Memento mori pt.2

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"So come trovare Raphael". Quelle erano state le prime parole di Isabelle, quando aveva ripreso conoscenza. Dopo averla vista precipitare verso terra davanti ai loro occhi, Alec l'aveva sollevata e l'aveva portata nella sua stanza, mettendola preoccupato sul letto. Non erano nemmeno tanto sicuri di quello che era successo. Era semplicemente caduta indietro. Era rimasta lì per qualche secondo, sul pavimento fuori dall'Istituto, con gli occhi spalancati. Poi. Poi la sua mano aveva cominciato a bruciare. Letteralmente. Avevano potuto sentire l'odore della carne bruciata. Era stato terribile. Clary non aveva saputo trattenersi e aveva urlato, sconvolta. Isabelle non aveva chiuso gli occhi nemmeno in quel momento. Le erano improvvisamente diventati velati, quasi del tutto bianchi. Tutti si erano precipitati su di lei quasi all'unisono, anche sapendo che avrebbe attirato l'attenzione dei Mondani. La sua mano stava bruciando. E non era certo una cosa normale. Era successa una cosa del genere a Clary, due mesi prima, ma almeno lì c'era stata una spiegazione logica. Qui non c'era, ed era stato incredibilmente più terribile. Avevano aspettato per quasi due ore, prima che Izzy si alzasse in piedi. Non era sembrata nemmeno in quel momento stare bene. I suoi occhi erano ancora opachi. Eppure sembrava vedere. "So come trovare Raphael", aveva detto, e nessuno riusciva ancora a capire come. Eppure le credevano, sapevano che era la verità, per quanto fosse strano. Anche se adesso a quanto pareva erano parabatai, nemmeno in quel modo avrebbero dovuto potersi trovare così facilmente. Non c'era stato modo di convincerla del contrario. Lei sapeva dov'era Raphael, e allora sarebbero andati lì. Nessuno le aveva domandato come facesse a sapere il luogo esatto, avevano soltanto preso delle armi e l'avevano seguita, mentre camminava sicura per le strade di New York. Era stato incredibilmente strano. Era strano vederla con quegli occhi. Facevano paura. Era come se fosse cieca. Nemmeno Isabelle sapeva bene cosa stesse accadendo. Ma, per quanto i suoi occhi fossero offuscati, aveva saputo con certezza dove andare. Sapeva perfettamente dov'era il suo parabatai. Sì, era incredibile, ma sapeva di poterlo chiamare così. Non era mai stata più felice di qualcosa nella sua vita, anche se faceva male. Faceva male, aveva una mano praticamente arrostita, ma ne valeva la pena. Lo sapeva. Avrebbe potuto soffrire tutte le pene dell'Inferno per lui. E forse per nessun altro. Era sicura di andare nella direzione giusta. Non si erano nemmeno cambiata i vestiti, aveva ancora quelli della sera prima, di quando aveva sentito quel dolore. E quelle urla non sue. Seppur non le avesse sentite, adesso sapeva che erano state lì anche in quel momento. Qualcuno stava urlando nella sua testa. Raphael stava urlando nella sua testa. La stava pregando di salvarlo. E lei lo avrebbe fatto, non c'era dubbio. Anche se avesse per caso dovuto soffrire. Non importava. Nulla contava più di lui. Non si era nemmeno cambiata i vestiti. Erano tutti stropicciati, e, sì, forse anche fin troppo usati. Ma non importava. Non riusciva a vedere, eppure riusciva a vedere benissimo. Era contenta che tutti fossero andati con lei, era contenta che per una buona volta avessero deciso di aiutarla. Stava camminando davanti a tutti, con il leggero vento freddo del pomeriggio che le scompigliava i capelli. Dietro di lei camminavano Alec e Lydia, che le lanciavano occhiate preoccupate. Il giovane Lightwood stava diventando ogni secondo più preoccupato per la sorella. Tutto quello che stava accadendo non era affatto

normale. Prima c'era il dolore che non era suo, poi quella runa che non avrebbe dovuto essere lì, creata con la necromanzia, poi la sua mano bruciava, e adesso aveva gli occhi offuscati e acclamava di sapere dove fosse Raphael. Tutte quelle cose non avrebbero dovuto essere possibili. Eppure erano successe, e forse doveva farsene una ragione. Magnus camminava appena dietro di lui. Alec gli lanciò un'occhiata, e lo stregone sorrise debolmente.

