Buried in a sadness pt.1

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Non aveva mai dormito sonni tranquilli. La sua vita era sempre stata un'agitazione tale che quasi non riusciva a chiudere occhio. Be', dopotutto aveva cinque fratelli più piccoli. Era quasi impossibile che potesse dormire in pace, essendo il maggiore. Sua madre non poteva fare tutto da sola, anche lui aveva delle responsabilità. Non aveva nemmeno diciott'anni, ma le cose non erano state molto diverse nemmeno cinque anni prima. O dieci. Aveva sempre dovuto essere d'esempio. Non aveva mai dormito sonni tranquilli, erano quasi tutti interrotti dagli incubi dei suoi fratellini che lo svegliavano nel cuore della notte, per farsi aiutare ad addormentarsi di nuovo. E quando non veniva svegliato, a tormentato erano i suoi, di incubi. Il peggiore di tutti rispecchiava la sua paura più grande: perdere la sua famiglia. Non c'era nessuno che contasse di più, nella sua vita. Non riusciva a sostenere anche il solo pensiero di perderli. Era troppo nauseante. Quella notte, invece, i suoi sogni era dorati e parlavano di gloria. La gloria ricevuta per aver ucciso un vampiro. Non sapeva quanti ci avrebbero creduto, forse avrebbero tutti pensato che fosse solo stata una ragazzata. Ma loro avrebbero saputo e sarebbero stati fieri di loro stessi. Sua madre sarebbe stata fiera di lui. E nulla contava di più. Non aveva detto nulla ai suoi fratelli, sapeva che si sarebbero solo spaventati. Lo faceva anche per loro. Perché continuavano a sparire bambini e ragazzi, e quell'essere senza Dio era responsabile. Sarebbero stati al sicuro. Non che si ritenesse particolarmente coraggioso a lanciarsi in quell'impresa. Stava solo facendo quello che andava fatto, com'era suo dovere. Quella mattina sua madre gli aveva dato una catenina con una croce d'oro, dicendo che sarebbe servito a proteggerlo. Poteva avere ragione. Quei demoni posseduto dal Diavolo e assetati di sangue disprezzavano il Creatore di ogni cosa e ogni simbolo legato a Lui. Forse sarebbe servito. Era successo la mattina molto presto, quando entrambi sapevano che nessuno dei bambini sarebbe stato sveglio, anche se Raphael sarebbe partito solo la sera successiva. Non sapeva come fosse riuscito ad addormentarsi, anche se stranamente non si sentiva tanto agitato come avrebbe dovuto essere. Sua madre continuava ad essere molto preoccupata. Gli aveva ricordato di pregare affinché il Signore restasse con lui tutto il tempo, aiutandolo in quell'impresa. Era una caccia alla belva, ma loro si sentivano molto sicuri. Tutti gli altri erano più grandi di Raphael, ma non importava molto, ascoltavano sempre quello che aveva da dire. Non erano degli stupidi, non erano degli incapaci. Potevano farcela. Dovevano farcela. Era per un bene superiore. Liberare quella Terra da un essere dannato e senz'anima come un vampiro. Venne svegliato dallo scricchiolio delle assi del pavimento. Aveva il sonno molto leggero, ormai era abituato alle incursioni notturne dei suoi fratelli nella sua stanza. Si mise seduto proprio mentre la persona entrata nella stanza si arrampicava sul letto. Sentì il materasso abbassarsi sotto quel peso ulteriore. Aspettò di sentire qual era il problema, sapendo che sarebbe bastata la voce per capire di chi si trattava. Le parole che tagliavano l'oscurità lo sconvolsero tanto che sentì il suo cuore fare un balzo tanto forte che avrebbe potuto volargli fuori dal petto e schiantarsi contro la parete.

-Non puoi andare. È troppo pericoloso. –era Rosa, la maggiore in età dopo di lui. Non aveva idea di come facesse a sapere quello che lui aveva intenzione di tentare, ma questo lo fece preoccupare. Probabilmente aveva sentito quello che lui e la madre avevano detto, quella mattina. Doveva essersi svegliata presto e doveva aver origliato. O forse si era svegliata presto per origliare. Anche se il discorso era partito da una normalissima routine mattiniera. Cercò di negare l'evidenza.

-Non so di che cosa stai parlando, Rosa. –disse, con calma e dolcemente, come parlando a un bambino piccolo, anche se ormai lei non lo era più da tempo. Sapeva che Rosa lo stava guardando, con disappunto, probabilmente, anche se era difficile che riuscisse a vederlo, in quel buio scuro come pece. Non sapeva perché fosse così buio. Sperava che la luna sarebbe comparsa in cielo la notte dopo, per aiutarli nell'impresa. Era solo una cosa simbolica. La luce non poteva entrare nella stanza solo perché le persiane erano abbassate –anche se di solito, in qualche modo, la luce riusciva a passare lo stesso. La luna poteva simboleggiare i lupi mannari, ma avrebbe potuto aiutare loro, dei semplici giovani umani. Dopotutto era risaputo che tra mannari e vampiri c'era un odio primordiale. Si riprese dai suoi pensieri soltanto perché sua sorella lo riportò indietro dal suo viaggio avanti nel tempo ribattendo in modo quasi tranquillo, il che era strano. Raphael credeva che fosse in una via di mezzo tra l'arrabbiato e il preoccupato. Ma di certo non calma.

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