Memento mori pt.3

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Non stava correndo da molto tempo, quando si ritrovò davanti a un muro. Sembrava che non si potesse proseguire. Che stupido. Forse avrebbe dovuto aspettare. Era corso in quella direzione, senza nemmeno ragionare. Ma aveva sentito di dover andare da quella parte, come se qualcuno lo stesse chiamando. Tutti probabilmente si stavano domandando perché avesse detto che sarebbe andato a cercare Raphael, mentre la sua famiglia avrebbe dovuto essere più importante. La sua famiglia non era lì. Lo sapeva. Non sapeva nemmeno come. Lo sapeva e basta. Sembrava che quel luogo parlasse a tutti loro. Sembrava che li guidasse nella direzione che dovevano prendere. La direzione che dovevano prendere per trovare quello che stava cercando. Chi stavano cercando. Eppure, era un vicolo cieco. C'era solo un muro. No, doveva esserci un trucco. Si guardò intorno. Una pianta rampicante si arrampicava sulla parete accanto a lui. Le pareti erano grigie, coperte di muffa e umide. La parete davanti a lui era coperta di muschio, invece. Muschio verde. Quasi accecante. Si avvicinò di un passo e diede un pugno al muro. Non si fece male come credeva. Il muro sembrava vuoto. Letteralmente. Sperava solo di non sbagliarsi. Altrimenti era probabile che si sarebbe ritrovato qualche arto rotto. O magari immerso nella terra ad almeno tre metri sotto il suolo. Fece un paio di passi indietro, sbuffando. Ok, sperava non sarebbe finita male. Si lanciò in avanti, e, per fortuna, non andò a sbattere contro duro cemento, come aveva creduto per qualche secondo. La parete si spaccò non appena il suo corpo entrò in violenta collisione con essa. Si lasciò sfuggire un'esclamazione mentre cadeva sul pavimento dall'altra parte del muro ormai crollato, che non gli impediva più il passaggio. Si alzò, ripulendosi i vestiti dalla polvere. Si chiese perché diavolo ci fosse una finta parete in mezzo al corridoio. Be', certo, per nascondere il resto del corridoio. Ma sembrava che fosse lì da molto tempo. Supponeva che qualcuno aveva dovuto passarci. Almeno, se c'era qualcosa nelle altre direzioni. Isabelle li aveva guidati lì, quindi tutti avevano qualcosa da trovare. Credeva. Oh, il suo cervello era in confusione totale. O forse era solo stupido. Non avrebbe saputo dirlo con certezza. Si accorse che quella parte del corridoio era illuminata da alcune lampade che pendevano pericolosamente dal soffitto. Riusciva a vedere la fine. C'era una porta, una di quelle anti-incendio. Percorse l'ultimo tratto di strada, improvvisamente preoccupato. Aveva paura che non avrebbe trovato Raphael, anche se era stato certo di trovarlo in quella direzione. Magari lì non c'era nulla. Peggio, magari c'era la vampira pazza, e lui non avrebbe saputo cosa fare contro di lei. In fondo, era solo un vampiro novellino. Ormai era morto –non-morto –da due mesi, ma era comunque come se fosse nato ieri, rispetto a tutti gli altri, ultracentenari. Sperava di non sbagliarsi. Doveva ritrovare Raphael, altrimenti sarebbe impazzito. Già la sua famiglia non era lì, se non avesse potuto salvare nemmeno lui... Percorse gli ultimi metri che lo separavano dalla porta, lentamente, e poi l'aprì, tirandola verso di sé, tirando un sospiro di sollievo vedendo che non era effettivamente chiusa a chiave come aveva pensato. Fece un passo nella stanza che trovò oltre la soglia, guardandosi intorno con circospezione. Quello sembrava il magazzino di un'altra fabbrica. Ingegnoso collegarle con dei con dei tunnel sotterranei. Almeno, così pensava. Non che fosse molto esperto di quelle cose. Non che ci vedesse davvero uno scopo. Sembrava che non ci fosse anima viva... La vampira non era viva, quindi questo non cambiava le cose. Ma, sembrava che non ci fosse proprio nessuno. Avanzò di qualche passo, sussultando quando la porta si richiuse alle sue spalle. La sala era divisa in due da una parete, che ne attraversava solo metà. Neanche quello sembrava avere un senso, mettere un muro così casualmente occupava solo spazio. C'erano molti materiali e strumentazioni, ai quali non avrebbe saputo dare un nome o un utilizzo, e anche parecchie casse, contenenti chissà cosa. C'era un vago odore di sangue. Quel luogo gli metteva paura, per qualche motivo. Sembrava quasi che nessuno