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La giornata passò con lentezza per Nathan. Essendo il suo giorno libero non aveva molto da fare, perciò era tornato nell'appartamento dove c'era uno dei suoi due coinquilini, o meglio, "una".
«Hey, Nate! Nate! Nate!»
«Cosa diavolo vuole quella...»
«Nate! Vieni qui!»
Alzatosi dal letto sembrò fosse diventato tutto silenzioso dopo che spense il giradischi dove c'era musica metal ad altissimo volume. Uscito dalla stanza percorse il corridoio, dove arrivò ad un grande spazio diviso da una parte in una cucina, e l'altra dovrebbe essere stato un salotto, solo che tutti i mobili ed il pavimento ligneo erano coperti da teli di plastica...
«Cosa vuoi?»
Una ragazza indossante una attillata e consumata salopette jeans gettò su un tavolino traballante il grosso pennello con il quale stava dipingendo l'enorme tela, alla quale già aveva dato lo sfondo violetto. Era altina per essere femmina, e sì e no la sua età vagava tra i 18-20 anni. Posso dire da ragazza, che quella tipa era proprio bella, con quel viso che pareva gentile e la gran cura del copro che aveva. I capelli castano chiaro erano raccolti frettolosamente con un mollettone di legno -anche se probabilmente era solo plastica dipinta bene-. Pareva una giovane così semplice e serena, ed era proprio così che si presentava.
«Allora. Primo, i vicini si sono lamentati della musica;» alzò il pollice, per fargli capire fosse l'inizio dell'elenco «secondo, Mark ha detto che ha molto da fare con il "lavoro" e quindi farà tardi.»
«Per me può anche vivere là ormai. È da settimane che lavora come un cane.»
«Però ha una buona causa! Lo fa per noi, e anche te sei molto preso con la tua attività, quindi quella che si deve lamentare sono io, che sono sempre sola...»
«Però noi stiamo lavorando oltre che per noi stessi, anche per te, che non fai mai un cazzo.»
La ragazza incrociò le braccia, col broncio.
«Non mi hanno ancora assunta! È diverso!»
«Tessa, non fare la bambina. Mi dà fastidio...» Una smorfia si formò sul suo volto. Era un tipo così odioso quel tale! Avevo già spiegato quanto fosse arrogante con le donne?
«Ah! E... terzo... beh... ha chiamato il tuo capo... e... beh, ecco... non so come dirtelo, ma...»
«Taglia corto.»
«Ti ha dato un aumento!» Alzò le mani al cielo. «Yeeeh...» (sussurrato)
«Questa sì che è una bella notizia.» Lo ammise, e almeno per quel momento sorrise. «Quindi più soldi, ma anche più lavoro. Come se mi dispiacesse...»
«Io ancora non capisco...» Tessa prese posto sul divano, stropicciando il telo di plastica «... cosa ci trovi di bello nel fare il gigolò?»
Nathan sospirò. Le si sedette imparte.
«Non c'è un motivo. Credo solo sia il modo più facile per far soldi, anche se non è qualcosa di cui andare fieri. Ma d'altronde è la mia natura.» Comodamente si stiracchiò, mettendo le braccia sullo schienale. «Sono un ragazzo problematico, che sente solo il bisogno di soldi facili. E non lo posso neanche chiamare "amore carnale".»
Con lo sguardo basso Tessa rifletteva su quel che avesse appena detto Nathan. Sapeva stesse fingendo di star bene con se stesso.
«Non è una cosa... triste?»
«Che sia triste per te me lo aspettavo, ma per me non fa né caldo né freddo. Anzi. Se devo essere sincero mi va benissimo così. Faccio quello che voglio senza essere assillato da un fidanzato che continuamente vuole stare con me. Lo troverei così pesante...» di nuovo la smorfia «Quindi continuo ad essere indipendente, soddisfando i miei bisogni e godere di più nel prendere in mano quel bel gruzzoletto di banconote che mi danno, che nell'atto del sesso stesso.» [*]
A Tessa stava salendo sempre di più l'angoscia. Nathan però era realista. Ciò che faceva era per soldi, non per soddisfare delle esigenze, come quella di quel "amore carnale" di cui parlava.
«Se ti va bene così, non posso che essere felice per te.» Si alzò dal divanetto rivestito. «Io torno alla mia arte, e tocca ancora a me mettere la musica! Sono le 18 in punto, e tu hai già rotto abbastanza i coglioni.» Sorrise.
Nathan, Tessa e Mark (l'altro coinquilino) si erano divisi gli orari di attività in comune, tra i quali il possesso del lettore dei vinile. Dalle 10 alle 12 Tessa era libera di mettere ciò che voleva, essendo una che ascoltava musica leggera e che non disturbava i vicini, ma dato però che il loro amico non c'era, allora poteva sfruttare il suo orario, che andava dalle 18 alle 20. Il tempo di Nathan era compreso tra le 13 e le 15, quindi per gli altri del condominio prima era fuori orario -e di molto-, perché dalle 15 alle 18 erano le cosiddette "ore del silenzio". “Quella vecchia del cazzo...” Aveva rimbeccato più volte Nathan davanti i suoi coinquilini. “Questo piano è di mia proprietà e faccio quel cazzo che voglio! Non me ne frega niente del "inquinamento sonoro"!”Lei afferrò il giradischi per i manici, e lo trascinò in quello "pseudo-salotto", dove iniziò ad ascoltare artisti come Phoebe Ryan, Billie Eilish e Melanie Martinez.
Lui era di nuovo in camera. Pensava a quel tale, Timothy Nathanièl Mitchell, o una cosa del genere. Pure il suo nome faceva pensare a un "figlio di papà". Sentiva nel suo corpo come un movimento, che prevaleva nello stomaco e nel cuore, ma forse anche in posti privati. Cosa fosse non lo sapeva. Pensava solo al fatto che non aveva mai incontrato, né visto, un ragazzo trasgender.
Nonostante fosse effeminato lo trovava un tipetto interessante. E poi... Quanti anni avrebbe potuto avere? Sedici? Quindici? Sembrava veramente piccolino, e quasi quasi Nathan si sentiva un pedofilo.
Gli salì poi un dubbio improvviso e banale. Che gli avesse dato il numero di telefono sbagliato?
«Sono un idiota.» Si distese pesantemente sul letto.
“Quello vecchio, Nathan? Seriamente? E poi dici di essere un genio! Sei un fallito! Potevi avere un nuovo "amichetto" e invece le tue possibilità di incontrarlo di nuovo sono pari a zero!”
La coscienza di Nathan non aveva tutti i torti. Anche se piccolo, quel danno aveva creato la perdita della possibilità di conoscere una nuova persona.
«Oh, beh. Chi se ne frega.» E chiuse gli occhi sbadigliando.Passarono pochissimi secondi prima che il suo telefono iniziasse a squillare. Strano. Non lo chiama mai nessuno, se non le solite tre persone.
Un numero sconosciuto?
«Pronto?»
«Ciao Natee!»
«Nuvoletta?»
«Aaah! Se mi chiami ancora così potrei anche svenire! Hihi!»
«Come hai avuto il mio numero?!»
«Oh, tesoro, ho tante conoscenze io! E poi ho scoperto che qui in città sei alquanto famoso! Eppure io non ti conoscevo prima di questo pomeriggio!»
«Non ho fatto a posta a darti il numero sbagliato. Lo avevo cambiato stamattina e...»
«...»
«Nuvoletta?»
«Ah! Scusa! È che a casa mia non c'è molto campo!»
«Seh-»
«Comunque... ti ho chiamato per sapere se ci possiamo trovare magari a bere qualcosa, sai... Come praticamente tutti fanno~»
Nella mente di Nathan: “Sembra quasi non sappia come organizzare un incontro.”
«Ad ogni modo, se vuoi aspettarmi domani davanti il liceo alle 16:30, non esigo ritardi!»
«Ehm... Ok?»
«...»
«Timothy?»
«...» un sospiro «Scusa... Non sono molto bravo ad organizzare incontri...»
Un'espressione di stupore apparve sul volto di Nathan. Non se lo aspettava da uno come lui, che sembrava tanto sicuro di sé. Però sorrise un pochino. Gli faceva tenerezza...
«Non importa. Ti capisco.»
«Oh, allora per domani va bene?» Chiese quello dall'altra parte con voce tenera.
«Sì, tanto non dovrei avere nulla in quelle ore...»
«Allora ci vediamo domani "Nate-senpai"!»
«Senpai?»
«Ciaoo!» Chiuse la chiamata.
“Senpai? Che sia un fanatico degli anime?”∴━━━━━━━ ❀ ʚĭɞ ━━━━━━━∴
NOTE:
[*] ~ (se non mi sono spiegata bene... rip) Nathan trova più piacere nel ricevere soldi piuttosto che fare il suo lavoro.∴━━━━━━━ ❀ ʚĭɞ ━━━━━━━∴
Questo capito lo fatto un po' frettolosamente, anche se l'ho curato un pochino più del previsto. Sono ansiosa di arrivare al punto cruciale della storia! Più che altro è maggiormente dialogico, e non sono capace di fare un discorso che si capisca :p yolo
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❝Just a Black Rose❞ by. Psycho_Nyctophilia & JershandTy
Romance༺❀ ʚĭɞ༻ ❰ boy x boy ❱ ༺❀ ʚĭɞ༻ Timothy Nathanièl Mitchell è un diciassettenne milionario dalla mente confusa: effeminato e peccaminioso di lussuria, alterna la scuola privata al lavoro, un lavoro poco adatto alla sua età, ma soprattutto un lavoro c...