☙~[ Capitolo .1 ]~☙

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  Pensate a New York. Una grande città, molte persone e la grande fortuna di passare inosservati.
  Eppure Timothy era lì, per quelle strade, a sfoggiare la sua nuova e calda pelliccia bianca -chissà di che povero animale si trattasse- ed era un punto colorato su tanti monocormatici. Probabilmente voleva farsi notare.
  Con la pelliccia si intonavano perfettamente i capelli bianchi, incolore, naturali del ragazzo. Forse persino la pelle si sarebbe confusa con il tutto, da quanto candida fosse.
  Non solo si faceva invidiare per il bellissimo cappotto –e per bellissimo intendo pagato profumatamente– ma anche per gli ornamenti d'oro su collo e polsi, mentre pietre alle falangi. Aveva piercing di oro bianco sul setto nasale e i lati del labbro inferiore, per poi far notare, appesi ai lobi, gli orecchini circolari, visibili per grandezza, e quelli sul resto della cartilagine. Erano tutti probabilmente dello stesso metallo del septum e lo snake bite.
  La cosa migliore, la più esilarante, era che quel ragazzo passava veramente per una femmina! Col corpo minuto, il viso ancora giovane e gli occhi grandi, azzurro ghiaccio, chiarissimi. In giro si diceva quel ragazzo fosse albino, ma Timothy non lo sapeva se fosse vero o meno.

  Immaginatevi una ragazza che va in giro per New York in cerca di vetrine perfette da ammirare. Ecco. Stava succedendo esattamente lo stesso. Timothy vagava con passo deciso quasi spiaccicato sul vetro di quei meravigliosi negozi, con gli occhi che brillavano, quasi da sembrare un personaggio anime.
  «Waa! Sono così belle!»
  Stava effettivamente ammirando un paio di scarpe rosa fosforescente, di quelle in stile giapponese, Harajuku style.
  Fece quasi per decidersi ad entrare, quando una voce inespressiva gli disse:
  «Levati.»

  I quel momento il ragazzo si girò, ed ebbe un colpo al cuore. Dovette alzare di molto la testa per guardare quella figura piazzata, alta 1.90, un gigante per lui, alto 1.60. Era vestito di nero, interamente, con un chiodo che lo copriva e le catene ai pantaloni dalla vita bassa. Gli occhi lo guardarono in volto, e sentì di star per morire dentro. Il viso era... era... perfetto. Aveva due occhi bellissimi, di un verde smeraldo, come in quei filtri tumblr, dove rendi tutto in bianco e nero e solo l'iride degli occhi è colorata con il pennellino in dotazione nella app di modifica.
  Timothy si sentì sciogliere. Pensava fosse sul punto di lasciare questo mondo, e che fosse arrivato l'angelo della morte per portarlo probabilmente all'inferno, e che lui fosse stata l'ultima cosa che avrebbe visto.
  «Si~?» chiese con la mano sul cuore.
  «Mi intralci il passaggio. Ti ho detto di levarti.»
  La voce rimase fredda, con lo sguardo tra l'indifferenza e la furia. Un controsenso.
Timothy si guardò attorno. Non c'erano cartelli che dicevano "vietato aggirare Timothy Nathanièl Mitchell" inchiodati sul cemento.
  «Beh, potresti passarmi in parte, ma se hai preteso la mia attenzione... un motivo ci sarà~» disse ninino, falsissimo, poggiando il suo magrolino eppur elegante corpo sul vetro.
  «Muoviti che mi fai incazzare.»
  Timothy lo notò. Il ragazzo si stava scaldando.
  “Meglio... Così poi potrà vedere di cosa sono capace~” pensò perverso.
  Il bello ruotò gli occhi, sbuffando, e poi spostò Timothy, senza farsi alcun problema.
  «Hey, hai perso qualcosa?»
  «Uh? No. Perché?»
  Quando si voltò realizzò ciò che era successo.
  «E questo cos'è?»
  Timothy agitò un taccuino in cuoio nero, tenuto tra l'indice e il medio. Era abbastanza pieno, sembrava ci fossero soldi dentro. Tanti soldi.

  «Uuh! Vediamo che c'è dentro...»
  Nel momento in cui lo aprì sentì una forza che lo alzava e lo portava verso avanti. Il ragazzo lo aveva preso per il colletto della pelliccia e lo stava costringendo a seguirlo, portandolo nel vicolo lì vicino.
  «Ridammelo...» lo sbatté contro il muro «... subito.»
  I meravigliosi occhi si spalancarono di rabbia, ma rimasero ancora meravigliosi.
Una risatina femminile echeggiò nell'ombra, luogo meno caotico dello scenario precedente.
  «Hihihi~ Quanti bigliettoni avrai lì dentro?» sospirò, quasi in estasi «Chi è che ti paga così tanto, Nathan Bureau?» [*]
  Alzò gli occhi chiarissimi dalla carta d'identità, guardando i suoi occhi, quelli che lo avevano colpito poco prima.
  «Sei proprio uno stronzetto, eh?»
  Dopo questa frase ci fu una piccola mossa delle sue labbra, quasi un ghigno.
  «Ti conviene obbedirmi, o dovrò usare le maniere forti.»
  Gli mise la mano sul collo, avvolgendolo, e premendolo ancor di più al muro ornato di graffiti. Timothy non resistette, e si morse il labbro, coprendo persino i due piercing ai lati della carne.
  «Ops~» fece cadere il portafogli dentro la maglia. «Ora come farai a prenderlo?»
  Nathan fece per infilargli la mano sotto gli indumenti, quando venne preso alla sprovvista.
  «Se lo fai urlo "maniaco".» [**]
  «Piccolo... stronzo-»
  Questa volta non trattenne quel sorriso di prima, e strinse ancor di più la presa.
  «Ho detto che devi ubbidire. Stai zitto così mi riprendo il portafogli.»
  Alzò lo sguardo, e Timothy non vide più la freddezza di prima. Era diverso, quasi malato. Sorrise e si mise la mano davanti la bocca. Era proprio lì dove voleva arrivare.

  Nathan, così si chiamava il figurino, con tranquillità alzò la maglietta del minuto ragazzo, e subito Timothy si fece scappare un versetto acuto. Con quel gesto Nathan lo guardò negli occhi, e fu un errore fatale per entrambi quello scambio di sguardi.
  Timothy vide ancora quello sguardo malato, ma Nathan... Nathan scoprì che quei gelidi occhi azzurri erano diventati ardenti, desiderosi... lussuriosi.
  Si trattenne a quello sguardo, ma sembrò tenere un po' più a lungo del previsto la mano sotto gli indumenti altrui.
  «Bane,» estrasse il portafogli «vedi di non incontrarmi più, intesi?»

  «Eh? Tutto qui?»
  Timo ci rimase un po' male. Insomma, per un gigolò come lui, perché accettare un abbandono così veloce?
  «Tutto qui?»
  Lo ripeté Nathan, non capendone il senso finché non ripensò a quello sguardo. Allora abbassò la testa, con un sorrisetto furbo e gli occhi chiusi.
  «Ho capito...» annuì «Vedi, non ti pagherò se è questo che vuoi.» Rialzò il volto perfetto. «Tra colleghi non si fanno queste cose, Nuvoletta.»
  «Eh?! Colleghi?! E poi- Nuvoletta?!»
  Il ragazzino sembrava sconvolto, sia per la scoperta del suo "lavoro" che del soprannome datogli.
  «Mi stai dicendo che anche te sei un gigolò?!»
  «Perchè suona così male questo nome...?» pensò Nathan alzando la testa al cielo, con quella parola che riecheggiava nella mente, alla quale tentava di dare un senso.
  «Cos- Non m'importa come suona!»
  «Piccoletto, camati.» Alzò le spalle tranquillo «Te lo dovevi aspettare da uno con un fascino come il mio.»
  Mentre si passava la mano tra i capelli castani e visibilmente dalla morbidezza estrema, Timothy si mise a braccia incrociate, mostrando un broncio rosato sul suo faccino candido e dal blush perlato.
  «Comunque sei troppo bello~» mormorò con tono bambinesco «Non vedo cosa ci sia di male nel fare qualcosa.»
  «Ragazzino, ti ci vorrà molto per guadagnare "questo".» indicò tutto se stesso
  «Ma se vuoi ti concedo un innocuo rapporto di amicizia.»
  Questa idea non andava molto a genio a Timothy. Insomma... non puoi diventare amico di un tuo cliente, no? Perché il ragazzo effettivamente avrebbe tanto voluto essere pagato da quello sconosciuto.
  «Timothy Nathanièl Mitchell. È un piacere.»
  Si presentò dopo aver fatto roteare gli occhioni, porgendogli la mano ornata d'oro.
  «Nathan Bureau, anche se ormai hai scoperto come mi chiamo.»
  Ribadì accettando il gesto cortese. Rimase stupito da quel suo modo di fare, di vestire.
  «Se vesti Gucci e hai analli d'oro, allora dovrebbero pagarti molto i tuoi clienti, vero?»
  «In realtà è anche merito dei miei genitori.» Disse Timo frugando nella sua borsetta. «Mio padre lavora per un'importante agenzia di cui nemmeno io so cosa tratti, e mia madre è capo di una catena di Chanel.» Si accese una sigaretta rosa della Black Davil. «Hai sbagliato la marca.»
  «Come?»
  «Non è Gucci.» Gli fece l'occhiolino. «È Chanel.»

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NOTE:
[*] - Dato che ci tengo, e non voglio che vi suoni diversamente in testa, il cognome di Nathan è "Burò". Sì. È francese.
[**] - Timothy dice "maniaco" perché essendo Nathan maggiorenne e lui ancora minorenne, allora il "toccarlo" sarebbe un reato.

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Credo che questa storia verrà un po' trascurata... Insomma. La storia d'amore tra due lussuriosi? Pff! Eppure io non la penso così. Diciamo che l'amore supererà la passione, per questi due. Forse... *lenny face*
Comunque spero che già dal primo capitolo vi innamoriate di Timothy e Nathan, soprattutto di Timothy. Nathan verrà caratterizzato di più prossimamente, essendo un tipo molto misterioso e pieno di sergeti (spoiler, lmao)

❝Just a Black Rose❞ by. Psycho_Nyctophilia & JershandTyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora