝕧𝕚𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕕𝕒: 13/04/2021 - Jimin e Jungkook erano da sempre stati migliori amici: andavano alla stessa scuola, e avevano stretto il loro legame grazie al fatto che vivessero come vicini...