13) "Lotto Con Una Lucertola-Pipistrello-Stupratrice"

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Quando Sophia si trasformò cominciai a tremare ancora più forte. Vederla così vicina a me e sopratutto con quella forma raccapricciate, mi mandava nel panico. Avevo sempre sperato di avere una morte tranquilla, circondato dai miei cari, ma no. Sarei morto fatto a fettine solo perché avevo sessualmente rifiutato un mostro sputa veleno.
Chiusi gli occhi preparandomi al dolore che mi avrebbe provocato, sentivo che i miei vestiti si stavano sciogliendo al contatto con le gocce di veleno che gocciolavano dalle sue zanne, ma l'allarme antincendio mi fece sobbalzare e distrasse anche lei.
La guardai con il cuore in gola, sperando che mi lasciasse andare, ma a quanto pare quello non poteva che esserle d'aiuto.
La coda uncinata scattò verso di me ed io riuscii ad evitarla giusto per un pelo, buttandomi a terra.
Un altro ringhio emerse dalla sua gola e distrusse la cornice della porta del cubicolo, in cui mi ero nascosto, per poter avere via libera ed uccidermi.
<<A-ascolta! Non sei costretta a farlo! Sono sicuro che troverai un altro compagno!>> dissi cercando di farle perdere tempo. <<Cerca di ragionare! Io non posso fare le uova al posto tuo, non funzionerebbe!>> dissi con un tono ovvio, ma quello la fece solo arrabbiare di più, perché la coda scattò di nuovo e mi lacerò la camicia per poi graffiarmi il braccio. Caddi in ginocchio e mi coprii la ferita con la mano. Bruciava davvero tanto, ero sicuro che il veleno fosse entrato in circolo.
Alzai lo sguardo su di lei e decisi che non avevo voglia di morire senza fare nulla. Nel rompere il cubicolo aveva distrutto anche gran parte della tazza, quindi afferrai una scheggia tagliente e la nascosi nella manica della camicia. Sapevo bene che non potevo ucciderla, ma sapevo di poterla ferire e rallentare. Le viverne non si rigeneravano in fretta come gli altri muta forma, rimanevano destabilizzare dalle loro ferite. Non morivano, ma queste ci mettevano tempo a rimarginarsi.
<<Okay, so che sei arrabbiata, sei decisamente arrabbiata, ma credo che potremmo parlare del mio orientamento sessuale in modo più civile!>>dissi alzandomi con le mani in vista dall'angolo in cui mi ero rannicchiato. Il braccio sembrava volersi disintegrare tanto era il dolore, ma in quel momento non potevo permettermi nessuna distrazione. Sophia piegò la testa di lato e la avvicinò a me ringhiando appena. La puzza di morto mi fece rigirare lo stomaco. Aveva un odore nauseante, un po' per il veleno, un po' per quello che mangiava ogni giorno. << Dio, tesoro, hai mai pensato di usare il filo interdentale ed il collutorio?!>> chiesi coprendomi il naso e la bocca, questo ovviamente la fece incazzare ancora di più, quindi caricò di nuovo la coda, con quel pungiglione impregnato di veleno paralizzante, stava per colpirmi, ma nonostante il braccio destro paralizzato riuscì a conficcare la scheggia nella sua coda e tagliai, facendole emettere un ruggito acuto e disperato. Cercai di correre verso la porta del bagno, ma mi atterrò con una zampa e mi tenne fermo. Era arrabbiata e dolorante, ero definitivamente morto. Il suo peso mi stava schiacciando a terra e giurai di sentire le ossa scricchiolare sotto il suo peso.
Mi arresi a morire e chiusi ancora una volta gli occhi, ma qualcosa fece volare Sophia dall'altra parte della stanza, liberandomi e permettendomi di respirare di nuovo.
Mi alzai leggermente e quello che vidi smosse qualcosa nei miei pantaloni nonostante la situazione di merda.
Derek era a petto nudo, uno strato di sudore gli ricopriva il corpo perfetto, era trasformato, i muscoli tesi, le zanne snudate, gli artigli pronti a lacerare qualsiasi cosa si fosse messo sulla sua strada, gli occhi rossi e la voglia di sangue dentro essi. Mi afferrò dalla vita e mi portò nel corridoio mettendosi davanti a me per potermi proteggere.
<<Stai bene?!>> mi Chiese voltandosi appena verso di me. Io annuii e sbiancai non appena la viverna distrusse anche la cornice della porta del bagno per poter uscire. Rimase un attimo a fissarci, ferita forse, poi cominciò a correre verso la porta d'ingresso e volò via lasciandoci da soli. Ero certo di avere un colorito verdastro in volto, perché la nausea stava scuotendo il mio corpo. Derek si ritrasformò e si avvicinò a me abbassandosi alla mia altezza, voleva senza dubbio sapere come mi sentissi, ma non ce la faci un attimo di più. Mi sollevai le ginocchia e svuotai l'intero contenuto del mio stomaco a terra, dopo di che svenni, non so se per il veleno che avevo in circolo o per l'esperienza terribile appena subita. Derek mi circondò fra le sue braccia e l'ultima cosa che sentii prima di svenire definitivamente fu la sua voce che mi chiedeva di rimanere vigile.

~STEREK~  Different&quot; is cool!  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora