L'uomo con il camice bianco si voltò a guardarmi. Poi disse:
- questo sarà l'ultimo test, Anna. Poi lavorerai con noi. -
- preferisco morire piuttosto che lavorare con voi! - gli risposi. Avrei voluto sputargli in faccia ma le fasce che mi stringevano i polsi, le caviglie e il collo me lo impedivano. Per quanto mi era possibile allungai le dita di entrambe le mani per congiungerle con quelle dei miei compagni di tortura, Sam e Thomas. Riuscimmo a sfiorarci prima che l'uomo con il camice bianco chiudesse la tenda isolandomi dal resto del gruppo. Poi mi piantò l'ago della siringa nella spalla destra. Urlai. Quella volta non mi avevano fatto l'anestesia. Mi iniettò uno strano liquido che iniziò a bruciare, come se mi avessero messo del fuoco sotto pelle, che stava iniziando a rodermi da dentro. Cercai di contrarre i muscoli. Era il mio modo per sopportare meglio il dolore quando non ero sotto anestesia. O almeno quelle volte mi illudevo di poter sopportare quel bruciore. Ma questa volta non riuscii a contrarre neanche un millimetro di muscolo. Guardai interdetta l'uomo che mi osservava sogghignando. Come ogni volta lui parve leggermi nel pensiero.
- nel siero che ti ho iniettato c'era un calmante. Non puoi far altro che aspettare che finisca il dolore. Dobbiamo vedere come reagisce in tuo cervello al dolore. -
Ptf....dicevano ogni volta così, solo che non mettevano mai calmati che non mi facessero contrarre i muscoli. In realtà riuscivo solo a respirare e battere le palpebre.
- L'ultima iniezione Anna, poi sarai libera. -
Libera? No. Lavorare per la W.I.C.K.E.D. non era libertà. Era costrizione.
Mi fece girare a pancia in giù. Alzò la siringa e mi infilo l'ago alla base della spina dorsale. Premette lo stantuffo e un dolore lancinante mi attraversò tutta la colonna fino ad arrivare alla testa. Poi fu tutto nero.
Mi svegliai in un letto. Ma non era il mio solito letto con le lenzuola ruvide e a volte macchiate di sangue. Queste erano candide, pulite e morbide. Quella non era la mia stanza. Era più grande, più pulita e ordinata. Al posto dei macchinari c'erano dei mobiletti verniciati con un colore tendente al grigio. Su un comodino c'erano i miei effetti personali.
Una donna (vestita di bianco, tanto per cambiare) entrò nella stanza. In una mano aveva una siringa e nell'altra... un bastone!? Volevano bastonarmi?!
Bastonare sì, ma non me. L'arredamento della stanza. Iniziò dal comodino con la foto di me e la mia famiglia... Una lacrima mi solcò la guancia. Quella foto era l'unica cosa che mi legava al mondo, distrutta quella non avevo più niente. Ora ero della W.I.C.K.E.D. Per sempre.
La donna mi prese per un braccio e mi fece attraversare la stanza messa a soqquadro. Io intanto piangevo e mugolavo. Non facevo nient'altro da quattro anni, da quando ero lì. Una dodicenne, sola, una cavia da laboratorio. Io e Chuck eravamo i più piccoli là dentro.
Arrivammo in una stanza piena di computer e macchinari. Su delle sedie erano accomodati degli uomini. Sugli schermi c'erano le immagini di un labirinto. Ecco di cosa parlavano. Tutti i presenti, tranne me e la donna, stavano finendo di programmare il labirinto e delle "cose" nere simili a scorpioni giganti. Vidi questi ultimi girare liberamente nel labirinto. Volevano farmi vedere quello?
La donna mi fece sedere su una sedia libera, davanti ad un computer con lo schermo più grande degli altri. Mostrava il labirinto visto dall'alto. In un angolo dello schermo c'era un'immagine del prototipo di un "Dolente". Ecco come si chiamavano quelle cose, Dolenti. Lessi con la coda nell'occhio ciò che vi era scritto in alto: "Labirinto A."
La donna mi fece voltare.
- premi quel pulsante. Così passerai alla parte successiva del test. Premi e il labirinto e i suoi abitanti saranno completati. Sei un pezzo importante per la W.I.C.K.E.D. Premi il pulsante e sarà merito tuo se il Labirinto sarà completo. - Ma io non volevo farlo. Non potevo farlo. Sapevo che sarebbe finita male questa faccenda. Ogni cosa che aveva a che fare con la W.I.C.K.E.D. finiva male. Sempre. Ma io ero debole. Sapevo cosa mi attendeva se non avessi premuto il pulsante. Perciò feci quello che mi ero imposta di non fare. Premetti il pulsante. Me ne pentii subito. Volevo ripremerlo per bloccare ciò che avevo fatto, ma era troppo tardi. Ecco che iniziavano quei fastidiosi BIP. La donna mi prese per la vita e mi portò via. Io intanto urlavo. Quello che avevo fatto andava a scapito di tutti i ragazzi che avevo conosciuto... Sam, Newt, Teresa, Alby, Thomas, Chuck... Tutti avrebbero sofferto per colpa mia.
Poi sentii una botta in testa e la donna che diceva
- ricorda Anna, W.I.C.K.E.D. è buona. - e infine persi i sensi.
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ANGOLO SCRITTRICE
Salve muchacos!❤️♡
Eccomi nel mio quarto libro!❤️♡
Ok, lo so. Stopubblicando due libri contemporaneamente. Troppe idee. Troppe.❤️♡♡❤️
Ho deciso di fare questo libro perché adoro MAZE RUNNER.!!!!❤️♡♡♡♡♡❤️❤️❤️❤️❤️
Ditemi se vi piace e lasciate un bella stellina... ❤️♡
Sapete già che vi adoro muchacos...❤️♡
Baci Baciosi❤️♡
Aury❤️♡
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The First, The Maze Runner
FanfictionAnna si sveglia nella scatola... Quando ne esce si trova circondata da altissime mura... Fuori... Beh, fuori c'è il labirinto. Sa chi è stato a mettercela, un mese da soli in quel luogo è una tortura e può essere opera solo della W.I.C.K.E.D. Ma ben...