ci mettesse piede da molto tempo. Forse davvero Raphael non era lì... No, non doveva pensare così, doveva guardarsi intorno e cercare di capire. C'erano un paio di porte lungo le pareti, che probabilmente portavano in stanza adiacenti e al piano di sopra, se non in altri corridoi. Rimase fermo dov'era, pensando. Forse avrebbe dovuto provare ad entrare in una di quelle stanze. Provò ad aprire la porta più vicina a lui, ma era chiusa. Sospirò, praticamente sostenendosi alla maniglia. Si sentiva improvvisamente male. Senza nemmeno un motivo. Aveva bisogno di rivedere Raphael. Solo in quel momento si rese conto di quanto il vampiro più vecchio gli fosse mancato. Eppure, non l'aveva visto per due mesi. E poi, lui era arrivato con Isabelle alla festa di Magnus. Era stato in quel momento che tutto il mondo aveva cominciato a sgretolarsi. Che le cose avevano cominciato ad essere strane. Da quel momento aveva perso Clary. Gli aveva fatto male, fino a quando, sulla strada per il Jade Wolf, quel demone non aveva preso il capo Clan. E all'improvviso non gli era importato della sua migliore amica. All'improvviso si era reso conto che aveva sprecato tutto il tempo che aveva per lei. Che aveva tradito la sua famiglia per niente. Per una ragazza egoista che lo manipolava solo. Che anche lui era stato egoista, aveva pensato, non a Clary, ma al suo amore per lei. Solo a quello. Che era un cretino. Un vero, vero cretino. E, all'improvviso, mentre si stava perdendo nei suoi pensieri, si rese conto di qualcosa. Stupido, stupido Simon. Quello forse era il posto giusto, forse Raphael era davvero lì. Quella stanza non era un deposito sotterraneo. Era un seminterrato. Sulla parete sopra di lui e sulla parete opposta c'erano delle finestrelle. Quelle sopra la sua testa lasciavano entrare la luce. Dall'altra parte, erano tutte oscurate, tranne una. E da quella passavano i raggi del sole, non solo la luce. Ricordò quello che era successo a Isabelle. La sua mano era bruciata. C'era una sola spiegazione. Corse più in fretta che poteva dall'altra parte della stanza, saltando con noncuranza sopra i materiali e le casse piene di ragnatele. Ugh, non gli erano mai piaciuti i ragni. Gli facevano paura, se doveva essere sincero. Sapeva che non era una cosa molto da vampiro, ma non poteva farci nulla. Tanto, a quanto pareva, Jace aveva paura delle anatre, quindi lui poteva benissimo avere paura dei ragni. A proposito di Jace, il biondo non aveva fatto altro che lanciargli occhiatacce per tutto il tragitto dall'Istituto a lì. Probabilmente Clary gli aveva detto quello che era successo, e allora lui voleva proteggerla. Per una volta, era d'accordo con lui. L'aveva quasi uccisa, doveva starle lontano. Eppure, aveva tutto il diritto di arrabbiarsi, perché, anche se ormai non provava più quel tipo di amore per la migliore amica, lei aveva giocato con il suo cuore, come se fosse un suo diritto. Lo aveva ferito, lo aveva fatto volontariamente, anche se forse non se n'era accorta. Lei, al contrario di Jace, non l'aveva guardato arrabbiata, l'aveva solo osservato con preoccupazione e tristezza, come se pensasse che dovesse essere aiutato. Forse era effettivamente così. Erano settimane che non dormiva, troppo preoccupato per la sua famiglia e Raphael. Forse aveva perso la capacità di controllare le sue emozioni. Forse... Saltò oltre l'ultimo blocco di casse e atterrò nel rettangolo di sole che era ritagliato sul terreno, tra la polvere e l'oscurità. L'odore del sangue era leggermente più forte. All'inizio non vide nulla, non vide nessuno. E sentì il suo cuore già morto perdere un battito. No. No... Raphael doveva essere lì, altrimenti sarebbe impazzito... Poi, lo vide. Cercava talmente tanto di nascondersi nell'oscurità, che non lo aveva notato. Stava rannicchiato tra il muro e delle casse, come per cercare protezione. Simon fece un passo avanti, indeciso sul da farsi. Non era sicuro che il vampiro più vecchio lo avesse visto, non voleva spaventarlo. O essere ucciso da lui. Perché il capo Clan aveva tutti i diritti di odiarlo, per quello che gli era successo. Perché era tutta colpa sua, e lo sapeva perfettamente. Deglutì a vuoto, rimanendo immobile.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 21, 2018 ⏰

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