Sperava davvero che lui non fosse arrabbiato perché gli aveva tenuta nascosta la verità. Era stato meglio così, era stato meglio continuare a mentire, lo sapeva bene. Tanto, ora che tutti erano al corrente dei fatti, non sembrava cambiato molto. Non sapeva se essere felice o meno che Simon non avesse colto il suo riferimento a lui. Va bene, l'aveva soltanto guardato due secondi di più, ma credeva che, con quello che gli aveva detto settimane prima... Be', credeva che avrebbe fatto un collegamento. Ma, a quanto pareva, il vampiro sapeva essere stupido a livelli incredibili. Forse era meglio così. Altrimenti Raphael lo avrebbe ucciso. Se fossero davvero riusciti a ritrovarlo. Confidava in Isabelle, e sapeva che quello che era successo non sarebbe dovuto essere possibile, quindi, forse anche questo era possibile. La ragazza sapeva davvero dove si trovava il suo parabatai. Questo era decisamente strano da dire, ma non potevano farci nulla. Lydia stava camminando accanto ad Alec, tenendo gli occhi sulla figura di Isabelle, che avanzava decisa. Era confusa da quello che era successo. Ogni volta che succedeva qualcosa tra lei e la giovane Lightwood, venivano bruscamente interrotte da qualcosa. Era confusa. Che cosa aveva voluto dire la mora dicendo quella frase e prendendola per mano. Era davvero possibile che? No. No, non era possibile. Non poteva sperare una cosa del genere. Isabelle era... Oh, Isabelle era tutto quello che voleva. Ma era troppo per lei. Erano diverse. Izzy era una combattente, non si sarebbe lasciata abbattere da niente, non era ingenua come lei. Lei era stupida. E non poteva essere felice. Era qualcosa che aveva imparato andando avanti nella vita. Lei non poteva essere felice, ma la mora si meritava tutta la gioia possibile. Si meritava qualcuno migliore di lei. Non sapeva nemmeno che cosa aveva pensato quando l'aveva baciata. Niente. Ecco che cosa aveva pensato. Niente. L'aveva fatto e basta, senza pensare alle conseguenze. E adesso... Non riusciva nemmeno ad essere sicura che le conseguenze fossero possibili. Era impossibile che Isabelle si fosse innamorata di una come lei. Era semplicemente impossibile. Dietro Magnus camminavano Jace e Clary, che si tenevano incredibilmente vicini. Il giovane Wayland avrebbe fatto di tutto per proteggerla. E sapeva che in quel momento doveva proteggerla dal suo migliore amico. Lo sapeva, poteva sembrare strano, ma era così. Simon stava diventando pericoloso, con tutto quello che stava succedendo. Non avrebbe lasciato che facesse del male a Clary, alla sua Clary. E poi, non stava capendo nulla di quella situazione. Certo, si era perso qualche avvenimento, due settimane prima, essendo stato attaccato da quei demoni, ma... Non capiva perché nessuno gli avesse spiegato niente. Adesso, improvvisamente, Isabelle era la parabatai di un vampiro. Era davvero confuso. Gli altri non lo erano meno di lui, di certo. Tutto questo era... Impossibile. Semplicemente impossibile. Non c'era una spiegazione logica. Non c'era e basta. Così, doveva limitarsi a fare quello che poteva fare. E proteggere Clary era l'unica cosa che poteva davvero fare. La giovane Fairchild era ancora scossa da tutto quello che era successo. Con Simon. Con Isabelle. Prima il suo migliore amico tentava di ucciderla, poi la mano di Izzy bruciava letteralmente. E delle rune non potevano comparire casualmente! Perché non c'era qualcosa che potesse avere senso? Sembrava che, da quando era arrivata lei, nel Mondo delle Ombre, tutto avesse smesso di avere un senso. Era davvero colpa sua? Non credeva che tutto girasse intorno a lei, ma