Buried in a sadness pt.3

62 2 0
                                    

Quando riprese i sensi, la testa le pulsava in modo fastidioso. Non sapeva cosa fosse successo. Ricordava solo quell'immenso dolore, che la feriva dentro più di mille spade. Era caduta a terra, nel suo oblio. Ora era stesa tra morbide coperte. Qualcuno doveva averla trasportata fin sul letto. Non riusciva nemmeno a immaginare che cosa le avesse causato tutto quel dolore. Era come se fosse stata ferita, ma non era così. Era solo svenuta, senza una spiegazione. Sapeva che Lydia aveva tentato di fermare la sua caduta, e la ringraziava per questo, anche se sapeva di aver colpito il pavimento. Spalancò gli occhi, ricordando. Lydia. Lydia l'aveva baciata. E non sapeva nemmeno perché. Non era riuscita a farsi spiegare. Non si era mai sentita tanto confusa come quando le labbra dell'altra ragazza si erano posate sulle sue. Eppure, nemmeno due settimane prima, non riusciva a smettere di pensare a Clary. Ma adesso, la rossa sembrava non esistere più per nessuno. Era passata in secondo piano, pur essendo sempre stata la maggior preoccupazione di tutti, prima. C'erano cose, persone, molto più importanti di cui preoccuparsi. Fu costretta a richiudere gli occhi, venendo investita dall'accecante luce del sole. Sentì delle voci confuse intorno a lei. Qualcuno stava correndo. Qualcosa che cadeva a terra, qualcuno che sbuffava. Qualcuno che urlava, qualcuno che ancora correva. Non riusciva a capire le parole pronunciate, le arrivavano al cervello taglienti come piccole lame, provocandole un dolore intenso. Aprì lentamente un occhio, cercando di evitare lo shock. Poi, aprì anche l'altro. Si mise a fatica a sedere, mentre la testa sembrava in procinto di esploderle. Fece per guardarsi intorno, ma, prima che potesse farlo, qualcuno l'abbracciò. Si stupì molto sentendo che la voce che le parlò successivamente era quella di sua madre.

-Sono felice di vedere che stai bene. –sentendo il suo tono di voce, Isabelle capì che era vero. Non importava cosa stesse succedendo o come lei si comportasse, Maryse l'avrebbe sempre amata. Sorrise debolmente. Non poteva credere di aver dubitato di lei. Certo, era un po' invadente e la giudicava troppo, ma lo faceva perché le voleva bene. Anche se lei non aveva più bisogno di protezione, ormai, non era più una bambina. Quando le due si separarono, la ragazza fece per chiederle cosa fosse successo, accorgendosi di essere nella sua stanza e non in Infermeria come si sarebbe aspettata. A quanto pareva tutti avevano intenzione di non farle capire niente, perché la porta si spalancò ed entrarono Alec, Jace e Clary, seguiti da Simon. Sentì il suo cuore perdere un battito, vedendo che Lydia non era con loro. Aveva paura che adesso l'avrebbe sempre evitata, come Jace faceva con Clary. Ma aveva bisogno, un bisogno quasi fisico, di parlare con lei. C'erano troppe cose che non capiva. Suo fratello, il giovane Wayland e la giovane Fairchild si precipitarono su di lei per un abbraccio collettivo, quasi strozzandola. Simon rimase fermo vicino alla porta, ma un sorriso gli comparve sul viso. Dopo quel momento di gioia per il risveglio di Izzy, nella stanza calò un silenzio improvviso. La ragazza guardò i visi di tutti, e vide che c'era preoccupazione negli occhi di tutti. Non sapeva cosa ci fosse di tanto grave. Era solo svenuta, dopotutto. Sapeva che c'era un'unica persona della quale potesse fidarsi davvero, in quella stanza, che la capiva. Cercò di cogliere il suo sguardo, ma Simon stava guardando a terra, come se fosse imbarazzato. Era strano. Avrebbe davvero avuto bisogno del suo sostegno, in quel momento, dato che la stanza era affollata di tutte le persone con cui aveva cercato di non parlare per due mesi e mezzo. Spostò gli occhi su Alec, che la stava osservando con uno strano cipiglio, seduto sul bordo del letto. Sembrava incredibilmente preoccupato, ma allo stesso tempo sembrava immerso nei suoi pensieri, come se cercasse di capire qualcosa solo guardandola. Jace e Clary erano seduti incredibilmente vicini, e per quanto i loro visi fossero seri e preoccupati, i loro occhi tradivano una gioia immensa. Forse, finalmente, erano riusciti a parlarsi e chiarirsi. Ma sembravano essere più felici di quando ci si riprendeva dopo una litigata tra fratelli... Maryse aveva la stessa espressione di Alec. Isabelle aggrottò le sopracciglia, domandando:

-Cos'è successo? –tutti gli altri si guardarono, come decidendo chi dovesse parlare. Sembrava davvero che nessuno volesse darle una spiegazione. Non poteva essere successo nulla di grave, ma stava impazzendo. Non riusciva a capire. Tutto quel dolore... Da cosa era stato causato? Aveva bisogno di saperlo. Quell'attacco che aveva avuto aveva rovinato il momento che stava avendo con Lydia, e adesso la bionda non era nemmeno lì. Quindi, si poteva dire che si stesse piuttosto arrabbiando. Voleva solo sapere cosa le era successo, niente di così tremendo. Doveva avere una terribile espressione sul viso, tutti sembrarono preoccuparsi solo di più. Alla fine, Clary decise di parlare. Isabelle si sentì felice rendendosi conto che sentire la sua voce non le faceva più nessun effetto. Poco tempo prima sarebbe stata capace di mandarla fuori di testa, di non farle capire più nulla. E ora, invece... Era più felice così. Forse anche lei avrebbe trovato la vera felicità, ora che aveva smesso di tormentarsi con lei. La rossa si schiarì la voce, sentendosi messa in soggezione sotto lo sguardo quasi aggressivo della sua amica. Quando era svenuta, aveva interrotto lei e Jace. Non aveva ancora potuto chiedergli come sapesse che non erano fratelli. O se fosse la verità. Ma, dubitava che lui le avrebbe mentito su una cosa tanto importante. Forse, solo per non far sembrare quello che avevano qualcosa di sbagliato. No. Non erano fratelli. Non potevano esserlo. Non con quello che sentiva. E quello che sentiva anche lui. Perché lo aveva guardato negli occhi e aveva visto tutto l'amore che aveva sempre voluto vedere in quegli occhi bicolore. Non si era mai sentita tanto felice come quando il biondo l'aveva baciata. Era come se esplodessero fuochi d'artificio da quanto era bello. Doveva ammettere di sentirsi un po' in colpa per essere corsa da Jace non appena Simon l'aveva lasciata, ma sapeva che ne era valsa la pena. E sapeva anche che al suo migliore amico non sarebbe importato. L'aveva guardata dritta negli occhi e le aveva detto che la amava, e allora lei aveva capito che era vero. Perché, poco tempo prima, cogliendo il suo sguardo riusciva a vedere solo dolore. Anche lui era più felice ora, lo sapeva. Lo sentiva. Fatto stava che Isabelle l'aveva spaventata a morte. Lei e Jace erano stati chiamati da un Alec piuttosto imbarazzato –era entrato nella stanza quando si stavano baciando come se non ci fosse domani ed erano sul punto di fare ben altro –e l'avevano subito seguito. Avevano prima dovuto mettersi i vestiti e i capelli a posto... Quando erano arrivati davanti alla porta della stanza di Isabelle, avevano subito notato che c'era qualcosa di sbagliato. Lydia stava vicinissima alla porta, con la fronte appoggiata sul legno. Clary era stata abbastanza sicura che stesse piangendo. Simon faceva avanti e indietro per il corridoio, con lo sguardo basso. Quando aveva alzato la testa per guardarla, gli aveva visto la morte negli occhi. Il suo cuore aveva mancato parecchi battiti. Era subito andata da lui e gli aveva chiesto cosa ci fosse che non andava. Lui aveva semplicemente scosso la testa. Allora, Jace si era accorto che Alec gli aveva imposto di non dire nulla, con un cenno. Capirono solo dopo cosa c'era che non andava. Isabelle stava urlando. Era stata una cosa terribile da sentire. Sembrava che soffrisse. Le sue erano urla tanto strazianti che alla giovane Fairchild venne voglia di piangere. Non credeva di aver mai sentito nulla di così tremendo. Le aveva sentite solo perché aveva ignorato gli avvertimenti di Alec ed era entrata nella stanza, spostando Lydia quasi a forza. Non aveva potuto farci nemmeno un passo dentro. Quel luogo sembrava emanare disperazione allo stato puro. Aveva richiuso la porta di scatto. Le urla non potevano raggiungere il corridoio, una runa del silenzio era stata disegnata sul legno della porta. Aveva subito chiesto al giovane Lightwood perché la lasciasse soffrire così. Avrebbero dovuto chiamare Magnus e trovare una soluzione. Alec aveva risposto, in modo titubante, che non sembrava esserci soluzione. Che quel dolore non sembrava nemmeno... Suo. Isabelle stava davvero soffrendo, solo che sembrava che la causa non fosse lì. Quindi, avevano aspettato, anche se Clary aveva cercato di ribellarsi e di aiutare la sua amica. Ma, alla fine aveva ceduto, lasciandosi abbracciare da Jace, mentre tremava. Non era più riuscita a togliersi dalla testa le urla della mora. Sembravano in grado di spezzare dei cuori, da tanto erano forti e disperate. Dopo quasi l'intera notte –nessuno di loro si era mosso da lì –le grida si erano interrotte. Avevano provato cautamente ad entrare nella stanza e avevano trovato Isabelle che dormiva pacificamente, come se nulla fosse successo. Ma loro si sentivano ancora il gelo nelle vene.

« Because » | Lizzy | Saphael |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora