La pantera le si avvicinò con un balzo felino, afferrandole l'orlo della veste con un'inaspettata gentilezza e tirandola a sé come se volesse spingerla a seguirla, come se volesse mostrarle qualcosa. Annuì, allungando la mano verso il manto scuro, scoprendo che le sue dita affondavano in una densa coltre d'oscurità invece che in una morbida pelliccia. L'animale la trascinò fino alle lizze dove un drago nero, più piccolo rispetto a quanto le era sempre stato raccontato, veniva ferito da una miriade di lunghe spine affilate come rasoi. Il sangue fuoriusciva da quelle ferite copioso, riversandosi al suolo in stille rubino. E il drago si accasciava a terra, gli occhi brillanti come zaffiri celati dalle palpebre pesanti, e giaceva immobile come privo di vita.
Si svegliò di soprassalto, sedendosi sul bordo del letto con il respiro corto. Le onde scure erano appiccicate alla fronte da gocce di sudore freddo e il cuore le batteva tanto forte che per un attimo temette seriamente che fosse sul punto di uscirle dal petto. Quel sogno ... no, quell'incubo, assomigliava tremendamente a quelli di cui spesso raccontava suo cugino Daeron. Non aveva mai preso sul serio il disagio che creavano nel ragazzo, reputando che non fosse altro che una comoda giustificazione per il suo esagerare nel bere, ma la sensazione di spiacevole ansia che le aveva lasciato addosso la portò a ricredersi all'istante.
I Targaryen fanno sogni come questi da secoli, ma io lo sono solo in parte, che valore profetico può mai avere?
C'era solo una persona in grado di dirle se quello che aveva fatto fosse davvero un sogno premonitore o se si trattasse di uno stupido incubo che la sua mente turbata da Bloodraven aveva prodotto.
Una sola persona e il mio istinto, che mi grida a chiare lettere ciò che sono troppo testarda per accettare: succederà qualcosa di tremendo durante la lizza di oggi, posso far finta di nulla e correre il rischio che accada l'irreparabile oppure espormi anche a costo di passare per una pazza visionaria.
Il piccolo drago nero dagli occhi di zaffiro poteva corrispondere a un solo membro della famiglia reale: Valarr. E lei non poteva correre il rischio che gli accadesse qualcosa.
Doveva vederlo, parlargli, convincerlo a ritirarsi dalla competizione se necessario.
Lo squillo della fanfara nella piazza sottostante le annunciò che aveva dormito più di quanto avrebbe dovuto e che i primi cavalieri della giornata di giostra stavano già cominciando ad accorrere in vista della ripresa della competizione.
Calciò via le lenzuola e, stringendosi uno scialle sulla veste da camera, uscì dalle sue stanze senza pensarci oltre. Percorse a passo svelto il lungo corridoio, arrivando a fare i gradini che la separavano dalla piazzola antistante di corsa.
Doveva arrivare al padiglione prima che la giostra avesse inizio, null'altro aveva importanza.
Registrò con inaspettata noncuranza gli sguardi allarmati di Ser Lennox e Ser Rodrick, fide ombre di Aerion, nel vederla in déshabillé e avrebbe continuato per la sua strada se davanti a lei non si fosse frapposta un'armatura perfettamente lucidata sul petto della quale sventolava maestosa l'insegna del drago rosso a tre teste.
Aerion l'afferrò per i polsi, gli occhi viola che sembravano impegnati a cercare una spiegazione a quell'apparente momentanea follia.
Se non fossi preoccupata oltre ogni dire troverei ridicolo che proprio lui, tra tutti, si prenda il lusso di giudicare qualcuno folle.
Provò a districarsi dalla sua presa, ma con scarsi risultati. Sebbene non particolarmente imponente dal punto di vista fisico, il principe era comunque un giovane cavaliere nel pieno del vigore.
- Toglimi le mani di dosso – sibilò, divincolandosi con maggior impeto. Forse, se fosse riuscita a coglierlo di sorpresa, avrebbe abbassato la guardia quanto bastava per permetterle di riprendere la sua corsa.
La presa sui suoi polsi sembrava puro acciaio di Valyria. – Aerion, ti ho detto di lasciarmi andare! – Battè i piccoli pugni contro la placca frontale. Un gesto inutile, stizzoso. – Devo raggiungere il padiglione di Valarr, é importante. –
Lo sguardo del principe si indurì mentre anche il più piccolo barlume di comprensione svaniva dai suoi occhi.
- Augurare buona fortuna a mio cugino é tanto importante da spingerti a uscire dalle tue stanze in ... -, gesticolò in direzione della sottile veste bianca che le aderiva come una seconda pelle come se non riuscisse a trovare la parola giusta, - Così? –
- Tu non capisci ... –
- Non credo ci sia molto da capire. –
- Ho fatto un sogno! –
Le labbra sottili di Aerion si piegarono nell'accenno di un piccolo sorriso di scherno. – Hai fatto un sogno? Sei molto dolce, Flamaerys, ma non credo che un sogno romantico abbia la priorità su una giostra. –
- Non era uno di quei sogni da stupide ragazzine, razza d'idiota – sbottò. Non badò neppure alla scintilla di furia che era lampeggiata negli occhi di Aerion all'udire le ultime parole. – Quello che intendevo é che ho fatto uno dei sogni che fa Daeron. Non era come tutti gli altri, era una visione. –
Il principe si accigliò, in un misto di sorpresa e incredulità. – I Targaryen fanno sogni di frequente ... cosa hai visto? –
- Un giovane drago nero morente. –
Non andò oltre con i dettagli, per qualche strano motivo non voleva che Aerion fosse a conoscenza di ciò che passava nella sua testa.
- Sei sicura che fosse nero? – chiese, improvvisamente sollevato.
Annuì. – Perché altrimenti dovrei trovare Valarr? –
- Già, immagino che sia l'unico drago in grado di morire durante una stupida giostra – considerò sorridendo.
- Non é divertente, Aerion, e adesso togliti dai piedi! –
Lo spinse all'indietro con tutta la sua forza, cogliendolo di sorpresa e riuscendo a sbilanciarlo. Riprese la sua corsa verso il padiglione, raggiungendolo proprio mentre Valarr era sul punto di calarsi sul volto l'elmo splendente.
Il Giovane Principe rimase interdetto, il gesto compiuto solo per metà, prima di aprirsi in un bel sorriso. Poi notò gli occhi arrossati e l'espressione sconvolta della ragazza.
- Ti é successo qualcosa? Aerion ti ha dato di nuovo problemi? –
Scosse risolutamente il capo.
- Non devi prendere parte alla giostra. Valarr, ti prego, dammi retta. –
Valarr aggrottò le sopracciglia, dubbioso, per poi stringerla a sé. – Calmati, Flame, stai tremando. Perché ritieni che non debba partecipare? –
L'immagine del suo sogno si materializzò di nuovo davanti ai suoi occhi. Trattenne a fatica un singhiozzo sommesso.
- Se gareggerai morirai. L'ho visto in sogno ... non era proprio un sogno, direi piuttosto una premonizione, come quelle che hanno tuo cugino e sua maestà. –
Sentì la presa di Valarr stringersi maggiormente su di lei mentre le accarezzava la schiena con lenti movimenti rassicuranti. – Non posso ritirarmi dalla giostra, farei la figura del codardo. –
Flamaerys aprì la bocca per ribattere, ma lui la precedette. – Credo al tuo sogno, ma un giorno diventerò re e non posso permettere che la paura mi impedisca di dimostrare il mio valore. Ti prometto che starò attento, ma non rinuncerò a giostrare, non darò un altro motivo ad Aerion per reputarsi migliore di me. –
Posò il volto sulla placca frontale, cingendogli il busto con le braccia. – Stai attento a Leo Lungaspina – mormorò.
- Lo farò. – Afferrò la cappa dalla sedia più vicina, depositandogliela sulle spalle. Era sufficientemente larga e lunga perché la coprisse interamente. – Non che non apprezzi la vista, ma sei un po' troppo ... ehm, leggera. –
Poi allungò una mano a catturare una lacrima solitaria che le correva lungo la guancia alabastrina, le prese il volto tra le mani e la baciò con dolcezza.
- Vincerò questo torneo e sarai la mia regina d'amore e di bellezza. –
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Black flame [I parte]
Fanfic[I Parte: Prequel de "Il Cavaliere dei Sette Regni"; CONCLUSA] [Valarr Targaryen/OC; Aerion Targaryen; Baelor "Lancia Spezzata Targaryen; Grandi Bastardi; Aelora Targaryen/Aelor Targaryen; Dunk; Egg] * Dal testo: - Qualcuno dovrebbe insegnarti a...