le cose avevano cominciato ad essere incredibilmente strane per tutti da quando aveva scoperto di essere la figlia di Valentine. Era una cosa tremendamente insopportabile. Jace le stava incredibilmente vicino, come per proteggerla. Per quanto sapesse difendersi da sola, lo ringraziava per questo. Poteva difendersi da sola, ma non contro Simon. Non avrebbe mai potuto fargli del male, anche se lui avesse ferito lei. Era una cosa che non sarebbe riuscita a fare. Lanciò un'occhiata dietro di sé. Simon camminava con le mani in tasca, guardando in basso. Si sentiva un cretino. Aveva quasi ucciso Clary. Aveva davvero voluto ucciderla. Che stupido! Avrebbe voluto piantarsi un paletto nel cuore. Ed era anche tremendamente confuso. Isabelle e Raphael non si amavano. Avevano... Finto? Ma perché? Non riusciva a vedere un motivo. Non aveva semplicemente nessun senso. Li aveva visti. Li aveva visti insieme. Li aveva visti guardarsi. Li aveva visti baciarsi. E non ci aveva visto nulla di falso. Assolutamente nulla di falso. E, se doveva essere sincero, adesso che poteva dirlo, aveva fatto anche male. Ed era stata tutta una finta. Non poteva ancora crederci. Alzando lo sguardo incontrò gli occhi verdi di Clary che lo scrutavano. La rossa si voltò immediatamente. Bene, era ancora arrabbiata. Be', se fosse stato in lei probabilmente non si sarebbe mai più rivolto la parola. Aveva senso. Isabelle camminava davanti a tutti, senza vedere, pur vedendo perfettamente. Camminarono per un tempo interminabile. La giovane Lightwood riusciva a contare ogni battito del suo cuore. Era incredibilmente spaventata. Credeva di avere ragione, ma... Se si fosse sbagliata? Se non avessero trovato Raphael? Che cosa avrebbe fatto allora? No, non doveva pensare così. Doveva solo concentrarsi sul momento presente. Era sicura di dirigersi nel luogo giusto. Lo sentiva. Sapeva perfettamente in che direzione andare. Doveva crederci davvero. Erano due settimane che stava male, e adesso aveva la possibilità di ritrovarlo. E lo avrebbe fatto. Non sapeva da quanto tempo stessero camminando. Erano ormai arrivati in una zona lontana dal centro di New York, una zona dove c'erano molte fabbriche, e molte di loro non più attive e abbandonate al loro destino. Isabelle stava camminando decisa verso una di quelle. Sembrava cadere a pezzi ed essere abbandonata da parecchio tempo. Le piante si arrampicavano sui muri, e i vetri erano quasi tutti rotti. La giovane Lightwood si fermò davanti a quella che sembrava la porta principale. Si appoggiò al muro, aspettando che gli altri, che erano rimasti indietro, la raggiungessero. Chiuse gli occhi, cercando di pensare. Non aveva fatto tutta quella strada per niente. Raphael era lì, lo sentiva. Non poteva credere che l'avrebbe rivisto. L'avrebbe davvero rivisto! Avrebbe potuto scusarsi per quello che aveva fatto, avrebbe potuto scusarsi per essere stata così egoista e per averlo usato. E, finalmente, avrebbero potuto smettere di fingere. E nessuno avrebbe potuto separarli. Perché adesso erano parabatai. E anche se il loro legame era stato creato con la magia nera o qualcosa del genere, valeva lo stesso. Come quello di tutti gli altri. Anzi, era più forte. Se lui veniva ferito, lei veniva ferita. Se lui moriva, anche lei moriva. E viceversa. Aprì gli occhi. Gli altri l'avevano raggiunta, e furono molto sollevati vedendo che i suoi occhi erano tornati normali, senza traccia di velature. Izzy scosse la testa, venendo improvvisamente investita dalla luce del sole, che attraversava le nuvole, che non aveva potuto vedere fino a quel momento. Alec le si avvicinò, lo sguardo preoccupato, mettendole una mano sul braccio. La ragazza lo scostò, annuendo, come per dire che andava tutto bene. Il fratello le chiese se era sicura che Raphael fosse lì, e lei annuì soltanto. Non era mai stata più sicura di qualcosa in tutta la sua vita. Prima ancora che avesse risposto, Jace aveva già aperto la porta con un calcio -tanto per essere sicuro che si aprisse, visto che avrebbe potuto essere protetta con la magia e non aveva voglia di perdere tempo tentando con una runa-, facendo cenno verso l'interno con la testa, tenendo la spada angelica sollevata davanti a sé. Izzy si staccò subito dal muro e superò la soglia insieme al biondo, tenendo pronta la sua frusta. Non sapevano che cosa avrebbero trovato, dopotutto. Seguirono Alec e Clary, poi Lydia e Simon. Magnus era in coda, pronto a proteggerli da eventuali attacchi alle spalle. Quella aveva tutte le caratteristiche per essere una trappola. Sperava davvero di sbagliarsi. Ma, un luogo praticamente fuori dal mondo, abbandonato, fin troppo facile da trovare... Dopo aver fatto qualche passo all'interno della fabbrica, Isabelle e Jace si lanciarono un'occhiata. Lì non c'era assolutamente nulla. Era tutta una stanza unica, con qualche materiale per fabbricare chissà cosa malamente addossato alle pareti; dei grandi finestroni, i cui vetri giacevano tra la polvere, le piante, l'acqua piovana e l'intonaco staccato dalle pareti. Il giovane Wayland abbassò lentamente la spada, confuso. Non c'era assolutamente niente lì. Eppure, secondo Izzy avrebbe dovuto esserci. La ragazza non era meno confusa di lui. Non riusciva a capire. Eppure era sicura che... Magnus stava ispezionando l'ambiente circostante con la magia. Sembrava non esserci nulla, eppure... Sembrava non esserci proprio nulla. Neanche l'intera struttura. Nemmeno quella spaventosamente alta pianta che aveva fatto irruzione dalla finestra, non la sentiva viva. Be', qualcosa c'era. Il vago rimasuglio della magia di uno stregone. Forse proprio lo stregone che aveva deciso di aiutare la vampira pazza. Quindi, forse, erano sulla pista giusta. Informò gli altri, che si stavano guardando intorno con circospezione. La voce di Simon richiamò la loro attenzione verso il lato opposto della sala. Diceva di aver trovato una porta. Tutti si precipitarono da lui, rischiando di inciampare su detriti e su materiali abbandonati. Effettivamente una porta c'era. Jace stava già per usare il solito metodo, spostando malamente il vampiro con un braccio, senza mancare di lanciargli uno sguardo assassino, ma Magnus lo precedette spaccando la serratura con la magia. Peccato che il giovane Wayland si fosse già lanciato in avanti. Non riuscì a mantenere l'equilibrio e cadde in avanti, volando giù per le scale che stavano dopo la porta. Tutti sperarono che non cadesse su un'orda di demoni inferocita, dato che la spada angelica gli era sfuggita di mano. Non riuscivano a vedere la fine della rampa di scale, era troppo buio. Si prepararono tutti al peggio, stringendo i denti. Fortunatamente, sentirono soltanto un tonfo e uno sbuffo, poi, una stregaluce si accese nel piano sottostante. Tutti riuscirono a farsi anche una risata, prima che il clima serio tornasse. Simon tentò di fare una battuta, osservando il buio dietro a Jace. "Classico luogo da film horror. Classica scena da film horror.", ma nessuno la trovò divertente. Clary si lanciò in avanti, accendendo la sua luce portatile, portando con sé anche la spada del biondo. Poco a poco, scesero tutti, ritrovandosi tutti nel seminterrato.

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